sabato 27 agosto 2011

L'hai voluta la bicicletta?....

Accidenti! - mi chiedevo qualche tempo fa - ma perche', per andare al lavoro, giorno dopo giorno, devo per forza inquinare e sprecare soldi e risorse in carburante, finanziare multinazionali del petrolio e signori della guerra, guidando senza nemmeno divertirmi?
Mi piace guidare, ma quando c'e' un viaggio da fare! L'aspetto positivo di questa attivita' e' legato all'esigenza di evadere dalla quotidianita'. Il tragitto casa-lavoro invece e' sempre quello, e addirittura risulta fastidioso dover prestare attenzione alla guida. Nel mio caso, poi, sarebbe davvero piu' bello farsi rapire dal fascino bucolico del bosco di castagni piuttosto che concentrarsi sulle strade strette e sui tornanti a gomito.

Ci sarebbe l'autobus. Ma per me e' scomodo, perche' ha degli orari difficilmente conciliabili con il mio orario lavorativo. Certo non posso biasimarli: la linea e' pensata per servire un centro abitato piccolissimo. Insomma, e' un servizio preziosissimo in caso di emergenza, ma davvero improponibile per la quotidianita'.

Quando stavo a Torino, e anche prima, quando facevo il pendolare in treno tra la provincia e la citta' di Milano (in quel caso il problema era coprire il tragitto tra casa e la stazione), usavo la bici. E mi piaceva! E' un mezzo silenzioso, efficiente, veloce, pratico. E soprattutto mi piaceva il tipo di attivita' fisica.
Io non sono un tipo sportivo. Non mi piacciono gli sport fini a se stessi. Penso che sia assurdo sprecare risorse (soldi, energie, tempo) in comodita' per rendersi la vita sedentaria, salvo poi sprecarne ancora (per esempio in palestra) per rimediare agli inconvenienti causati proprio da quello stile di vita. Piuttosto e' meglio utilizzare le nostre

Profilo altimetrico del tragitto casa-lavoro, rilevato con il GPS
energie per farle risparmiare al mondo e a noi stessi dopo. La bici, da questo punto di vista e' perfetta, se compatibile con il tragitto da coprire. A Torino, ad esempio, mi ero studiato un percorso di circa 15 km (allungando un po' il tragitto) che tagliava in mezzo un parco cittadino e rimaneva per lo piu' sulle alzaie del Po, della Dora e di un canale di servizio (dovevo fare i conti col traffico solo in pochi punti).

Dove abito adesso invece c'e' un grosso problema. Il tragitto tra casa e il posto di lavoro e' esattamente 10km. Non molto, ma casa si trova ad un'altitudine di cinquecento metri in piu'. Mediamente quindi la pendenza e' del 5%. Naturalmente, quel 5% poi non e' costante, e in alcuni tratti la pendenza tocca il 10%. Alla pagina qui linkata c'e' il profilo altimetrico del percorso. Rispetto al grafico, casa mia e' circa al km 5. Il tratto da percorrere comincia quindi 5km prima dell'inizio del grafico e ne ha una pendenza simile.
Quella salita non e' impossibile. Anzi, la puntuale documentazione nel sito www.salite.ch, dedicato ai ciclisti "scalatori" dimostra che si tratta di un classico nel suo genere. E se ne incontrano a mazzi, soprattutto nel weekend, con le loro bici ipertecnologiche, le tutine aderenti con pacco in vista e gambe depilate. Tutti grondanti di orgoglioso sudore nonostante i polpacci con una circonferenza paragonabile al mio ventre (e non e' poco!), ma con una tonicita' ben diversa. Quelli ce la fanno, certo. Ma credo che anche a loro manco passerebbe per la testa di farsela tutti i giorni per tornare a casa dopo il lavoro.
Ed io, come dicevo sopra, non e' che sia un tipo molto atletico!
Ma va', lascia stare! La bici non e' proprio cosa!

...a meno che...

...a meno che non ci sia qualcuno che ti da' una spintarella mentre pedali.

Ecco l'idea!
Mi sono fatto, a riguardo, una cultura su Internet e presso i negozi specializzati.
Alla fine mi sono rivolto a "Punto Fotovoltaico" di Galbiate (LC), concessionario anche del marchio collegato "Ecoveicoli" (che, come facilmente intuibile dal nome, commercializza veicoli ecologici), e l'ho comprata.
Si tratta di una bicicletta elettrica a pedalata assistita.

Va be' "elettrica" - mi si dira' - ma che cavolo vuol dire "pedalata assistita"?

C'e' una normativa precisa a riguardo che consente ad un mezzo del genere di essere omologato al pari di una comune bicicletta (quindi niente bollo ne' assicurazione RC ne' casco ne' patente).
(...) sono altresi' considerati velocipedi le biciclette a pedalata assistita, dotate di un motore ausiliario elettrico avente potenza nominale continua massima di 0,25 KW la cui alimentazione e' progressivamente ridotta ed infine interrotta quando il veicolo raggiunge i 25 km/h o prima se il ciclista smette di pedalare.
Gazzetta Ufficiale N. 31 del 7 Febbraio 2003
Praticamente c'e' un motore elettrico che aiuta a spingere il veicolo solo quando i pedali sono in movimento. Il motore smette di spingere se non si pedala e, ovviamente, se si frena. La spinta e' inversamente proporzionale alla velocita' della pedalata fino al raggiungimento di 25km/h, quando si annulla. Ho l'impressione (ma non ne sono sicuro) che la velocita' e' calcolata sulla rotazione dei pedali, e non su quella della ruota, il che non e' la stessa cosa, perche' dipende dal cambio (a parita' di velocita' il motore sembra spingere di piu' con una marcia alta).

La mia bici, ritratta nella foto, e' una Dinghi Special 24", con l'allestimento "Export".
Ho meditato a lungo l'acquisto. La mia indecisione si basava sull'esigenza di una conferma che questo mezzo mi consentisse di superare, piu' o meno agevolmente, la salita che ho descritto sopra. Non ero affatto convinto che ce la potesse fare.
Alla fine il tipo del negozio mi ha aiutato a superare il dilemma, consentendomi una prova. Un sabato mattina lui ed io abbiamo inforcato i due modelli candidati e siamo andati a fare un lungo giro (per la verita' con una pendenza un po' meno "cattiva" e una distanza di circa la meta').
La differenza tra i due modelli sta nell'allestimento "Export". A parte qualche tocco estetico e l'ammortizzatore sulla forcella (utile ma non determinante) l'improvement che giustifica i 450 euro in piu' dell'equipaggiamento piu' costoso consiste nella batteria agli ioni di litio anziche' al piombo.
Oltre al vantaggio in termini ecologici della batteria al litio, durante la prova ho potuto constatare che il minor peso totale bici+batteria (gia' considerevole sul modello Export) e soprattutto una maggiore immediatezza nell'erogazione della piena potenza poteva davvero costituire l'elemento determinante della mia scelta, considerata la criticita' del tracciato.

Ho gia' percorso quattro volte il tragitto casa-lavoro e ritorno.
L'andata, naturalmente, e' facilissima. Ci impiego piu' o meno nello stesso tempo che impiegherei in auto. Il il motore lo lascio sempre spento ma non faccio quasi nessuna fatica (la strada presenta solo due salite quasi pianeggianti e molto brevi). Arrivo al lavoro riposato e rinfrescato dall'aria frizzante del mattino. Unica pecca: non posso ascoltare il GR di Popolare Network (guaio a cui penso di porre rimedio con una radiolina).
Il ritorno invece e' abbastanza impegnativo. Soprattutto in questo periodo, piuttosto torrido a quell'ora anche da noi in montagna. Le salite sono dure nonostante l'aiuto del motore. Ma la fatica e' sopportabile. Ci impiego circa quaranta minuti (meno del doppio dell'automobile).

Insomma, sono soddisfatto dell'acquisto. Ma qualche critica ce l'ho:
- La bici, quando il motore e' acceso, ha una spia verde che diventa rossa quando la batteria e' quasi scarica. Purtroppo la "riserva" mi concede solo un paio di chilometri in salita. Per cui, per non rischiare di rimanere a piedi, la ricarico ogni volta, il che e' sconsigliato se si vuole dare alla batteria una lunga vita (l'ottimo e' caricarla solo quando e' completamente scarica). Sarebbe stato meglio un sistema un po' piu' complesso, come quello presente nel modello superiore ("Frisbee"), dove lo stato di carica della batteria e' visualizzato in dettaglio da un potenziometro a led. In quel caso, forse, avrei potuto arrischiarmi a fare due tragitti con una sola carica (*).
- Dinghi Special 24" e' dotata di un cambio con deragliatore posteriore a sei rapporti (da 42/13 a 42/34). In alcuni punti del tragitto, la salita richiederebbe un rapporto ancora piu' corto, come nella Frisbee.
- In discesa, data la pendenza, il peso del mezzo (e del ciclista), bisogna tenere il freno quasi sempre tirato. Viene da rimpiangere lo spreco di energia. Non si sarebbe potuto avere un sistema di recupero per ricaricare la batteria?

La bici costa di listino 1321 euro, ma l'ho portata via a 1200, piu' 15 euro per il cestello. L'ho poi "adornata" con un aggeggio che misura velocita' e distanza percorsa (23 euro da Decathlon). Mi sono comprato anche un caschetto (16 euro), che non e' obbligatorio, ma opportuno.

(*): La casa dichiara che una carica regge 80km in piano o 40 in salita. E' una misura puramente ipotetica, perche' ovviamente dipende da molti fattori, tra cui la pendenza della salita, il peso del ciclista e la forza che ci mette a pedalare (e quindi la velocita' di marcia).

1 commento:

Artemisia ha detto...

E bravo Dario! Mi sembra un'ottima idea. Tra un po' la stagione dovrebbe essere anche più adatta a goderti il tragitto anche al ritorno. Fammi sapere anche degli effetti sulla tua forma fisica!