martedì 3 marzo 2009

Il cold frame


Il progetto CAD
Chiunque abbia più di 40 anni, come me, si ricorderà certamente della popolare serie televisiva Mac Gyver. Per i più giovani e quelli che hanno scarsa memoria, La7 sta riproponendo quei telefilm dal lunedì al venerdì verso le quattro del pomeriggio.
Si tratta di una specie di storie di spionaggio, dove il protagonista, non avendo a disposizione i consueti ed improbabili accrocchi supertecnologici alla James Bond, è molto abile nel trovare soluzioni altrettanto improbabili con mezzi di fortuna. E così eccolo ad esempio a costruire una bomba con una bottiglia di gazzosa, una confezione di fertilizzante e un collare per cani, magari controllata tramite un comando a distanza realizzato con uno specchio per il makeup, il fondo di un bicchiere rotto e il tappo della gazzosa di cui sopra. Ovviamente al termine di ogni episodio il nostro eroe riuscirà a sconfiggere, almeno temporaneamente, i malvagi.

R, madrelingua inglese-americana, mi ha fatto morir dal ridere raccontandomi di come l'arte di arrangiarsi di Mac Gyver era così popolare negli States che il nome stesso è diventato, nello slang popolare, un verbo: "to macgyver", con tanto di passato e participio "macgyvered" e forme continuative "macgyvering".
Sostanzialmente significa qualcosa tipo "risolvere un problema con una soluzione ingegnosa e con poca spesa, utilizzando il più possibile ciò che c'è già a disposizione". In particolare definisce il successo nel risolvere i lavoretti di faidaté per la casa. In italiano potremmo tradurre con "mecgaiverare", ma suona davvero male!

La primavera è ormai alle porte (almeno speriamo) e R si è già attivata per far germogliare i primi semi di ortaggi in bicchierini tenuti in casa al calduccio. Le piantine, prima di essere trapiantate nella loro locazione definitiva, il terreno dell'orto, dovranno trascorrere un periodo in vasetti, sul terrazzo, alla luce del sole ma riparate dall'aria, da queste parti ancora fredda. A questo scopo ci serve un cold frame. Non so quale sia l'equivalente espressione italiana per definire questo aggeggio che mi ha descritto R, ma lo conosco, lo utilizzava anche mio nonno.
Si tratta di una specie di scatola senza fondo, di legno la cui parte superiore, inclinata verso il sole, è costituita da una o più finestre trasparenti, che possono essere aperte nei giorni caldi.

Eccomi quindi nei panni di Mac Gyver, a progettare e costruire il cold frame.

Fasi della lavorazione.
Le pareti sono state costruite con leggere perline, di quelle che si utilizzano per decorare i muri. Le ho trovate di seconda scelta, le ho tagliate a misura e le ho montate insieme con un'ossatura di legno un po' piu' massiccio.
Le finestre sono due fogli di plastica trasparente, montati in un telaio di legno, poi applicato alla scatola tramite cerniere.

Ecco il risultato finale
L'operazione è costata 29.50 euro (15 per i fogli di plastica, 12.50 per le perline, 2 per le cerniere) più un po' di impregnante impermeabile (22 euro la tolla da 2.5 litri, ma ne ho usato solo un po'), con cui ho verniciato il tutto per proteggerlo dalle intemperie. Tutto il resto era materiale di recupero avanzato dalla costruzione del tavolo da lavoro.

...I macgyvered it!

1 commento:

Artemisia ha detto...

Complimenti! Provo sempre un po' di invidia per quelli che sanno creare qualcosa con le mani. Sono cosi' imbranata!