mercoledì 26 ottobre 2011

Aloha!

Eccomi di ritorno, dopo una breve vacanza alle Hawai'i. Sto ancora cercando di riassorbire il jetleg di 12 ore.
Cercherò di descrivere la bellissima vacanza con un po' di tempo nei prossimi post, ma intanto cominciamo da ciò che è andato male.

Aeroporto di Milano Linate, Check-in.
Ma lei ce l'ha l'ESTA? mi chiede l'antipatica signorina con l'emblema della British Airways appuntata sulla giacchetta.
E che diavolo è l'ESTA? vi chiederete voi.
E che diavolo è l'ESTA? chiedo io all'antipatica signorina con l'emblema della British Airways appuntata sulla giacchetta.
Si tratta di una specie di visto di ingresso per gli Stati Uniti, da compilare online prima della partenza. Scoprirò più tardi che si tratta delle stesse domande che una volta bisognava compilare su un modulo cartaceo a bordo dell'aereo, tipo "sei un terrorista?", "Stai trasportando del materiale esplosivo?", "Hai mai avuto a che fare con episodi di delinquenza comune?", "hai dei pendenti con la giustizia da scontare?", insomma domande retoriche con risposta negativa (non credo che un criminale o un terrorista si facciano problemi etici sulla sincerità delle risposte).
No, non ce l'ho, l'ESTA.
E allora non può partire.
Panico.
Come si fa, l'ESTA?
Si va all'indirizzo http://esta.cbp.dhs.gov/ e si ficcano dentro tutti 'sti dati. Tempo totale circa un minuto. Dopodiché istantaneamente si è abilitati ad entrare negli USA.
Un gioco da ragazzi.
Sì, a patto di avere un accesso ad Internet, ovviamente, altrimenti dove lo scrivo l'indirizzo http://esta.cbp.dhs.gov/? Su una cartolina?
Ora, direte voi, in un aeroporto trovare una connessione ad internet è un gioco da ragazzi!
A Linate evidentemente no. C'è una postazione Internet a gettone, ma temporaneamente fuori uso. Vedo se c'è un accesso WiFi libero raggiungibile dal mio palmare. Non c'è. Mi chiedo se ai banchetti dei CheckIn abbiano postazioni internet, scarto l'idea: la signorina con l'emblema della British Airways appuntata sulla giacchetta sarà mica così antipatica da non aiutarmi!
Demoralizzato decido di rivolgermi all'altra signorina, quella alla biglietteria della British Airways (questa qui invece molto simpatica!), per spostare il mio volo al giorno successivo. La simpatica signorina a tutta risposta mi chiede se non riesco a connettermi a Internet per fare l'ESTA al momento. Eh, no, purtroppo non riesco a connettermi a Internet, da qui. Neanche al banchetto della biglietteria British hanno una connessione. L'unica sembra davvero essere quella di cambiare data. Seicento euro e un giorno di vacanza buttati.

Va be', il giorno dopo arriviamo in aeroporto e stavolta c'è un signore, al banchetto del check in. Anche lui antipatico e anche lui con l'emblema della British Airways appuntato sulla giacchetta. Guarda i nostri passaporti. Guarda la mail stampata con la prenotazione del volo. Alza lo sguardo verso di me, ma non mi faccio prendere alla sprovvista. Sì, ce l'ho, l'ESTA. Controlla dubitativo sul suo terminale (mmmh... non hanno un accesso internet, ma possono controllare online se ho il maledetto ESTA!). Alla fine non può che ammettere. Appiccica un nastro con un codice a barre sul nostro bagaglio e ci dà le carte d'imbarco. Buon viaggio, sorride. Siamo in vacanza!
Ventisei ore dopo ci ritroviamo all'aeroporto di Lihue. Baggage Claim. Ci sono borse e valige di ogni foggia e colore, ma non una borsa sportiva nera e arancione. Il bagaglio si è perso da qualche parte nel mondo.
Andiamo all'ufficio bagagli, Ci dispiace, il bagaglio ve lo recapitiamo a casa domani. Ti viene da chiederti dove diavolo sia la sicurezza. Cioè, andando negli Stati Uniti bisogna fare almeno un paio di screening al bagaglio a mano e alla persona (togliere scarpe, cinture, orologi e passare in una porta magica) per ogni aeroporto. Bisogna anche fare il re-check del bagaglio (il nostro era già perso a LosAngeles), cioè, anche se il bagaglio è diretto a destinazione ultima, bisogna riconoscerlo e prendersi la responsabilità del contenuto. Ogni tre per due una vocina metallica ripete di non lasciare nessun bagaglio incustodito, pena la distruzione istantanea.
Però finisce che uno sta in un posto e il suo bagaglio in un altro, a decine di migliaia di chilometri di distanza. Alla faccia della sicurezza!

Il bagaglio poi arriverà tre giorni dopo il nostro arrivo (ovviamente ci toccherà andare a WalMart per comprare lo stretto necessario). Ma non ci facciamo rovinare le vacanze da questo. è una calda serata tropicale, l'aria è speziata e umida e risuona di una soffice musica di ukulele.
Aloha!

4 commenti:

Artemisia ha detto...

Ovvia, ora che c'hai raccontato le rogne aspetto il racconto delle cose belle.
Bene a sapersi questa cosa dell'Esta.

dario ha detto...

gia'.... sono in preparazione altri post con i temi principali delle splendide vacanze...
stay tuned!

dario ha detto...

Ovvìa! :-)

Artemisia ha detto...

Piaciuto il fiorentinismo, eh?
L'ho scritto apposta :-)