giovedì 29 agosto 2013

I have a dream

Oggi sono felice di essere con voi in quella che nella storia sarà ricordata come la più grande manifestazione per la libertà nella storia del nostro paese.
Un secolo fa, un grande americano, che oggi getta su di noi la sua ombra simbolica, firmò il Proclama dell’emancipazione.
Si trattava di una legge epocale, che accese un grande faro di speranza per milioni di schiavi neri, marchiati dal fuoco di una bruciante ingiustizia.
Il proclama giunse come un’aurora di gioia, che metteva fine alla lunga notte della loro cattività.
Ma oggi, e sono passati cento anni, i neri non sono ancora liberi.
Sono passati cento anni, e la vita dei neri è ancora paralizzata dalle pastoie della segregazione e dalle catene della discriminazione.
Sono passati cento anni, e i neri vivono in un’isola solitaria di povertà, in mezzo a un immenso oceano di benessere materiale.
Sono passati cento anni, e i neri ancora languiscono negli angoli della società americana, si ritrovano esuli nella propria terra.
Quindi oggi siamo venuti qui per tratteggiare a tinte forti una situazione vergognosa.
In un certo senso, siamo venuti nella capitale del nostro paese per incassare un assegno.
Quando gli architetti della nostra repubblica hanno scritto le magnifiche parole della Costituzione e della Dichiarazione d’indipendenza, hanno firmato un “pagherò” di cui ciascun americano era destinato a ereditare la titolarità.
Il “pagherò” conteneva la promessa che a tutti gli uomini, sì, ai neri come ai bianchi, sarebbero stati garantiti questi diritti inalienabili: “vita, libertà e ricerca della felicità”.
Oggi appare evidente che per quanto riguarda i cittadini americani di colore, l’America ha mancato di onorare il suo impegno debitorio.
Invece di adempiere a questo sacro dovere, l’America ha dato al popolo nero un assegno a vuoto, un assegno che è tornato indietro, con la scritta “copertura insufficiente”.
Ma noi ci rifiutiamo di credere che la banca della giustizia sia in fallimento.
Ci rifiutiamo di credere che nei grandi caveau di opportunità di questo paese non vi siano fondi sufficienti.
E quindi siamo venuti a incassarlo, questo assegno, l’assegno che offre, a chi le richiede, la ricchezza della libertà e la garanzia della giustizia.
Siamo venuti in questo luogo consacrato anche per ricordare all’America l’infuocata urgenza dell’oggi.
Quest’ora non è fatta per abbandonarsi al lusso di prendersela calma o di assumere la droga tranquillante del gradualismo.
Adesso è il momento di tradurre in realtà le promesse della democrazia.
Adesso è il momento di risollevarci dalla valle buia e desolata della segregazione fino al sentiero soleggiato della giustizia razziale.
Adesso è il momento di sollevare la nostra nazione dalle sabbie mobili dell’ingiustizia razziale per collocarla sulla roccia compatta della fraternità.
Adesso è il momento di tradurre la giustizia in una realtà per tutti i figli di Dio.
Se la nazione non cogliesse l’urgenza del presente, le conseguenze sarebbero funeste.
L’afosa estate della legittima insoddisfazione dei negri non finirà finché non saremo entrati nel frizzante autunno della libertà e dell’uguaglianza.
Il 1963 non è una fine, è un principio.
Se la nazione tornerà all’ordinaria amministrazione come se niente fosse accaduto, chi sperava che i neri avessero solo bisogno di sfogarsi un pò e poi se ne sarebbero rimasti tranquilli rischia di avere una brutta sorpresa.
In America non ci sarà né riposo né pace finché i neri non vedranno garantiti i loro diritti di cittadinanza.
I turbini della rivolta continueranno a scuotere le fondamenta della nostra nazione finché non spunterà il giorno luminoso della giustizia.
Ma c’è qualcosa che devo dire al mio popolo, fermo su una soglia rischiosa, alle porte del palazzo della giustizia: durante il processo che ci porterà a ottenere il posto che ci spetta di diritto, non dobbiamo commettere torti.
Non cerchiamo di placare la sete di libertà bevendo alla coppa del rancore e dell’odio.
Dobbiamo sempre condurre la nostra lotta su un piano elevato di dignità e disciplina.
Non dobbiamo permettere che la nostra protesta creativa degeneri in violenza fisica.
Sempre, e ancora e ancora, dobbiamo innalzarci fino alle vette maestose in cui la forza fisica s’incontra con la forza dell’anima.
Il nuovo e meraviglioso clima di combattività di cui oggi è impregnata l’intera comunità nera non deve indurci a diffidare di tutti i bianchi, perché molti nostri fratelli bianchi, come attesta oggi la loro presenza qui, hanno capito che il loro destino è legato al nostro.
Hanno capito che la loro libertà si lega con un nodo inestricabile alla nostra.
Non possiamo camminare da soli.
E mentre camminiamo, dobbiamo impegnarci con un giuramento: di proseguire sempre avanti.
Non possiamo voltarci indietro.
C’è chi domanda ai seguaci dei diritti civili: “Quando sarete soddisfatti?”.
Non potremo mai essere soddisfatti, finché i neri continueranno a subire gli indescrivibili orrori della brutalità poliziesca.
Non potremo mai essere soddisfatti, finché non riusciremo a trovare alloggio nei motel delle autostrade e negli alberghi delle città, per dare riposo al nostro corpo affaticato dal viaggio.
Non potremo mai essere soddisfatti, finché tutta la facoltà di movimento dei neri resterà limitata alla possibilità di trasferirsi da un piccolo ghetto a uno più grande.
Non potremo mai essere soddisfatti, finché i nostri figli continueranno a essere spogliati dell’identità e derubati della dignità dai cartelli su cui sta scritto “Riservato ai bianchi”.
Non potremo mai essere soddisfatti, finché i neri del Mississippi non potranno votare e i neri di New York crederanno di non avere niente per cui votare.
No, no, non siamo soddisfatti e non saremo mai soddisfatti, finché la giustizia non scorrerà come l’acqua, e la rettitudine come un fiume in piena.
Io non dimentico che alcuni fra voi sono venuti qui dopo grandi prove e tribolazioni.
Alcuni di voi hanno lasciato da poco anguste celle di prigione.
Alcuni di voi sono venuti da zone dove ricercando la libertà sono stati colpiti dalle tempeste della persecuzione e travolti dai venti della brutalità poliziesca.
Siete i reduci della sofferenza creativa.
Continuate il vostro lavoro, nella fede che la sofferenza immeritata ha per frutto la redenzione.
Tornate nel Mississippi, tornate nell’Alabama, tornate nella Carolina del Sud, tornate in Georgia, tornate in Louisiana, tornate alle baraccopoli e ai ghetti delle nostre città del Nord, sapendo che in qualche modo questa situazione può cambiare e cambierà.
Non indugiamo nella valle della disperazione.
Oggi, amici miei, vi dico: anche se dobbiamo affrontare le difficoltà di oggi e di domani, io continuo ad avere un sogno.
E' un sogno che ha radici profonde nel sogno americano.
Ho un sogno, che un giorno questa nazione sorgerà e vivrà il significato vero del suo credo: noi riteniamo queste verità evidenti di per sé, che tutti gli uomini sono creati uguali.
Ho un sogno, che un giorno sulle rosse montagne della Georgia i figli degli ex schiavi e i figli degli ex padroni di schiavi potranno sedersi insieme alla tavola della fraternità.
Ho un sogno, che un giorno perfino lo stato del Mississippi, dove si patisce il caldo afoso dell’ingiustizia, il caldo afoso dell’oppressione, si trasformerà in un’oasi di libertà e di giustizia.
Ho un sogno, che i miei quattro bambini un giorno vivranno in una nazione in cui non saranno giudicati per il colore della pelle, ma per l’essenza della loro personalità.
Oggi ho un sogno.
Ho un sogno, che un giorno, laggiù nell’Alabama, dove i razzisti sono più che mai accaniti, dove il governatore non parla d’altro che di potere di compromesso interlocutorio e di annullamento delle leggi federali, un giorno, proprio là nell’Alabama, i bambini neri e le bambine nere potranno prendere per mano bambini bianchi e bambine bianche, come fratelli e sorelle.
Oggi ho un sogno.
Ho un sogno, che un giorno ogni valle sarà innalzata, ogni monte e ogni collina saranno abbassati, i luoghi scoscesi diventeranno piani, e i luoghi tortuosi diventeranno diritti, e la gloria del Signore sarà rivelata, e tutte le creature la vedranno insieme.
Questa è la nostra speranza.
Questa è la fede che porterò con me tornando nel Sud.
Con questa fede potremo cavare dalla montagna della disperazione una pietra di speranza.
Con questa fede potremo trasformare le stridenti discordanze della nostra nazione in una bellissima sinfonia di fraternità.
Con questa fede potremo lavorare insieme, pregare insieme, lottare insieme, andare in prigione insieme, schierarci insieme per la libertà, sapendo che un giorno saremo liberi.
Quel giorno verrà, quel giorno verrà quando tutti i figli di Dio potranno cantare con un significato nuovo: “Patria mia, è di te, dolce terra di libertà, è di te che io canto. Terra dove sono morti i miei padri, terra dell’orgoglio dei Pellegrini, da ogni vetta riecheggi libertà”.
E se l’America vuol essere una grande nazione, bisogna che questo diventi vero.
E dunque, che la libertà riecheggi dalle straordinarie colline del New Hampshire.
Che la libertà riecheggi dalle possenti montagne di New York.
Che la libertà riecheggi dagli elevati Allegheny della Pennsylvania.
Che la libertà riecheggi dalle innevate Montagne Rocciose del Colorado.
Che la libertà riecheggi dai pendii sinuosi della California.
Ma non soltanto.
Che la libertà riecheggi dalla Stone Mountain della Georgia.
Che la libertà riecheggi dalla Lookout Mountain del Tennessee.
Che la libertà riecheggi da ogni collina e da ogni formicaio del Mississippi, da ogni vetta, che riecheggi la libertà.
E quando questo avverrà, quando faremo riecheggiare la libertà, quando la lasceremo riecheggiare da ogni villaggio e da ogni paese, da ogni stato e da ogni città, saremo riusciti ad avvicinare quel giorno in cui tutti i figli di Dio, neri e bianchi, ebrei e gentili, protestanti e cattolici, potranno prendersi per mano e cantare le parole dell’antico inno: “Liberi finalmente, liberi finalmente. Grazie a Dio Onnipotente, siamo liberi finalmente”.

giovedì 22 agosto 2013

Terrorismo mediatico...

Mah, io non capisco.
Si vota l'inagibilita' politica di Berlusconi? Cade il governo? Capisco che sia drammatico, ma se cade il governo, se ne fa un altro, magari ancora di coalizione con il PdL.
Il PdL non ci sta? Pazienza, lo faremo con il M5S, e il PdL e' fregato.
Il M5S non ci sta? Pazienza, dovremo andare di nuovo alle urne, e il PdL e' fregato.
Napolitano non ci sta? Pazienza, eleggeremo Prodi. E il PdL e' fregato.

In ogni caso, il PdL e' fregato, quindi, di che dovremmo preoccuparci?

A meno che si vota per l'agibilita' di Berlusconi. A questo punto il governo cadra', perche' Berlusconi vorra' rifare le elezioni, e il PD e' fregato.

Su, non dico onesta', che e' una cosa seria, ma almeno un po' di intelligenza. Tirate fuori le palle!

mercoledì 21 agosto 2013

Voto segreto?!?

Ah, non avevo capito che si trattasse di voto segreto...
Ah, ma se e' cosi', allora Berlusconi si salva!
Accidenti.

giovedì 8 agosto 2013

Ma perche'?

Iva Zanicchi deve dei soldi all'ex colf?
A parte la notizia in se', mi chiedevo, rispettosamente, ma perche' un parlamentare europeo ha diritto all'assistenza di una collaboratrice in conto spese all'UE?

mercoledì 7 agosto 2013

Renzi? Letta? Bersani?

Quanto mi piacerebbe Boldrini, candidata premier!

martedì 6 agosto 2013

Fenomenologia di Berlusconi

Dicono che e' finita l'era di Berlusconi, ma finche' non lo vedo dietro le sbarre o un paio di metri sottoterra io non ci credo. Siccome ritengo impossibile la prima, aspetto la seconda con impazienza. Di tranquilla e dolce morte naturale, s'intende.

La cosa stupefacente e' che la gente l'abbia votato per vent'anni, quando il sospetto era gia' palese. E piu' stupefacente e' che ci siano ancora molti che credono in lui, dopo che e' stato condannato definitivamente.
Sicuramente puo' esserci il sospetto che siano i giudici a sbagliare, ma io non penso che i fedeli credano davvero nella sua innocenza. Piuttosto ritengo che in qualche modo lo assolvano. Insomma, per loro, sbagliato non e' il giudizio, ma la pena, qualunque essa sia, perche' frodare il fisco, in fondo in fondo, non e' un vero crimine.
C'e' da chiedersi, come fa Maurice, quali siano i valori politici di costoro. Occorrerebbe prendere atto che sono tutti corrotti, o almeno corrotti "wanna-be" (cioe' persone che non hanno commesso il crimine, perche' non ne hanno avuta occasione, ma che lo commetterebbero volentieri se mai l'avessero)?!?
Un po' come il collega A, con un contratto di lavoro, come il mio, tassato alla fonte. Non evade le tasse, perche' non puo' farlo. Ma non ritiene giusto doverle pagare. Qualche tempo fa il Genio si lamentava perche' la moglie non ha avuto, secondo lui, adeguate cure sanitarie da parte dell'ASL.

L'altro giorno ho acquistato la legna per l'inverno, presso un tizio di cui potete trovare i riferimenti nella sezione "Evasori fiscali", qui a destra. Dovrebbe essere sufficiente per un inverno e mezzo, forse due. 480 euro.
- E la ricevuta?
- La ricevuta non ce l'ho
Il simpatico ometto dice che se fosse "costretto" a fare la ricevuta (come se fosse una pratica opzionale), dovrebbe tenere un prezzo molto piu' alto.
Naturalmente la mia argomentazione e' stata che non gli sarebbe convenuto, perche' in tal modo io mi sarei rivolto alla concorrenza. Anzi, non fare la ricevuta fiscale, oltre che frodare il fisco, e' concorrenza sleale nei confronti dei concorrenti che, allo stesso prezzo, pagano le tasse come qualunque cittadino onesto. Ma lui e' piu' furbo della concorrenza onesta!
Naturalmente ho anche argomentato che lui, con il suo bel camioncino, puo' andare in lungo e in largo per la Lombardia a distribuire legna per stufe, camini e forni di pizzerie, facendo dei bei soldini, grazie al fatto che c'e' qualcuno che costruisce e mantiene in ordine le strade, con i soldi di noi cittadini onesti. In altre parole, che lo "sconto" dell'IVA sulla legna (il prezzo e' stato stabilito sottintendendo ovviamente l'IVA gia' compresa), alla fine lo pago in tasse per manutenere le strade su cui il suo bel camioncino poggia il culo. E in servizi dell'ASL per la moglie del mio collega A.
Naturalmente, infine, ho minacciato (e manterro' certamente la parola!!!) che di certo non mi rivolgero' mai piu' a lui, quando mi finira' la legna.
Non c'e' stato niente da fare, la ricevuta non sono riuscito a scucirgliela.

Certo con un po' piu' di palle si sarebbe dovuto insistere. Chiamare la Finanza. Almeno gli si sarebbe dovuto far portare via la legna gia' acquistata, scaricata e sistemata per benino nel box, perdendo un'altra mezza giornata, e rimettendomi a cercare un altro ometto piu' onesto.
Io no. Me la sono tenuta. Un giorno riusciro' ad accantonare la rabbia della consapevolezza di essere colluso con un reato del genere.

Berlusconi e' stato condannato per frode fiscale. Certamente ha rubato a noi cittadini infinitamente di piu' di quell'ometto che mi ha venduto la legna (che non e' poco: in poche ore ha messo in tasca 480 euro senza pagare l'IVA... dunque... al 21% si tratta grossomodo di 100 euro - se lavora tutto il giorno cosi', quello ruba migliaia di euro alla settimana al popolo italiano). Si', Berlusconi e' peggio perche' ha rubato di piu'. Ma la colpa di un furto e' da considerarsi direttamente proporzionale al valore del bottino? Non credo.
Certo sono disposto a passare sopra all'affamato che ruba una mela per vivere, ma non credo proprio che le motivazioni dell'ometto somiglino in aclun modo a quelle di un affamato.

Con che ipocrisia stiamo qui ad additare Berlusconi per frode fiscale quando... andiamo... tutto il mondo e' paese....?!?

Il problema, secondo me, non sta in Berlusconi (anche se confermo l'augurio che mi sono fatto nel primo paragrafo), ma in una certa cultura che, nostro malgrado, ci appartiene. Berlusconi e' il sintomo, non la patologia. Certo, la sua consapevolezza di essere il fortunato effetto degli eventi gli ha fornito buon gioco nell'alimentare la causa del male. Ma il male in noi ha avuto origine.

Ci chiediamo come puo' certa gente di destra ancora credere in lui. Certo, e' stupefacente. Ma il problema e' che ad oggi non c'e' una alternativa attraente.
Pagare le tasse non dovrebbe essere una medicina da mandar giu'. Dovrebbe invece essere un modo per retribuire il servizio dello Stato ai cittadini, cioe' a noi (e anche, e soprattutto, a quelli tra noi che stanno peggio, e che quindi avrebbero piu' difficolta' a pagarselo da se').
Io credo nell'onesta' della gente, anche di quelli che votano Berlusconi. Credo che nessuno di noi e di loro uscirebbe da un negozio senza pagare il bene acquistato, e non solo per paura delle conseguenze, ma anche perche' rispetta il lavoro degli altri, e quindi il valore di quel bene.
Pagare le tasse sembra diverso. Nessuno di loro (e forse anche di noi) pensa davvero che pagare le tasse ripaghi qualcuno per fornirci un servizio. In questi anni non si e' reso attraente la funzione dello Stato. Il popolo non si identifica nello Stato. Questo e' il problema.

E di questo problema, credo, la causa non e' da ricercare nella politica di destra, ma anche in quella di sinistra. Ancor piu' di sinistra, considerato che i valori dello Stato dovrebbero appartenere piu' a quella parte, lasciando il liberismo alla destra.
Io mi sento un po' colpevole. E non solo perche' mi sono reso complice dell'ometto della legna, che e' pure un gran bastardo, ma anche perche' quell'ometto, cosi' come in scala maggiore di bastardaggine anche Berlusconi, non e' che un prodotto di questa societa', a cui appartengo anch'io, e i cui valori anch'io contribuisco a formare.