mercoledì 13 febbraio 2013

Se sbalio, mi corigerete!


E' da quando ho cominciato a ragionarci sopra, da ragazzo, che della religione (cattolica) non mi frega niente. Di conseguenza non mi importa nulla nemmeno del Papa.
Il motivo principe per cui le cose stanno cosi', e' che non credo in Dio. Nel senso che non credo che esista alcun dio.
Si potrebbe spostare il problema su un piano filosofico, obiettando che alla fine chiunque deve per forza credere in qualcosa, perche' il fatto stesso di credere (o di non credere) presuppone l'ammissione dell'esistenza cartesiana, e se qualcosa esiste, be', quel qualcosa o e' dio o e' stato creato da dio. Dipende dalla definizione che si vuole dare di dio.
Pero', comunque la mettiamo, non si tratta di un dio tipo quello cattolico. Non esiste nessuno, per me, dotato di libero arbitrio che svolga coscientemente l'attivita' di creatore onnipotente.
Quindi la Chiesa cattolica non ha alcun senso, ne' tanto meno il ruolo del Papa.

"Quando nascono sono tutti belli, quando muoiono sono tutti buoni" e' un adagio, opportunamente tradotto dal dialetto, che si usa dalle mie parti. I neonati non sono granche' belli, eppure quando ce ne troviamo uno davanti, di fronte all'enormita' dell'incontro con una nuova vita umana, siamo portati ad ammirarne l'infinita bellezza. Allo stesso modo, di fronte alla morte di qualcuno, per ragioni analoghe, vogliamo solo ricordarne gli aspetti positivi, anche se magari si trattava di un gran pezzo di stronzo.
Questo papa non e' morto, ma credo che l'adagio valga allo stesso modo.

Se pero' penso a quel che ha fatto e detto, a livello politico, mi viene in mente quando ha affermato che i politici che promulgano leggi a favore dell'aborto sono passibili di scomunica. Notare, non si scaglia contro coloro che abortiscono, ma contro i politici che glielo consentono. Come a dire che la colpa non e' di chi commette il peccato, ma di chi gli da' la liberta' di farlo. Se io fossi contrario all'aborto (in parte lo sono), non me la prenderei certo con chi concede la liberta' di praticarlo, ma contro chi lo pratica. Anzi, il fatto che ci sia liberta' rafforza la decisione etica di non farlo.
Evidentemente a me, che non credo in dio, la scomunica farebbe solo sorridere, ma il ricorso ad una punizione estrema come la scomunica, mi pare degno di nota.

Ricordo anche la vicenda dei preti pedofili, contro cui il papa si scaglia, consegnandoli alla giustizia civile (mah... questa cosa mi sembrerebbe ovvia... perche' dovrebbero sfuggirne?). Per essi, pero', niente scomunica. Cioe', i bambini bisogna farli nascere per forza, ma una volta nati, se proprio vogliamo abusare, si tratta di subire solo la giustizia civile.

Anche le nozze gay non gli piacciono, al Papa. Certo, la sua visione e' che il matrimonio, e quindi il rapporto sessuale, sia finalizzato alla procreazione, e cio' esclude le coppie gay. Ma mi pare pura ipocrisia invece evitare di notare che, tra le coppie eterosessuali (sposate o no), il numero di gravidanze e' di gran lunga inferiore al numero delle rapporti sessuali (grazie al cielo!).

E il preservativo? Il papa dice che non risolve, bensi' aumenta il problema dell'AIDS. Naturalmente cio' sarebbe vero se l'alternativa che si propone fosse l'astinenza, e non il rapporto sessuale non protetto. Certo, l'astinenza risolverebbe il problema dell'AIDS alla fonte. Un po' come dire che quando hai sete, piuttosto che bere, e' meglio spararti un colpo in testa, cosi' risolvi il problema una volta per tutte.

Mah, a me del papa non e' mai fregato niente, ma mi stava decisamente piu' simpatico Giovanni Paolo II che, con umilta', nelle sue prime parole da papa tiro' un calcio netto contro duemila anni di infallibilita' pontificia.
Forse anche questo papa non e' stato del tutto infallibile...

6 commenti:

Matafione ha detto...

La definizione di Dio di Cartesio è fallace e ci pensò già Kant a confutarne le deduzioni logiche nella "Critica della ragion pura". Ho sempre pensato che in base a questo ragionamento sia dimostrata l'esistenza di Superman o del mostro di Lochness.

Sono d'accordo con te con quanto dici sul papa. Adesso che si è dimesso tutti gridano alla positività all'interno della Chiesa, ma a me pare che niente cambi. E sicuramente non è cambiato molto con Benedetto XVI; almeno non in senso progressista, come si vorrebbe far credere.

dario ha detto...

:-) la digressione filosofica si riferiva ad una discussione ai tempi del Liceo con il prof di Religione che si faceva bello con argomenti del genere.
Alla mia affermazione che non credo che Dio esista, aveva controbattuto che devo pur credere in qualcosa.
Ed aveva ragione. La mia presa di posizione si basa sul fatto che esista un soggetto pensante (l'io) che per logica non posso eludere.
Questa esistenza puo' essere presa come seme per la costruzione di una epistemologia del mondo.
Naturalmente a questo punto puoi chiamare l'Essere "Dio" oppure no. Sta di fatto che una tale definizione non ha niente a che vedere con il Dio cristiano.

:-) ma in fondo era solo una divagazione... E' stato bello discuterne con il prof di Religione al liceo, ma sono passati piu' o meno trent'anni, da allora

Matafione ha detto...

Anch'io, fino a un anno fa, disquisivo allegramente di questioni filosofiche e sociali con il mio professore di religione. Una persona che, pur avendo idee assai differenti dalle mie, stimo molto. Strano per essere un cattolico.

Le affermazioni cartesiane che riporti mi sembrano poco valide e confutabili. Provo a dire la mia. Non è vero che bisogna necessariamente credere in qualcosa; almeno non se si intende "credere" nell'accezione comune. Se mi baso sui miei sensi e sul ragionamento non ho delle credenze specifiche a cui appellarmi, se non quella di fidarmi dei miei organi percettivi. Il soggetto pensante esiste (è innegabile), ma perché identificarlo con l'Essere? L'essere parmenidiano è solo un modo per giustificare la realtà, la quale non credo abbia bisogno di essere giustificata. Oltretutto l'asserzione per cui l'epistemologia del mondo derivi esclusivamente dall'io è ciò su cui si basa tutta la filosofia hegeliana, secondo cui l'Io è anche Dio. Ma non credo sia questo il tuo pensiero.

dario ha detto...

Ehi, Amico, non ti infervorare... era tanto pour parler...

Mi piacciono 'sti argomenti, ma come avrai potuto constatare, non mi sento in grado di discuterli. Si tratta solo della mia modesta visione del mondo.

L'io esiste. Infatti posso immaginare tutto il mondo come una proiezione dei miei sensi.
Ho letto molto tempo fa un romanzo affascinante di cui non ricordo i connotati, che racconta di un cervello le cui terminazioni nervose (cioe', alla fine, gli organi sensoriali) erano gestiti da un computer, e quindi l'io viveva in un universo del tutto finto, mentre quello vero, di universo, era per quell'io impossibile da percepire.
Ebbene, chi ci dice che anch'io, dario, qui ed ora, non sia solo un cervello, e il dolore alla spalla che provo solo un'illusione, cosi' come e' un'illusione la tastiera su cui scrivo e il video che guardo, gli occhiali che ho sul naso e il resto dell'universo? Nessuno. Posso dubitare dell'esistenza dell'universo. Ma di una cosa sono certo. Che esisto. Mettila come vuoi, ma se comincio a dubitare del fatto che esisto entro in un circolo vizioso, perche' la constatazione della mia non-esistenza presuppone la mia esistenza.

Poi c'e' da definire che cosa significa "esiste". Ma sta di fatto che qualcosa significhi.

Nota che questo significa che io esisto, ma non dice assolutamente nulla sul fatto che tu esista. Tu, come ogni altro particolare dell'universo.

Come dicevo gia' nel testo del post, poi, una volta stabilito che qualcosa esiste (io), risalire alla definizione di dio e' tutto un'altro paio di maniche. Ma se mi immagino un mondo in cui esiste una sola cosa che occupa tutto il tempo e tutto lo spazio... anzi, che esiste al di fuori del tempo e dello spazio e contiene anche questi due concetti (difficile da immaginare, invero). Insomma, un'esistenza che comprende solo l'io e non esclude nulla (ed in effetti e' proprio cosi', perche' se dubito della tua esistenza e non posso dubitare della mia significa che come minimo, nel mio universo percepito, abbiamo due livelli di esistenza diversi. Uno e' l'io senziente e l'altro quello percepito), allora se proprio dobbiamo definire in questo universo "dio" qualcosa, quel qualcosa non puo' che essere l'io.
Io sono dio perche' creo l'universo che percepisco.

Ovviamente, niente a che vedere con l'io cristiano

Matafione ha detto...

Non mi sono affatto infervorato: mi fa piacere avere queste conversazioni (raramente si trova chi è disposto a sostenerle). Mi dispiace se ti ho dato tale impressione; è solo che essendo uno studente di filosofia è un po' il mio campo da gioco. Non nel senso che ne sappia più di te o che abbia più probabilità d'aver ragione; sono però questioni che affronto (purtroppo) quotidianamente sui libri e mi piace condividerle.

Adesso non ho tempo per rispondere esaurientemente, ma mi riprometto di farlo dopo. Sappi, però, che sei uno sporco hegeliano :)

dario ha detto...

Visto che sei studente di Filosofia (anche se, a diciannove anni, direi che sei solo all'inizio), sei molto piu' preparato di me in materia. Spero quindi che il livello dei miei discorsi non sia troppo basso per le tue aspettative :-)

Io ho abbandonato la filosofia alla maturita'. Mi ha sempre affascinato, come branca del sapere, e infatti, dopo la prima laurea, mi sono iscritto per la seconda appunto alla facolta' di Filosofia. Purtroppo poi non ho trovato il tempo e l'energia per proseguire dopo i primi sei mesi di corso, e non ho dato alcun esame (anche se, tecnicamente, non mi sono mai ritirato).
Quindi la mia cultura a riguardo non e' mai andata oltre (anzi, col passare degli anni, anche i ricordi del liceo si assottigliano).

Ti leggo comunque con piacere.

;-) non so se sono uno (sporco) hegeliano. Una volta probabilmente sapevo pure che significasse, ora di Hegel mi ricordo solo il nome.