Chi l'avrebbe mai detto? Daniel Pennac, il professore, da ragazzo era un
somaro.
Ma non un somaro genio, come Einstein, che andava male a scuola perché
aveva qualcosa di più importante e creativo per la mente. Un somaro
perché non riusciva a
capire.
L'autoanalisi a posteriori di questa esperienza aiuta il professor Pennac a capire il metodo di
insegnamento salva-somari. Che, in effetti, non sembra una gran rivelazione.
Bisogna semplicemente immedesimarsi nel somaro e trovare uno stimolo per lui,
visto che lui di stimoli, da solo, evidentemente non ne sa trovare.
Il problema è che meno uno capisce, più viene indotto a
continuare a non capire, perché in realtà non viene aiutato dalla
scuola a capire ma viene accusato di non impegnarsi, o addirittura di
farlo
apposta.

Daniel Pennac
Il ragazzo non lo fa di certo apposta (mica scemo!), anzi,
cerca di trovare il modo di capire. Ma, se non viene guidato, il suo percorso
sarà coronato da insuccessi tali da fargli credere di essere
troppo stupido per capire. E questa presunta stupidità lo scoraggia al punto di
rinunciare ad applicarsi, ché tanto non
capirà mai.
Per il professore, lo stereotipo dello scolaro è il ragazzo
intelligente, che capisce subito al volo, e che quindi con curiosità
pone domande intelligenti. Quello che, entusiasta della lezione studia e sarà
preparato alla lezione successica.
La funzione propria della scuola
però, non dovrebbe essere applicata soltanto a quel ragazzo, ma
soprattutto al somaro. Quello che non studia perché non ha nemmeno
capito
come si fa a studiare. In una scuola dove il professore si sente
gratificato dal facile successo con lo scolaro intelligente, non c'è spazio
per il somaro, il quale quindi si sentirà escluso. Proprio lui che
invece avrebbe più bisogno della scuola!
Il processo di crescita intellettuale consiste (anche) nell'accettare le
regole. Ma accettare passivamente le regole non significa affatto crescere! Di conseguenza
un metodo educativo basato sull'imposizione delle regole regole e' destinato a fallire.
E per questo, dice
Pennac, serve una cosa che suona quasi come una bestemmia, in ambiente
pedagogico:
l'amore.
Nella mia carriera scolastica non ero un somaro. Non in tutto. Anzi, in alcune
materie ero molto bravo. Direi che su di me si poteva addirittura applicare lo
stereotipo di cui sopra: intelligente e critico. Però in altre materie non riuscivo, e le
motivazioni erano esattamente quelle descritte da Pennac nel suo libro. Se
avessi avuto qualche insegnante che mi indicasse la via per Storia e
Letteratura avrei avuto la vita più semplice. Queste materie ora mi
stimolano. Sono in grado di capirle! Solo che allora non lo sapevo di esserlo. E non lo sapevo
perché nessuno me l'aveva mai detto.
Ricordo ora la prof di Italiano e Latino e quella di Inglese (ero molto bravo
in lingua latina, e avevo una buona proprietà di linguaggio inglese, ma
la letteratura, italiana, latina o inglese che fosse!!!!). Ricordo anche la prof di Storia e Filosofia. Che pena!
Quest'ultima, in particolare, era completamente negata nell'insegnamento
(secondo i canoni di Pennac), ma il suo entusiasmo per le materie che insegnava
si poteva quasi toccare in ogni sua lezione. Io non capivo, ne' in Storia, ne'
in Filosofoa. Poi un bel giorno, nell'ora di Filosofia fui interrogato su
Pascal (che ora ho dimenticato del tutto). Ricordo che quel giorno, invece di tentare di ripetere la lezione come un
pappagallo, decisi di
sostenere con forza il mio punto di vista (ne avevo sempre uno -silenziosamente-, peccato non
fosse mai quello ortodosso). Che tanto avrei comunque preso un brutto voto, tanto valeva
sfoderare l'orgoglio. Ricordo l'espressione sorpresa ed incredula della prof
alla scoperta della mia mente critica. All'inizio sembrava addirittura
condannare la mia superbia, ma poi, con lo svolgimento dell'interrogazione, la
sua convinzione che io fossi un cretino cominciava a sgretolarsi. Ricordo che
fece intervenire anche il secchione della classe, ed allora è diventata
una discussione tra me e lui, sotto gli occhi sconcertati dei compagni di
classe. È stato il mio primo voto buono in Filosofia. Il primo di una
lunga serie.
Questo episodio mi ha sicuramente aiutato nella media per Filosofia, ma non ha
modificato in nulla le mie sorti in Letteratura (italiana, latina o inglese) ne' in Storia. In quelle
continuavo ad essere un somaro. Però è servita ad accrescere un
po' l'autostima. Ho capito che, se volevo, potevo farcela.
Ma l'ottusità delle prof di Inglese e di Italiano e Latino, addirittura
della stessa prof di Storia e Filosofia non avevano pari: il mio successo in
Filosofia dimostrava palesemente, a questo punto, che io ero un somaro
perché non mi applicavo.
Facevo apposta! Neanche da prendere in considerazione
l'idea di aiutarmi!
Sarebbe stato bello avere un professore come Pennac.
"Diario di scuola" [
"Chagrin d'école"] è sostanzialmente la descrizione del metodo
educativo, applicabile al ruolo del professore, ma secondo me anche a quello
del genitore. A volte il flusso del libro cade un po' nella semplificazione:
non credo che il mondo docente si possa dividere chiaramente in buoni e
cattivi, e non credo nemmeno che la "somaraggine" sia così facilmente
identificabile ed isolabile. Il mondo della scuola ed in generale dei giovani
è più complicato di come lo descrive Pennac. Però secondo
me è un libro che val la pena di essere letto. Gli ex somari possono
smettere di sentirsi soli nella loro somaraggine e riscoprire che si tratta di
esperienze vissute anche da altri. Genitori ed insegnanti possono essere
guidati nel difficile compito di aiutare il somaro. Tutti gli altri possono
empaticamente constatare di essere stati solo un po' più fortunati per non aver dovuto subire questa
condizione.
E voi, eravate somari o secchioni? Oppure un po' e un po', come me?
Di Pennac ho già letto (due volte!) tutta l'esalogia (in lingua originale è una eptalogia) di Benjamin Malaussène: "Il paradiso
degli orchi" [
"Au bonheur des ogres"], "La fata Carabina" [
"La fée
carabine"], "La Prosivendola" [
"La petite marchande de prose"], "Signor
Malaussène" [
"Monsieur Malaussène"], "Ultime notizie dalla
famiglia" [
"Monsieur Malaussène au théâtre" e
"Des
Chretiens et des maures"], "La passione secondo Thérèse" [
"Aux
fruits de la passion"].
Inoltre ho letto "Signori Bambini" [
"Messieurs les enfants"], e il fumetto "Gli
Esuberati" [
"La débauche"].
Mi è piaciuto tutto cio' che ho letto di questo autore.