venerdì 12 novembre 2010

Il Cigno Nero


Ho da qualche giorno terminato di leggere Il Cigno Nero di Taleb.
L'ho trovato un po' noioso. Certamente interessante nei contenuti, ma lo stile e' davvero pesante.
Non c'e' mai un filone narrativo, nemmeno negli esempi. A parte un paio di casi, l'autore non si concede descrizioni di persone o situazioni. Diciamo che e' all'opposto di me, che tendo a farcire i miei discorsi con metafore o parabole anche del tutto artificiose e poco credibili, ma che mi aiutano a spiegarmi meglio. Suscita inoltre antipatia quando si esprime come colui che sa di avere la verita' in tasca, e che, di conseguenza, ritiene qualunque altra opinione sbagliata.

Sostanzialmente la tesi di Taleb si puo' ridurre cosi': Ci sono delle situazioni in cui non si sa come andranno le cose, ma si sa che la probabilita' di come possono andare e' limitata entro certe leggi. Ad esempio sappiamo che, lanciando la monetina, la probabilita' che esca testa e' uguale a quella che esca croce, per cui a seguito di un certo numero indefinito di lanci molto probabilmente testa sara' uscito circa la meta' delle volte (quindi il numero di vittorie sara' bilanciato dal numero di sconfitte). La probabilita' di vincere (o perdere) molto decresce sempre di piu', fino ad arrivare alla minima probabilita' del caso in cui escano tutte teste (o tutte croci).
Dopo aver constatato che con cento lanci di circa meta' delle volte esce testa, e l'altra meta' croce, anche se non fossi in grado di determinare la legge che governa il centounesimo lancio so che il contributo dell'esito di quel lancio sulla media sara' poco influente. Se invece di cento faccio mille lanci, il milleunesimo sara' ancora meno influente. Ed in ogni caso, piu' aumento il numero di lanci piu' mi avvicino alla media.
In altre situazioni invece e' piu' difficile misurare la probabilita' che avvenga un determinato evento, e nonostante cio', tale evento e' determinante nel calcolo della media. Se prendiamo ad esempio l'andamento dei mercati finanziari dal 1 gennaio al 10 settembre 2001 costuiremmo una legge che verrebbe totalmente soppiantata dall'evento finanziario (pur improbabile) scatenato dai fatti dell'11 settembre.
Per fare un altro esempio, se prendo 100 persone a caso e calcolo la media dei loro redditi, tale media puo' essere totalmente sovvertita dal 101' campione, se si tratta... chesso'... di Bill Gates. Non sarebbe la stessa cosa se considero la statura di 100 persone. Viene una media... diciamo... di 1.75m. Mentre Bill Gates puo' tranquillamente avere un reddito pari alla somma degli altri 100 campioni, anche prendendo l'uomo piu' alto del mondo certamente non puo' avere la statura paragonabile alla somma degli altri 100 campioni (175 metri). Di conseguenza, per alcuni eventi, come la monetina, come la statura delle persone eccetera, l'influenza di un evento sulla media e' piccola e decresce aumentando il numero di campioni. Per altre cose, come il reddito, come gli eventi storici e i mercati finanziari eccetera, invece, l'influenza di un nuovo evento puo' essere determinante sulla media indipendentemente dal numero di campioni precedenti che la costituiscono.

Una immagine descritta da Taleb e' "la legge del tacchino". Da quando  nasce fino all'ultimo giovedi' di novembre il tacchino e' abituato a vedersi nutrire e accudire ogni giorno da un amorevole e simpatico contadino. Piu' passa il tempo e piu' il nostro tacchino sarebbe portato a credere che la Storia si dimostra omogenea, e a prevedere con sempre piu' certezza che il giorno dopo sara' nutrito e accudito. Ogni nuovo giorno quella persona si comporta come la media, il che rafforza la convinzione del tacchino che il mondo sia modellato in quel modo. E invece arriva il giorno del rigrnaziamento e con lui l'evento imprevisto: quella stessa mano che l'ha nutrito lo sgozza e l'arrostisce. Da qui la sfiducia di Taleb nella Storia come maestra di vita.

Per Taleb esistono due mondi separati, uno che chiama Mediocristan e l'altro Estremistan. Nel primo stanno tutti gli eventi della vita che sono prevedibili, nel senso che non si sa' cosa succedera', ma esiste una legge conosciuta che governa la probabilita' di cosa puo' succedere. Nel secondo invece quelli che non hanno questa caratteristica. Quelle discipline altrettanto importanti nella vita nelle quali un singolo evento puo' essere determinante per sovvertire il totale delle altre osservazioni.
Taleb dice che la Storia e' governata da eventi che non si e' riusciti a prevedere perche' sono per loro natura imprevedibili, ma che nonostante tutto hanno un peso tremendamente alto. Il Nazismo, ad esempio. Il crollo delle Torri Gemelle, ad esempio.
A me pare che sia una visione un poco semplicistica. Io credo che per quanto l'attacco alle Torri Gemelle fosse imprevedibile (e quindi imprevisto) (ma lo fu davvero?), era piu' che prevedibile che il terrorismo islamico si ribellasse con un atto fortemente simbolico contro gli Stati Uniti, la grande potenza archetipo di quel sistema mondiale che mette in ginocchio gran parte del resto del mondo per riempirsi la pancia a dismisura. Ovviamente io penso che l'attacco dell'11 settembre sotto sotto sia dettato da altri interessi. Ma non era difficile capire che qualcosa era nell'aria. Una ribellione, in genere, e' supportata da una ingiustizia sociale.
E poi la funzione "educativa" della Storia non e', secondo me, la constatazione che una sequenza particolare di eventi storici generi degli effetti importanti, ma piuttosto la possibilita' di utilizzare la consapevolezza di certi eventi per la crescita morale della societa'. Avere una conoscenza approfondita del Nazismo come evento storico forse non ci protegge dall'avvento di un altro pazzo come Hitler che prenda il potere e trucidi milioni di persone nel tentativo di far sparire una razza dalla faccia della terra. Ma ci aiuta a catalogare come moralmente negativa quella esperienza, e quindi a capire da che parte stare se dovesse ripetersi una situazione analoga. E mi pare proprio che se certe cose stanno avvenendo adesso in Italia (e in Europa), e' proprio perche' la societa' ha perso la memoria storica di quegli avvenimenti. Cioe', non e' tanto stupefacente che esista un certo numero di persone razziste. Quello che mi lascia allibito e' come moltissime persone (qui al nord direi la maggioranza) non riescano a dare una ragionevole valutazione morale di quanto sta avvenendo e quindi non ne scaturisca una netta condanna. Verrebbe da chiedere loro "ma come fate ad accettarlo? Non ve lo ricordate il Nazismo e il Fascismo?". Evidentemente non se lo ricordano. In questo senso la coscienza della Storia e' importante.
Poi certo la Storia e' scritta dai vincitori. Se Hitler avesse vinto la seconda guerra mondiale ora l'assetto del mondo sarebbe totalmente differente. Forse io sarei stato educato da un sistema culturale totalmente diverso, e sarei magari convinto che gli ebrei sono una razza inferiore, che gli omosessuali sono delle aberrazioni della natura, che gli zingari siano degli emarginati da eliminare e altre amenita' di questo tipo (insomma, sarei simile ad un berlusconiano). Naturalmente non esiste una morale assoluta. La morale e', almeno in parte, il prodotto della cultura, che a sua volta dipende da come la societa' e' modellata dalla Storia. Se Hitler avesse vinto la guerra, forse la penserei in modo diverso. Ma ora sono qui. Hitler ha perso la guerra e (di conseguenza) la penso in questo modo.

Taleb ce l'ha in particolare con i trader finanziari (lui stesso fu trader). Perche' il loro compito e' consigliare l'investitore facendo proiezioni probabilistiche su quel che succedera' in futuro. Il rischio maggiore in un investimento sara' ricompensato con un maggiore guadagno se le cose vanno bene, mentre viceversa, se si accetta un guadagno minimo si ha il vantaggio di non essere costretti ad accettare un rischio grande. L'errore commesso dai trader (tutti i trader) e' di non prendere in considerazione (anche se e' piuttosto evidente) il fatto che il rischio finanziario appartiene all'Estremistan, mentre viene misurato dai trader con delle leggi gaussiane. In altre parole il trader dice che se non ci sono degli eventi ecclatanti che scombussolano ogni tipo di previsione, si puo' misurare il rischio e quindi determinare il guadagno. Il problema e' che gli eventi eccezionali avvengono, e il trader in questi casi si e' giocato i soldi dell'investitore, non i propri. Sarebbe come dire che domani probabilmente ci sara' il sole. E' evidente che si ha una relativa certezza se si omette di prendere in considerazione la possibilita' che domani piova.
Meglio sarebbe, allora, utilizzare leggi mandelbrotiane (che modellano meglio gli eventi dell'Estremistan), il che, in soldoni, significa ammettere di non saperne molto ma di descrivere la situazione per quella che e': cioe' che non si possono fare previsioni attendibili. Il che non significa non investire nell'Estremistan, ma di essere coscienti che tutto cio' che si investe puo' essere totalmente perso, a prescindere dal rischio calcolato da un sedicente trader. Taleb consiglia di investire in titoli sicuri (ad esempio i titoli di stato) la maggior parte dei propri soldi (si guadagna poco ma non si perde niente), e invece di investire nell'Estremistan una quantita' piccola di soldi che si e' disposti a perdere totalmente. Gia', perche' a fronte di eventi estremi (cigni neri) negativi che possono farci perdere tutto, ci sono cigni neri positivi che possono raddoppiare, decuplicare, centuplicare i nostri investimenti. Sempre che uno abbia soldi da investire nei mercati finanziari. E che voglia fare una cosa del genere. Va be'... non e' il mio caso, ma accetto la storia dei mercati finanziari come esempio.
Il trader descritto da Taleb somiglia un po' al mio datore di lavoro (ed in generale alla classe dirigente degli imprenditori). Mi e' sempre stato detto che l'imprenditore puo' godere di determinati benefit dalla societa' (maggiore ricchezza, vita di agi...) in cambio del rischio che deve correre. Viceversa il lavoratore non puo' arricchirsi a dismisura, ma non deve nemmeno sopportare il rischio di perdere tutto.
Salvo pero' il fatto che possono anche succedere degli imprevisti che, come dice la parola stessa, non sono previsti (e che, a dispetto di ogni incoerenza semantica, evidentemente non sono ritenuti parte del rischio corso dall'imprenditore). In quei casi l'imprenditore non ci vuole rimettere e scarica i costi della crisi sui lavoratori. In poche parole l'imprenditore ricco accetta "suo malgrado" il rischio accrescere il suo potere e la sua ricchezza nei periodi di vacche grasse, mentre nei periodi di vacche magre e' tutta la societa' che deve pagare perche' l'imprevisto non fa parte del rischio. Il datore di lavoro, dicevo sopra, deve sopportare il rischio di perdere tutto, ma in pratica, quando davvero questa eventualita' si palesa, a finire col culo per terra e' il lavoratore (e il mio datore di lavoro e' ancora in giro in maserati!). In caso di vacche magre, anzi, l'imprenditore deve essere addirittura favorito perche' sara' solo la sua sopravvivenza a garantire l'auspicata ripresa (e quindi il bene della societa' futura).

Il problema logico del discorso di Taleb, secondo me, e' che alla fine non si capisce bene come fare a riconoscere se una determinata disciplina e' di casa in Estremistan o in Mediocristan. Sicuramente cose che hanno delle leggi fissate e conosciute sono in Mediocristan. Per esempio il gioco d'azzardo al casino' ha regole fisse. Tutti sanno quanto si puo' vincere, e quindi esistono leggi precise che sanno consigliare se giocare oppure no. Per quanto poco probabile sia la vincita di un numero fisso alla roulette, quella probabilita' e' misurabile, e quindi la legge e' gaussiana.

foto rubata a Kyknoord
Ma nella vita non tutte le cose hanno leggi fissate e misurabili. Taleb dice che nel mondo naturale le cose sono di questo tipo, ma a me pare che e' solo una conoscienza limitata che ci induce a credere che sia cosi'. Per riprendere l'esempio della statura media, il discorso fatto sopra parte dal presupposto che sappiamo con certezza che non riusciremo mai ad avere una persona alta centosettantacinque metri. Io posso anche credere che sia cosi', ma in realta' nel momento in cui dovessimo trovare una persona cosi' alta dovremmo rivedere le regole. L'esempio e' estremo, ma in realta' e' proprio cosi' che avviene.
Il "cigno nero", e' un'espressione che denota un evento straordinario che sconvolge le regole. L'espressione deriva dal fatto che nel mondo conosciuto, prima della scoperta dell'Australia, i cigni erano solamente bianchi. In Australia sono stati scoperti dei cigni del tutto uguali a quelli europei, salvo il fatto che il loro piumaggio e' nero. Prima di questa scoperta il cigno nero aveva una probabilita' di esistenza pari a zero. Pari a quella di un uomo alto 175 metri. Ma poi si e' dovuto rivedere la regola per far rientrare questo evento nella conoscienza umana.
Detto fra noi, io credo veramente che non esista un uomo alto 175 metri, soprattutto perche' penso che non potrebbe passare inosservato. Ormai il mondo e' stato tutto scoperto, se esistesse un uomo del genere, qualcuno l'avrebbe visto e l'avrebbe riferito ai media. Il che equivale a dire che l'evento uomo-di-175-metri e' impossibile perche' l'intero insieme di dominio e' gia' conosciuto. Se pero' fossimo nei tempi in cui ampie porzioni di mappamondo erano ancora ricoperte dalla dicitura "hic sunt leones", non potremmo affatto escludere il caso (Johnatan Swift docet).
Ma qui nasce un interessante problema gnoseologico. Cioe', se la categoria consciuta come "cigno" e' descritta in modo sufficiente e necessario da un numero di caratteristiche tra cui il colore bianco del piumaggio, come si colloca la scoperta di un campione che ha tutte le caratteristiche richieste tranne quella pur necessaria del piumaggio di colore bianco? Perche' diciamo che il cigno nero sia in effetti un cigno? Perche' ha il collo lungo, le zampe palmate e il becco piatto?... ma se un giorno trovassimo un "coso" identico ad un cigno, ma con il collo corto, con le zampe non palmate e con il becco a punta, lo chiameremmo comunque "cigno"? La domanda e' "che cosa fa di un cigno un cigno?" (e che cosa ce lo fa riconoscere come tale?) Eppure un cigno nero lo riconosciamo come cigno, mentre una papera bianca (molto simile ad un cigno, salvo che ha il collo piu' corto) la riconosciamo immediatamente come un non-cigno.
In biologia esiste un metodo che discrimina una specie da un'altra (e quindi non discrimina tra razze diverse della stessa specie). Cioe', se due individui di sesso diverso sono in grado di generare figli fertili, i due individui appartengono alla stessa specie. Il cavallo e l'asino ad esempio, sono due speci diverse perche' anche se sono in grado di generare figli "ibridi" (il bardotto e il mulo), tali figli non sono fertili. Tuttavia questa (ragionevole ma artificiosa) regola non ha niente a che vedere con il problema gnoseologico. Se anche ammettessimo che il cigno bianco e quello nero appartenessero a speci diverse, comunque continueremmo a considerarli entrambi cigni. Perche'? Boh!

Taleb dice che il fatto di non avere conoscenza di un determinato evento non ci deve fare escludere la possibilita' che esso si realizzi. Cioe', non dovremmo escludere a priori l'esistenza del cigno nero prima di vederne uno (a questo punto sarebbe interessante chiedersi - perche' no? - se non esista anche un cigno blu o un cigno a pois, o un cigno con tre zampe o un cigno alto 175 metri). Il punto e' che nella vita quotidiana ci fa molto comodo riconoscere un cigno come tale, perche' se abbiamo fame cerchiamo di catturarlo e farlo arrosto. Confonderlo con uno scarpone ci farebbe correre il rischio di finire per mangiarci uno scarpone. Ci fa comodo sapere che un serpente e' un serpente, perche' se ci avviciniamo troppo ci morde e ci avvelena. Ci fa comodo sapere che un albero e' un albero perche' se tagliamo il tronco a fette possiamo accenderlo e ottenere un bel fuoco che ci fa comodo sapere che e' fuoco perche' ci riscalda (si provi a fare la stessa cosa con un cigno!)
Non so perche' un cigno e' un cigno indipendentemente dal colore delle sue piume. Ma fa niente. Se dovessi incontrarne uno nero potrei non distinguerlo come tale oppure potrei riconoscerlo come caso particolare, ma cio' non toglie che il concetto di cigno (insieme a tutti gli altri concetti) mi sia utile per poter vivere in questo mondo.

2 commenti:

Isa ha detto...

Ciao.
Ho scritto un commento immenso ma è sparito. Mi dispiace.
Ma sono testarda e provo nuovamente, ma solo per dirti che sto leggendo un libro di uno spagnolo che parla anche di Taleb ma spacialmente del nostro cervello, credo che è interessante per capire meglio la tese di Taleb.
http://www.eduardpunset.es/libros-2/page/2
Lasci l'indirizzo con il libro in spagnolo. Io sto leggendo una edizione di Portogallo (sono brasiliana).
Un saluto

giovanna ha detto...

Uuh, mi fai leggere leggere... :-))
Dai scherzo. Interessante post!
Non male "insomma, sarei simile ad un berlusconiano" !
Concordo abbastanza con le tue considerazioni. E mi rincresce il fatto che non sempre il valore educativo della Storia sia confermato.
Per quanto riguarda la matematica dell'incerto e il suo scarso insegnamento ... questo video mi è piaciuto:
http://www.ted.com/talks/lang/it/arthur_benjamin_s_formula_for_changing_math_education.html

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