venerdì 10 ottobre 2014

Sette



10/10/2007

giovedì 9 ottobre 2014

Il ruolo sociale del lavoratore

Io non credo molto nel senso di appartenenza alla societa'. Cioe', non credo che il lavoro ne sia un indice. Non credo che uno che non lavora debba sentirsi inutile nei confronti della societa', perche' non e' il lavoro che misura la sua importanza sociale.
Io lavoro per una azienda privata nel campo dell'automotive. Ecco, credo che, sicome mi ritengo bravo nel mio lavoro, grazie a me quella azienda produca prodotti un po' migliori. Il che significa, in soldoni, che le autovetture prodotte dai clienti di questa azienda abbiano una qualita' un pochino (ma si tratta di una questione infinitesima) migliore di quella che avrebbero se al posto mio ci fosse uno un po' meno bravo di me. Oppure hanno la stessa qualita' ma costano un pochino meno.
In altre parole, un'azienda se la cava un pochino meglio o un pochino peggio a seconda di quanto piu' o meno bene un singolo lavoratore di quell'azienda lavora.
Ma da qui a dedurre l'importanza di quel lavoratore per la societa' mi pare che ce ne passi.

Io non mi sentirei meno utile alla societa' se fossi disoccupato. Magari meno utile all'azienda, ma non alla societa'.
Certo, continuare a sfamarmi senza guadagnare la pagnotta significherebbe che la pagnotta qualcun'altro l'ha guadagnata per me. Ma se fossi disoccupato non sarebbe mica colpa mia!

Perche' il motivo fondamentale per cui lavoro non e' rendermi utile agli altri. Se fosse questo non lavorerei per una azienda privata nel campo dell'automotive. Sarei invece... chesso'... medico, infermiere. O magari (questo mi e' piu' congeniale), lavorerei nel campo dell'alimentazione.
Il motivo per cui lavoro e' proprio quello di guadagnarmi la pagnotta. Senza lavoro non mi pagano, e quindi dovrei accontentarmi al piu' della sopravvivenza. Lavorando invece guadagno il necessario e l'utile per alimentare i miei sogni (se non per realizzarli).

Io non credo che il problema di questa societa' sia la disoccupazione. Credo invece che il problema sia la poverta' che la disoccupazione comporta. Se per assurdo si potesse stipendiare tutti i disoccupati con salari paragonabili a quelli dei lavoratori, allora perche' mai la disoccupazione dovrebbe essere un problema?

Se il problema fosse il lavoro (e non la pagnotta), allora proporrei la reintroduzione della schiavitu'. Uno schiavo lavora e viene nutrito a sufficienza per continuare a lavorare, ma non prende un centesimo in piu'. Questa immagine mostra che non e' il lavoro che rende liberi, ma la retribuzione che ne deriva.

Quindi non basta trovare lavoro per i disoccupati, ma bisogna garantire loro le condizioni di elevare il proprio status. Bisogna fare in modo che dal loro lavoro derivi il potere di gestire la propria vita. Se noi facciamo in modo che il rapporto tra lavoratore e datore di lavoro sia di ricatto reciproco, finisce che, in un periodo di crisi del mercato del lavoro, il lavoratore perde il potere di gestire la propria vita. Diventa schiavo.
Forse possiamo in questo modo anche sconfiggere il problema della disoccupazione, ma non abbiamo comunque risolto il problema sociale che comporta. e' un po' come entrare dalla porta per uscire dalla finestra.