lunedì 10 dicembre 2012

Tasse

L'altro giorno sono andato al CAAF a farmi fare il calcolo della seconda rata dell'IMU.
Ammmetto che ero un po' preoccupato, ma alla fine si e' rivelata piu' leggera del previsto. 35 euro. Piu' 35 che avevo speso per la prima rata, viene un totale di molto inferiore a quanto pagavo, per la stessa casa, di ICI. Non voglio entrare in merito sulla bonta' di questa tassa: mi piaceva pagare l'ICI perche', sapendo che finiva nelle casse dei comuni, ero sicuro che sosteneva i servizi locali. L'IMU invece e' tutt'altra faccenda.
Magari sono stato fortunato. Gia', perche' alla fine e' questione di fortuna, visto che il calcolo e' dato da logiche imprevedibili.
L'IMU quindi e' una tassa che pesa sul portafoglio, visto che l'anno scorso non si pagava. Pero' non e' che sia 'sto gran dramma.
Naturalmente non e' l'unica tassa che pesa nel bilancio famigliare. Ma non e' che io riesca davvero a percepire la differenza. Sono lavoratore dipendente, quindi il mio stipendio e' tassato alla fonte. Il netto in busta e' sempre uguale (preoccupantemente uguale da quasi dieci anni che lavoro qui - nemmeno i miseri aumenti sindacali l'hanno scalfito). Magari l'aumento delle tasse riguarda altre forme contrattuali, e quindi un'altra volta sono fortunato. Magari e' il datore di lavoro che deve rosicchiare il proprio profitto, il che non sarebbe nemmeno sbagliato, visto che e' un privilegiato. Ma, se questo fosse vero, significherebbe che il governo Monti sta facendo una politica di redistribuzione alla classe lavoratrice. Sono pronto a ricredermi, ma non mi pare sia proprio cosi'.
Forse l'aumento delle tasse riguarda il capitale che viene reinvestito nelle aziende, o in qualche modo limitano gli investimenti per le nuove attivita'. Questo sarebbe gravissimo, perche' sarebbe una casua di aumento ulteriore della disoccupazione. Non mi pare sia cosi', ma boh, non lo so. Comunque anche questo millantato aumento di tassazione sul capitale da reinvestire non e' una voce che io percepisco direttamente nelle mie tasche.
Sara' che il fisco pesa di piu' sulle piccole aziende o sulle aziende individuali. Sbagliero', credo pero' che la crisi che si abbatte su quelle aziende sia dovuta in primis alla perdita di potere d'acquisto dei salari, che riduce il mercato dei beni da loro prodotti, infatti mi pare che chi produce beni di prima necessita' continui a sopravvivere.
E l'IVA? Dove la mettiamo l'IVA? Mi pare che tutte le parti sociali si scaglino contro l'aumento di questa tassa. E io non voglio fare un ragionamento di principio sulla furbizia di far pagare al consumatore una tassa sul consumo quando il problema e' che i consumi si stanno contraendo. Ma, facendo quattro conti, anche un punto percentuale di IVA non mi pare una cosa cosi' insostenibile. Dunque. Vediamo. Supponiamo che voglio comprare una piccola utilitaria che costa, chiavi in mano, 10mila euro. Se aumentassimo di un punto l'IVA dovrei pagare quell'auto 10100 euro. Cento euro in piu', quando ne sto sborsando diecimila. Il pane costa sui 3 euro al kilo. Con l'IVA aumentata costerebbe tre centesimi in piu'. Davvero la gente non se lo puo' permettere?
E poi ci sono le accise sul carburante. In effetti il carburante e' una delle voci principali del mio bilancio. Pero' non riesco a quantificare quanto di questo aumento sia dovuto all'aumento del costo del petrolio, quanto ai giochini sadici delle compagnie petrolifere e di quelle di distribuzione del carburante e quanto all'aumento delle tasse.

In buona sostanza posso concludere che non mi pare che l'aumento della pressione fiscale sia veramente cio' che caratterizza questa crisi.
Il problema piuttosto e' l'insicurezza nel futuro. La mia unica fonte di reddito e' lo stipendio. Se perdo il lavoro, mi ritrovo in mezzo a una strada. Anche prima era cosi', ma prima avevo la speranza di trovare un altro lavoro, adesso non si trova niente. E lo dico adesso dopo che sono in cerca da anni.
E quindi, siccome non si trova lavoro, capita che molti al mio livello siano a spasso. Il che viene a dire che il mio valore sul mercato si riduce, visto che sono rimpiazzabile facilmente. E quindi il mio stipendio rimane tale senza possibilita' di aumentare. E siccome il costo della vita aumenta, il potere d'acquisto del mio stipendio diminuisce. Ci sarebbe da chiedersi perche', se la legge della domanda e dell'offerta vale sul mercato del lavoro, non valga anche sulle merci. Cioe', se molti sono nelle mie condizioni vuol dire che mediamente la gente compra meno. E quindi il prezzo delle merci dovrebbe diminuire.
Credo quindi che non sia vero che il potere d'acquisto di tutti stia diminuendo, ma solo quello del ceto medio. I ricchi sono piu' ricchi e quindi spendono di piu'.

E poi ci sono i servizi. Li' si' che lo stato diventa avaro.
La realta' e' che, almeno nel mio caso, non c'e' un percepibile aumento delle tasse, ma una notevole diminuzione della qualita' a fronte di un'aumento del prezzo dei servizi. La sanita' funziona sempre meno, la scuola altrettanto. Le pensioni si tagliano. I comuni si impoveriscono.
Invece che lamentarci per le tasse troppo alte, dovremmo invece lamentarci per i servizi non all'altezza. E per una inesistente politica del lavoro, che favorisce l'azienda sfavorendo il lavoratore.

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