lunedì 14 gennaio 2013

Il dramma della disoccupazione giovanile


Il tasso di disoccupazione in Italia e' dell'8.8% per le persone tra i 25 e i 70 anni. Questo dato sale al 37.1% per i minori di 25 anni.
Quando vedo certi numeri mi viene subito l'istinto di cercare una interpretazione diversa da quella piu' ovvia, perche' spesso succede che il primo impatto con i numeri porti ad immediate conclusioni che ad una analisi piu' approfondita risulterebbero fuorvianti. Ad esempio io, a 24 anni frequentavo l'universita' e non lavoravo. Non trovavo lavoro perche' non lo cercavo, e non lo cercavo perche' mi occupavo a tempo pieno d'altro. Questo faceva di me disoccupato? Boh. Tutto dipende da cosa si intende per "disoccupato".

Comunque la vogliamo mettere, pero', il numero e' impressionante. Il 37% dei giovani sono disoccupati.
Arriva la crisi economica e a rimetterci e' l'occupazione dei giovani. Perche'?

A me pare piuttosto ovvio.
Io, che non sono piu' giovane, ho un lavoro sostanzialmente grazie a due fondamentali ragioni:
1) ho avuto il lavoro quando non c'era crisi.
2) quando ho avuto il lavoro si assumeva a tempo indeterminato, e quindi quando e' arrivata la crisi non l'ho perso.
Sono iscritto a diversi motori di ricerca, e vi assicuro, il numero di offerte "credibili" e' diminuito drasticamente dal 2008. Direi che grosso modo ora ce n'e' un cinquantesimo di prima.
E di queste poche offerte "credibili", solo una minima parte lascia le porte aperte ad un eventuale contratto a tempo indeterminato.

I giovani disoccupati cercano un lavoro perche' non ce l'hanno. Non ce l'hanno perche' da quando hanno cominciato a cercarlo non l'hanno mai trovato, oppure perche' ce l'avevano e poi l'hanno perso.
Quelli che hanno perso il lavoro e' perche' non erano assunti a tempo indeterminato.

E' chiaro che l'articolo 18 non e' mai stato uno scudo sufficiente a proteggersi dalla disoccupazione. Se l'azienda presso cui lavoro fallisse, io perderei il mio lavoro comunque. Ma e' abbastanza evidente che, prima di fallire, l'azienda si sbarazzerebbe prima dei lavoratori precari. Siccome la diffusione del precariato e' una moda degli ultimi anni, capita che i lavoratori precari meno tutelati siano proprio i giovani.
Anche perche' piu' passa il tempo in cui il lavoratore precario cerca un posto a tempo indeterminato, e quindi piu' invecchia, piu' ha probabilita' di trovarlo.

Il problema non e' tanto non nello sporcarsi le mani con un lavoro umile. Io stesso, subito dopo la laurea, avrei volentieri buttato tutto al vento per andare a fare l'agricoltore. Oggi penso che l'agricoltore sia un mestiere molto piu' edificante dell'informatico. Piuttosto penso che si e' "choosy" riguardo ai soldi che si mettono in tasca. E mi pare sia ragionevole esserlo.
Leggevo da qualche parte che in Italia c'e' particolare carenza di lavoratori in alcuni campi, ad esempio la panificazione. Cavoli, ho pensato, mi piacerebbe proprio fare il fornaio. Ma poi ho pensato che avrei dovuto spaccarmi la schiena per fare un lavoro molto duro che mi rende la meta' di quello che faccio adesso! Cominciate a pagare di piu' i fornai, e allora vedrete che i giovani d'oggi non sono piu' tanto "choosy"!

D'altro canto ci sono delle questioni che mi fanno pensare che la disoccupazione giovanile sia un po' meno grave che quella in eta' piu' avanzata (naturalmente se fossi un giovane disoccupato la penserei in modo diverso).
Un giovane infatti puo' trovare piu' facilmente un lavoro (magari in un campo che non si adatti a quello che sta cercando). Se il mio amico F, fresco di laurea in ingegneria, fosse ridotto al lastrico, credo avrebbe qualche possibilita' di andare a fare il garzone del barbiere. Naturalmente non e' un lavoro che gli porterebbe esperienza come ingegnere, ne' e' molto remunerativo, ma e' sicuramente meglio di niente. L'unica ragione per cui non ho fatto l'agricoltore e' stata che qualunque lavoro come informatico mi avrebbe reso di gran lunga di piu'. Chiaramente allora era facile trovare lavoro come informatico. Adesso non sarebbe piu' la stessa cosa.

Ho una famiglia e un mutuo. Il mio lavoro e' l'unica mia fonte di reddito. Se perdessi quello perderei la possibilita' di mantenere la mia famiglia e di coprire il mutuo, e quindi perderei la casa. E il barbiere non mi assumerebbe mai come garzone, sulla soglia dei 50 anni d'eta'.

Chiaramente queste non sono motivazioni sufficienti per giustificare la disoccupazione di oltre 1 giovane su 3. Il problema va affrontato in modo serio.
Giocando un po' sui dati di questo sito ho constatato che la disoccupazione, che e' sempre stata, per i giovani, ad un tasso molto maggiore che per i meno giovani, e' dal 2008 che ha una salita davvero vertiginosa, mentre la salita dei meno giovani e' piu' contenuta.
Se poi guardiamo il grafico di Stati piu' virtuosi, notiamo che in Germania il tasso di disoccupazione e' addirittura diminuito, in questi ultimi anni.

Io credo che sia drammatico che i giovani siano cosi' maggiormente penalizzati dalla crisi, e credo che la Politica debba fare qualcosa.
Credo pero' che non bisogna farsi ingannare dai trucchi proposti da alcuni politici. Eliminare i diritti dei lavoratori significa rendere possibile il trasferimento del lavoro dai vecchi ai giovani, e quindi dare piu' opportunita' di lavoro ai giovani. Ma questo non risolve il problema della disoccupazione. Anzi, lo aggrava, perche' ne estende gli effetti anche agli occupati. Il trucco sarebbe aumentare i posti di lavoro per i giovani, senza diminuirli per i vecchi.

Io francamente non riesco proprio a capire Monti quando si scaglia contro quel "conservatore" di Vendola. Che cosa c'e' di tanto orribile, per una Repubblica fondata sul Lavoro, dove l'unica fonte di reddito dei cittadini onesti e' il lavoro, difendere i diritti dei lavoratori?

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