
 Jorge Luis Borges
 
  
Immaginiamo una biblioteca costituita da diverse stanze tutte uguali.
Ogni stanza e' esagonale. Su cinque delle sei pareti ci sono cinque mensole di 
scaffali, ognuna delle quali contiene esattamente 32 libri, apparente non 
organizzati secondo alcun ordine. In totale ci sono quindi 5*5*32 = 800 libri 
per ogni stanza.
In mezzo all'esagono c'e' una bocca d'areazione, delimitata da una balaustra, 
che fa somigliare la stanza ad una balconata. Ai piani di sotto e di sopra ogni 
stanza ce ne sono altre identiche.
Nella sesta parete ci sono gli accessi: una porta per il bagno, una per un 
locale dove riposare, un corridoio che porta ad una stanza esattamente identica 
allo stesso piano e una scala a spirale che gira attorno alla stanza e consente 
di cambiare livello.
Quale sia, dei sei, il lato degli accessi, e' potenzialmente diverso tra i 
piani. Se ad esempio in una stanza si tratta del lato verso ovest, al piano 
superiore potrebbe trattarsi del lato ad est.
La gente che vive in questa biblioteca non ha mai visto il pianterreno o 
l'ultimo piano o la stanza piu' ad est o piu' ad ovest. Diverse filosofie si 
sono sviluppate a riguardo. Alcune prevedono un'infinita' di stanze, altre 
invece ipotizzano un inizio e una fine, comunque tutte focalizzate alla 
soluzione del problema di che cosa ci sia fuori dalla biblioteca. E' evidente 
infatti che dalla biblioteca non si esce mai. Gli abitanti della biblioteca 
infatti nascono, crescono, invecchiano e muoiono nella biblioteca.
I dettagli sulla vita nella biblioteca li possiamo trascurare. Giusto a titolo 
di esempio, le prime domande che mi sono fatto, leggendo il libro, sono:
- dove trovano da mangiare e da bere? - nel racconto non c'e' menzione a questo 
problema.
- dove buttano i rifiuti (ed i cadaveri)? - Per questo, pare che utilizzino la 
bocca di areazione. Il libro menziona il fatto che ci sia un alto numero di 
suicidi, ad esempio, di persone che si scaraventano nel baratro oltre il 
parapetto. Non mi e' pero' chiaro come sia possibile che non ci sia un immenso 
flusso di cadaveri e rifiuti provenienti dai piani superiori. Forse questo 
flusso non e' stato descritto perche' giudicato un particolare non 
esteticamente apprezzabile.
Anche i libri, come le stanze della biblioteca, hanno un formato fisso. Ogni 
volume e' costituito esattamente da 410 pagine, ognuna delle quali contiene 40 
righe, ognuna delle quali e' formata da 40 caratteri. Si puo' quindi 
considerare un libro come una sequenza di 40*40*410 (=656000) caratteri. Sulla 
costola della copertina ci sono delle diciture, ma, almeno all'apparenza, 
scorrelate dal contenuto del libro.
Per finire, anche l'alfabeto utilizzato per la scrittura del libro e' 
rigidamente determinato: i caratteri disponibili sono infatti 25, compreso lo 
spazio bianco. Perche' proprio 25? Be', immagino che Borges, poiche' Argentino, 
abbia pensato all'alfabeto spagnolo, con il quale poteva esprimere qualunque 
parola, supposto di scrivere i numeri a parole.
E' chiaro che una sequenza di lettere e spazi bianchi equivale ad una sequenza 
di parole. E una sequenza di parole e' una storia, che puo' essere contenuta in 
un libro con quel formato. Ho pensato che la lunghezza del libro non influenza 
la possibilita' di contenere una intera storia, perche' se la storia fosse piu' 
corta di 656000 caratteri, si potrebbero immaginare le ultime pagine piene di 
spazi bianchi, se fosse piu' lunga si potrebbero ipotizzare ulteriori volumi 
che contengano il seguito.
Un formato del genere e' in grado di esprimere qualunque storia sia mai stata 
scritta o sara' mai scritta in futuro. Ma e' anche in grado di rappresentare 
anche sequenze di parole senza senso, come "aslkhjgop owi lkj fkjhd apoig poi 
pkj asdlhj glkfj". Senza senso, o con un senso in qualche altra lingua 
esistente, o in qualche lingua che ancora non esiste o che e' esistita in 
passato. Oppure un condensato di errori di stampa su una frase di senso 
compiuto.
Se la biblioteca contenesse una sola volta tutti i libri in questo formato, 
dovrebbe contenerne 25
656000... vi risparmio i conti, viene poco 
meno di 4.5*10
917048, che, espresso a parole viene "450 miliardi di 
miliardi di miliardi..." con la parola "miliardi" ripetuta 101894 volte.
Dividendo per il numero (800) di libri per stanza, otteniamo il numero di 
stanze della biblioteca necessarie, che e' evidentemente un numero altrettanto 
spaventosamente grande. Tanto che, se paragonato alle capacita' dell'uomo, 
appare praticamente infinito.
E' evidente che, avendo a disposizione un tale numero di libri, la probabilita' 
di imbattersi proprio in quello che si sta cercando e' praticamente nulla. Ma, 
non solo! Praticamente nulla e' anche la sola probabilita' di imbattersi in un 
libro che abbia senso compiuto, qualunque esso sia, o semplicemente che 
contenga qualche frase di senso compiuto nascosta in una accozzaglia di lettere 
apparentemente casuali.
La vita nella biblioteca e' tutta rivolta a trovarne un senso, cioe' a trovare 
un significato nei libri, a dare una semantica o almeno una sintassi alla 
sequenza grammaticale.
Alcune correnti di pensiero sono nate nella Biblioteca. Particolarmente 
affascinante ho trovato quella di coloro che rifiutano l'alienazione dei libri, 
e ne gettano, come gesto dimostrativo, grandi quantita' nella bocca di 
areazione giu' per il parapetto. Alcuni sostengono che sia un sacrilegio, 
perche' puo' darsi che un libro con qualche significato sia tra i libri che 
vengono cosi' distrutti, ma altri non si danno tanta pena, perche' sostengono 
che per ogni libro di senso compiuto distrutto, rimangono ancora ben conservati 
miliardi e miliardi di libri nella biblioteca che differiscono solo per qualche 
lettera, come se ci fosse qualche errore di stampa che non compromette il 
significato.
Un'altra filosofia interessante e' quella che suppone l'esistenza di stanze 
diverse o di libri diversi, che non seguano le regole definite. C'e' infatti 
chi trascorre l'intera esistenza alla ricerca di un catalogo, cioe' di un libro 
particolare che spieghi eventuali regole di organizzazione degli altri, e che 
aiuti a trovare un libro significativo.
Oppure che esista una stanza, invece che esagonale, circolare, e invece di 
contenere i libri affiancati sugli scaffali, contenga un unico libro enorme, 
appoggiato all'unica parete circolare. Tale libro avrebbe una costola circolare 
e nessuna copertina. Conterrebbe il significato della Biblioteca, ma sarebbe 
impossibile sfilarlo dallo scaffale per poterlo consultare.
Questo e' un po' il riassunto, farcito di interpretazioni mie, di "La 
biblioteca di Babele", uno dei 14 racconti (8 nella prima parte, 6 nella 
seconda), di cui si compone il libro Finzioni.
E' quello che mi e' piaciuto di piu' per l'irrealta' e la semplicita' del 
paradosso, ma anche per descrizione concreta dell'angoscia dell'uomo, alla 
ricerca di un significato, proprio come noi, uomini e donne reali in un mondo 
reale, ma a volte incomprensibile, alla perenne ricerca di un significato, 
qualunque esso sia, che dia un senso al nostro essere al mondo.
Ho trovato la lettura di questi racconti abbastanza facile, fluida ed 
intrigante, anche se, leggendo sulla Rete commenti di altri, presuppone una 
conoscenza dell'opera di alcuni filosofi che io non ho.
Grazie a charlesblake
 per l'immagine che ho rubato.