La Giubiana di Canzo
Qui, ogni anno, all'ultimo giovedì di gennaio, viene bruciata la Giubiana.
Il rito del rogo della Giubiana, altrove chiamata Giubia o Giöbia, è una tradizione che si perpetua ogni anno in parecchie località della Lombardia settentrionale. Il nome deriva da Iovis (Giove), che dà anche il nome al giorno di giovedì, giorno sacro al dio pagano.
La Giubiana è una donna... spesso una brutta e cattiva vecchia strega, altrove una bella ragazza. In ogni caso è lei la colpevole dei mali dell'anno passato, e la sua morte sul rogo rappresenta un buon auspicio per l'anno che sta iniziando.
Sembrerebbe un rito cruento, sciovinista, che rievoca i tempi dell'Inquisizione, ed indubbiamente trae origini proprio da quegli episodi, ma tradizione è tradizione, ed in quanto tale va rispettata.
In particolare a Canzo la celebrazione è molto curata e partecipata dai cittadini. Si tratta di una specie di rappresentazione teatrale per le vie del centro, in cui la Giubiana, legata ad un carro trainato da un asino, viene portata prima in processione fino alla piazza del mercato, dove avviene il processo, e poi, una volta giudicata (il processo non dovrebbe lasciare spazio ad un finale a sorpresa diverso da una sentenza di colpevolezza), si va tutti al prato "delle Stelline", dove è già pronta una pira sulla quale viene issato e dato alle fiamme il fantoccio della strega.
La Giubiana di Canzo è rappresentata interamente nel dialetto di questa zona (simile al Meneghino milanese, ma con influenze più rurali). Per effetto della globalizzazione, il dialetto lombardo sta lentamente ma inesorabilmente sparendo dalle nostre terre, ed è insolito sentirlo parlare perfettamente, in questa occasione, anche dai bambini. Onore al merito dell'organizzazione per tenere in vita questa tradizione, nella quale sprofondano le nostre radici.
La rappresentazione comprende un vasto numero di figuranti, ognuno con un suo preciso ruolo, e coinvolge gran parte della cittadinanza.
Ecco i personaggi, in ordine di apparizione nel corteo:
- i pumpier in bicicleta (i pompieri in bicicletta), si occupano di assicurare il corretto svolgimento del processo e dell'esecuzione della sentenza, con particolare attenzione ai pericoli del fuoco, elemento sempre presente, dal corteo, al processo fino al rogo finale. Anche le biciclette attrezzate sono d'epoca e c'è pure un carretto con una pompa-idrante a mano.
- i cilostar (i candelieri), portano maschere nere e tonache rosse e tengono grossi candelabri accesi, per illuminare il corteo (e poi il processo) e vincere l'oblio del buio.
- il pastur ca suna 'l cornu e l'alpée ca 'l porta i corni dal bech (il pastore che suona il corno e il montanaro che porta le corna del capro)
- i buschirö (i boscaioli), con i loro attrezzi d'epoca,
- 'l carett di paisan (il carro dei paesani), trainato da un asino, che trasporta la Giubiana custodita dal boia, in tonaca nera, con il viso coperto da un cappuccio nero.
- al train, un carro pieno di fascine di legna, simbolo dell'economia montana invernale
- al Barbanera cui pianètt dala furtüna il "Barbanera", che distribuisce la fortuna con le sue carte,
- i bagai, bei e brut bun e gram (i ragazzini, belli, brutti, buoni e cattivi). Quelli belli e buoni hanno il volto colorato di bianco e suonano le campane, quelli brutti e cattivi hanno volto nero e suonano i toll e cuerc, le latte e i coperchi,
- i Regiuu vestiti cul capèl e 'l tabar (gli anziani, vestiti con il cappello e il mantello). La società lombarda era organizzata in famiglie allargate: nella stessa corte vivevano tutti i componenti di tre-quattro generazioni. I membri più anziani erano rispettati e a loro si faceva riferimento per la risoluzione di controversie o per le decisioni importanti.
- L'aucat di caus pers (l'avvocato delle cause perse), difensore della Giubiana per il processo, dimostrerà palesemente di ricoprire questo ruolo solo per venale attaccamento al denaro,
- i testimoni dal prucèss e la cumar dala Contrada (i testimoni del processo e la comare della Contrada) parleranno durante il processo, chi a favore, chi contro la Giubiana.
- i stria picitt ca fan strimì cun la magìa ... e i diauj dala bela vus (gli spaventa-bambini che spaventano con la magia... e i diavoli dalla bella voce) che cantano l’ode alla Giubiana,
- l'urzu (l'orso), simbolo della forza istintiva che deve essere domata,
- al casciadur ca duma e fa balà l'urzu (il cacciatore che addomestica e fa ballare l'orso),
- l'om Selvadigh (l'uomo Selvatico), antichissimo simbolo della cultura alpina, è colui che vive in armonia con il bosco e che conosce i segreti della natura, arriva dal silenzio delle selve,
- l'Anguana, misteriosa fata benefica, simbolo d'acqua come elemento vitale femminile.
Il ritmo dei tamburi sottolinea costantemente le fasi salienti della rappresentazione; la banda segue il corteo suonando una grottesca marcia funebre.
La gente spontaneamente segue il corteo fino alla piazza ed ascolta il processo.
Il processo consiste nell'elencazione, da parte dei testimoni, di tutte le cose negative che sono avvenute nell'anno appena concluso, ovviamente per colpa della Giubiana. Accanto ai temi tipici della vita agricola, legati alle condizioni meteorologiche e agli altri eventi naturali, si accompagnano fatti di cronaca. La Giubiana del 2008, infatti, era colpevole della guerra in Iraq, e di tutta la povera gente che ne sta morendo, del buco nell'ozono, del riscaldamento globale, della crisi economica, dell'emergenza rifiuti in Campania...
Ovviamente la Giubiana di Canzo non ha la pretesa di trovare un vero colpevole per queste cose negative, ma ci fa pensare a quanto sarebbe bello se si potesse riuscire a vincerle semplicemente bruciando un fantoccio di paglia.
Risolvere i mali del mondo è tutta un'altra cosa, ma semplicemente nominarli in un rito comune ci può aiutare quanto meno a riconoscerli, il che non è poi così scontato...
Grazie a Rubber Slippers In Italy per le foto e il video.
Informazioni sul portale del Comune di Canzo.
1 commento:
Too bad we didn't get to eat the risotto con la luganega.
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