Niente paura! Non si tratta di bombole di combustibile ne' di flatulenza,
ma dell'infelice acronimo di "Gruppo di Acquisto Solidale".
Questa sigla identifica alcune associazioni più o meno spontanee,
più o meno organizzate, di persone che, stanche della filosofia del
consumo ad ogni costo, decidono di dare una impronta etica ai loro acquisti.
Da qualche tempo ho scoperto per caso questo tipo di realtà, ho
cominciato ad informarmi, e ho trovato su Internet che esistono tantissimi GAS
sparsi un po' per tutta Italia (
questo
e' il sito che li raccoglie tutti).

Campagna banane equosolidali
Non lontano da casa nostra ne ho trovati tre, ed ho deciso di visitarne il
più vicino (
la
Comunità della Sporta), che sembra, tra questi, anche il meglio
organizzato.
Il concetto è semplice: siccome gran parte del costo di un prodotto
è dato dai passaggi di mano commerciali tra il produttore e il
consumatore, eliminando semplicemente quei passaggi, il prodotto disperde di
meno il suo valore. Il GAS cerca quindi di utilizzare quel valore risparmiato
per rendere dignità etica all'acquisto di quel bene.
Le caratteristiche di questo tipo di commercio si possono ridurre
sostanzialmente ai seguenti punti:
-
Il produttore viene retribuito il giusto. Il GAS non "strozza" il produttore
come invece fa la grande distribuzione. Questo aspetto potrebbe non avere molto
significato per alcuni produttori italiani, che possono scegliere il migliore
offerente, ma sicuramente ne ha molto per quelli del terzo mondo, dove i
lavoratori sono sfruttati, se non schiavizzati, e addirittura capita che siano
bambini. I GAS garantiscono che i loro prodotti non derivino da queste pratiche.
-
Per i prodotti dove ciò abbia senso, si predilige il rifornimento presso
produttori locali. Questa filosofia consente di abbattere i costi (economici ed
ecologici) dovuti al trasporto delle merci. Oltre alla spesa, infatti,
c'è da considerare l'inquinamento prodotto dai mezzi di trasporto. Certo
per alcuni prodotti questo principio non è applicabile, ad esempio la
frutta tropicale non può certo essere acquistata dal produttore
italiano, ma per la maggior parte dei beni alimentari quel costo può
essere eliminato.
-
La qualità dei prodotti agricoli e dei loro derivati è ottima e
le produzioni sono ecologiche. I GAS infatti preferiscono i prodotti biologici,
e d'altra parte i margini più larghi dei produttori consentono loro di
adeguarsi a questo tipo di coltivazioni. La tracciabilità dei prodotti
è facilitata dalla vicinanza geografica tra produttore e consumatore,
nonché da esperienze dirette (si organizzano visite presso i
produttori). Infine la riduzione dei tempi di consegna favorisce cicli
biologici più corretti (la frutta maturata sull'albero è
decisamente più buona di quella maturata sui banchi dei supermercati).
-
Nei GAS si tenta di ridurre l'utilizzo di imballaggi, con evidente diminuzione
di sprechi e di materiali inquinanti dispersi nell'ambiente. Per la
verità, per alcuni prodotti, questa riduzione non e' totale,
almeno alla "Sporta", ma da questo punto di vista la situazione è
drasticamente migliore della grande distribuzione. Ad esempio alcuni detersivi
vengono venduti "alla spina", e si possono acquistare solo se ci si porta da
casa un contenitore adeguato. C'è inoltre una accurata attenzione alla
biodegradabilità dei prodotti venduti. Ad esempio i detersivi venduti
alla "Sporta" sono biodegradabili al 100%.
-
I GAS tendono anche a ridurre al minimo gli sprechi di beni deperibili.
Suppongo che ogni GAS adotti metodi diversi per realizzare questo. Alla
"Sporta" i prodotti freschi vengono distribuiti a cicli di due settimane:
durante una settimana si possono ritirare i prodotti prenotati due settimane
prima. Spesso ci sono dei surplus di prodotti freschi che possono essere
acquistati anche senza prenotazione, ma si tratta di una minima parte.
È possibile acquistare alla "Sporta" iscrivendosi all'associazione
(costa 9€ all'anno o 3€ al quadrimestre). A chi e' iscritto
viene fornito un nome utente ed una password che consente di effettuare
acquisti online. Coloro che gestiscono il negozio lo fanno a titolo volontario
e gratuito. Infatti al momento dell'iscrizione ci si impegna ad impiegare
almeno venti ore l'anno per aiutare a gestire il servizio (ricevere i
fornitori, accogliere i clienti, gestire il magazzino, il sito web, preparare
le merci da consegnare...).
Un principio rassicurante, quindi, è anche che, a differenza dei
tradizionali canali di commercializzazione, non è convenienza di nessuno
favorire un prodotto piuttosto che un altro o promuovere la vendita di un
prodotto inutile o eticamente scorretto, se non, al limite, dei produttori
stessi, che però possono essere controllati direttamente dai
consumatori.
Una cosa che, invero, trovo piuttosto "scomoda", nei GAS (quanto meno alla "Sporta")
è la necessità di prenotazione anticipata per i prodotti
deperibili. Difficile essere pronti a soddisfare una voglia improvvisa di
fragole e panna se le fragole devono essere prenotate con otto-quindici giorni
di anticipo! Ma suppongo che questo sia il prezzo da pagare per consentirci di
evitare sprechi inutili.
Una ovvia critica a questo tipo di commercio sta nel fatto che, eliminando i
passaggi di mano delle merci tra il produttore e il consumatore, si eliminano
anche quei posti di lavoro che proprio da quei passaggi di mano traggono
profitto. Se acquisto delle pesche al GAS che si rifornisce dal produttore
sotto casa anziché al supermercato che le acquista in Spagna, è
evidente che tali pesche non devono essere trasportate, con ovvio danno
all'autotrasportatore.
Questo è vero. Il prezzo che viene pagato per l'acquisto del prodotto va
quasi interamente al produttore e a chi è coinvolto nei cicli di
produzione, e tale valore viene redistribuito quindi di meno tra la
popolazione.
Ma questo è un ulteriore motivo per cui la filosofia del GAS mi piace.
Disperdere inutilmente il valore di un bene è tipico del consumismo.
Chiaramente il GAS fa circolare meno ricchezza di quanto faccia la
distribuzione tradizionale, ed è assurdo pensare di accollare questo
problema solamente a chi, ad oggi, ha la sfortuna di essere impiegato in una
delle mansioni che possono essere ridotte. Ma e' anche vero che la ricchezza
che viene impiegata per finanziare quelle mansioni e' quella che non produce
aclun bene (o servizio) utile.
In altre parole, l'acquisto di un prodotto inutile fornisce alla
società esattamente la ricchezza sufficiente a finanziare la produzione
di quel bene (o servizio) inutile. Per reggersi, il consumismo, ci impone di
lavorare per acquisire una ricchezza che ci serve per acquistare ciò che
qualcun altro produce. E quindi, per far funzionare il sistema, dobbiamo
adeguarci ad acquistarlo, anche se non ne abbiamo bisogno.
Lavoriamo di meno. Saremo più poveri e non avremo abbastanza soldi per
comprare cose inutili. Questo può piacere oppure no, ma senz'altro
risparmia risorse a livello globale, e di conseguenza inquina di meno e, se
applicato diffusamente, riduce il divario tra ricchi e poveri, poiché
consente a tutti di acquistare ciò di cui si ha necessità.
Insomma, il GAS mi piace perché, se applicato su larga scala,
rivoluziona il sistema in favore di una economia più giusta,
sostenibile, equa, ecologica.
Sarebbe bello riuscire a sostituire progressivamente l'economia consumista con
quella del GAS. Ma per fare questo i prezzi devono rimanere competitivi con
la grande distribuzione, poiché il consumatore (a volte
comprensibilmente, altre volte meno) alla fine deve fare i conti con il proprio
portafoglio.
Per quanto riguarda la mia esperienza, ad oggi, i prodotti alla "Sporta" hanno
più o meno gli stessi prezzi della grande distribuzione, ma hanno un
valore maggiore dato non solo dal punto di vista della qualità (si
tratta di prodotti biologici), ma anche da quello etico.
Ecco la nostra prima spesa-esperimento al GAS:
-
530g di banane equosolidali AltroMercato - senza imballaggio (2.56€
al kg).
-
Una pagnotta da 1kg di pane pugliese artigianale biologico a lievitazione
naturale con farina 0 e semola di grano duro - senza imballaggio (3.10€ al
kg).
-
un pacco con 51 fette biscottate biologiche Il Fior di Loto - imballate in un
foglio di plastica con etichetta di carta (3.35€ al pacco da 450g).
-
2 bottiglie di olio di riso "delicato e naturale" da agricoltura biologica Zibra
- in bottiglia di vetro, con etichetta di carta e tappo in metallo (2.40€
alla bottiglia da 0.5l - 30% di sconto, perché si avvicina alla data di
scadenza).
-
un pacco di pasta di riso biologico Probio - imballo di plastica
stampata (2.85€ al pacco da 500g).
Totale: 13.85€.
Poiché era la prima spesa, effettuata nel momento dell'iscrizione, non
è stato possibile prenotare con le due fatidiche settimane di anticipo,
ed infatti i beni acquistati sono a lunga conservazione o secchi, a parte il
pane e le banane che costituivano un eccesso di fornitura rispetto le
prenotazioni.
Stiamo ora attendendo di ritirare la prossima spesa, prenotata online lo scorso
weekend. Vi saprò dire.