martedì 20 dicembre 2011

Escursionismo tropicale

Una passeggiata escursionistica alle Hawaii è decisamente un'esperienza diversa, per chi, come me, è abituato ai sentieri alpini.
Innanzitutto il clima. Il caldo umido rende più faticosi i movimenti. I sentieri, inoltre, tendono ad essere coperti dalla vegetazione tropicale piuttosto invadente: il sottobosco è costituito per lo più da felci che nascondono i tracciati e disorientano un po'. Le rocce sono anche quelle nascoste dalla vegetazione, per cui le indicazioni dipinte, se ci sono, non si vedono. Inoltre non c'è un servizio come quello prezioso del CAI per mantenere in ordine sentieri e paline.
Spesso sono gli escursionisti stessi che lasciano segnalazioni annodando nastri colorati ai rami.


Traccia GPS dell'escursione Honopu.
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Honopu ridge, 16 ottobre 2011

I nastri di segnalazione (arancione e rosa) si sono rivelati in effetti molto utili durante la prima delle nostre due escursioni all'isola di Kaua'i. Con R e me c'erano il figlio di R e la sua ragazza.

Raggiunto in auto l'inizio del percorso abbiamo seguito le indicazioni descritte qui. Si entra nella foresta, che, in discesa, si fa sempre più intricata. Ad un certo punto il sentiero si fa particolarmente umido e si finisce per scivolare.
Quando la foresta si apre ci si ritrova sul ciglio di un declivio particolarmente scosceso, piuttosto facile da superare se non per chi, come me, ha una innata antipatia per i precipizi. Al termine di questo breve tratto ci si arrampica un po', di nuovo

Vista dal punto di arrivo dell'escursione
nella foresta, e finalmente la vista si apre sulla stupenda costiera di Na Pali.
In realtà da qui la spiaggia, circa 1000 metri più sotto, non si vede. Si vede però il promontorio laterale che forma, con quello che ci troviamo sotto i piedi, una delle magnifiche baie di Na Pali. All'interno della vallata ci si aspetta di veder sbucare dalla vegetazione i colli dei brachiosauri, che proprio qui sotto furono protagonisti di Jurassic Park. Si possono invece scorgere degli uccelli (in realtà sono minuscoli puntini bianchi). Ogni tanto, molto più in basso, passa un elicottero turistico, anche quello difficilmente visibile. Altri puntini bianchi in mezzo all'oceano devono essere delle barche (la spiaggia nella piccola baia sottostante è inaccessibile via terra).
Ci si trova sulla cresta del promontorio, e quindi, voltando lo sguardo sull'altro lato la vista si apre su un'altra vallata. Si scorge in lontananza l'isola di Ni'ihau, l'Isola Proibita. Il sentiero qui prosegue, scendendo piuttosto ripido (e apparentemente non molto sicuro), sempre sulla cresta. Non sembra promettere una vista migliore di questa. Siamo appagati e coscienti che ci spetta il ritorno in salita. Torniamo ripercorrendo la stessa strada a ritroso.



Traccia dell'escursione Makaleha (le imprecisioni sono dovute
alla cattiva ricezione dei satelliti nella foresta)
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Makaleha Falls, 17 ottobre 2011

Altrettanto interessante, anche se totalmente diversa, è stata l'altra escursione.
Questa volta, oltre ai quattro della precedente escursione, c'erano anche il fratello e le due sorelle di R, con i rispettivi mariti. La guida era D, il fratello di R, che era già venuto qui tempo prima. Il percorso risale un torrente, e prevede numerosi guadi e tratti coperti da uno strato di fango melmoso. Avvertiti per tempo da D, abbiamo quindi adattato a queste condizioni l'equipaggiamento. I miei scarponi da trekking non andavano proprio: abbiamo quindi acquistato le apposite "Tabies", stivaletti di gomma, elastici, con la suola spessa ma morbida e ricoperta di uno strato rugoso ma soffice come il velcro. Senza questo tipo di calzature è impossibile riuscire a non scivolare. Inoltre, l'aderenza della gomma alla caviglia, simile a quella di una muta da sub, aiuta a sollevare il piede quando rimane "appiccicato" alla fanghiglia.

Guado
Il percorso è molto vario, quasi sempre immerso nella fitta foresta. Ad un certo punto si passa molto vicini ad un enorme monolito di forma cubica, che sembra un dado caduto dalle mani di un gigante. Poi improvvisamente si entra in un luogo surreale: una foresta di bamboo. Le canne, enormi e altissime, prendono il posto degli alberi, lasciando, tra l'una e l'altra, spazio sufficiente per districarsi. Qualche centinaio di metri e altrettanto improvvisamente, la vegetazione di alberi ad alto fusto e felci riprende il sopravvento. Qui il sentiero si perde, anche se non è difficile indovinare la direzione, visto che si continua a seguire il corso del fiume. Bisogna però ingegnarsi ad appoggiare i piedi sopra i tronchi o rami di alberi caduti, ricoperti di scivoloso muschio, o a passarci sotto, aggrapparsi ad altri rami o alle rocce per tenersi in equilibrio. Non si riesce a vedere il terreno, tanto è intricata la vegetazione, ma a giudicare dal livello dell'acqua, ci si trova a circa uno-due metri da terra.
L'umidità è tantissima, così che dopo qualche ora di cammino si trasforma in pioggia. Il tempo varia repentinamente, alle isole, e quindi giudichiamo che sia molto più sicuro tornare sui nostri passi. Peccato, perchè pare che in fondo al sentiero (un altro paio di chilometri) ci sia un laghetto dove si possa fare la doccia sotto la cascata.

Bellissime escursioni. Le Hawai'i evocano vacanze di spiaggia e mare, ma secondo me, soprattutto a Kaua'i, l'isola Giardino, è la struggente bellezza incontaminata dell'interno a lasciare senza fiato.

C'è qualcosa di intimo nell'esperienza di camminare nella natura, ed è stato bello condividerla con i miei parenti acquisiti. È come se, dopo queste esperienze, si fosse creato un legame

Io, nella foresta di bamboo.
Tutte le foto di questo post sono di Rowena

3 commenti:

giovanna ha detto...

ehi, ma anche tu mica scrivi tantissimo! :-)
Belli i racconti delle tue escursioni! Letti già dal mio google reader...
Io, dato il carattere del mio blog, ho forse diversi lettori ma non poi molti commentatori, ma a mia volta non frequento troppi blog... è così che funziona :-)
Ma non preoccupiamoci: scriviamo e commentiamo solo quando ci va! Giusto?:-)
A presto ...
g

dario ha detto...

Be', Giovanna, io penso che scrivere sia una gran cosa perche' serve per comunicare a qualcuno che legge.
Se si tratta di un blog, l'assenza di commenti e' indice di assenza di lettori, e quindi vanifica le motivazioni della scrittura.
In effetti puo' darsi che ci siano lettori interessati che non commentano, ma se non lo fanno non c'e' alcun indicatore del loro passaggio (i contatori non sono molto affidabili - segnalano solo che qualcuno - umano o software - e' passato, ma non che abbia veramente letto).

Nel mio caso direi che non legge proprio nessuno, e quindi continuo a chiedermi perche' diavolo sto a scrivere.

Non e' vero che commentare agli altri automaticamente produce lettori al proprio blog. Io, ad esempio, partecipo attivamente (forse addirittura con troppa enfasi!) a numerose discussioni su altri blog, ma questo non mi frutta nemmeno un lettore in piu'.

Piuttosto credo che in genere nei blog i lettori sono abituali, cioe' frequentano piu' o meno sempre gli stessi blog, e quindi il trucco sarebbe creare un "bacino di utenza". Ma per farlo bisognerebbe postare con una frequenza un po' maggiore di quanto faccia io. E' cosa che sempre mi ripropongo di fare, ma finisce che non ne trovo mai il tempo.

giovanna ha detto...

Ecco, sulla frequenza dei post: è la prima cosa che ti ho fatto notare.
Quanto alla frequentazione di altri blog, io ho sperimentato nei periodi in cui commentavo di più, anche da me visite e commenti più numerosi. Nel tempo mi sono un po' stancata o ho avuto meno tempo e voglia... E inoltre, scrivo molti meno post "miei", appunto, ho meno voglia! Mi limito a pubblicare i lavori dei ragazzi, quando ci sono. Insomma insisto con il blog solo per motivi didattici, finché funziona...
E ancora, il bacino d'utenza si crea, oltre che postando di più, anche sapendo "vendere" il proprio prodotto! (io non l'ho mai saputo o voluto fare, ma sono certa che conta molto!)
Per finire: io continuo a sostenere che si possa o si debba scrivere (e commentare - nella fattispecie per un blog tipo il tuo) solo quando ci si sente di farlo, quando se ne ha voglia e piacere. Insomma non penso sia solo il voler essere letti, penso sia un piacere personale, quasi un'esigenza. Per molti può esserlo!
E, qualcuno che legge e apprezza c'è sempre. Tu, continua a scrivere eh!?! :-)
saluto caro,
g