mercoledì 20 novembre 2013

Il bastone sulla gobba

Ho sempre creduto nella politica della Solidarieta'. Forse non e' la definizione piu' appropriata, ma quando dico di essere di sinistra, proprio questo intendo.
L'organizzazione di una societa' dovrebbe secondo me fare in modo che gli individui forti aiutino quelli deboli. Gli individui ricchi devono contribuire di piu' di quelli poveri nel sostentamento della societa', cosicche' i piu' poveri possano utilizzare i servizi collettivi in modo piu' facile. Qui sta la forza di una societa'. Insomma, volendo usare un'immagine presa dal mondo animale, credo che gli uomini debbano essere un po' come i cani, che si raggruppano in branchi per ottenere il massimo risultato per tutti con il minimo sforzo. Non certo come i gatti che invece puntano di piu' sulla forza agile ma limitata del singolo. Il vantaggio del primo tipo di societa' e' che un cane malridotto e' protetto dal branco, mentre un gatto malridotto e' destinato a fine certa.

Naturalmente non ha molto senso che in un branco di cani quelli piu' forti decidano improvvisamente di diventare gatti. Cioe', ove qualche individuo, nel percorso di raggiungimento del bene comune, si trovasse in condizione privilegiata rispetto ad altri, non e' lecito che decida unilateralmente di escludersi dalla societa'. Sarebbe un po' come cambiare le regole del gioco mentre si sta giocando, sfruttando una temporanea condizione di superiorita' ottenuta proprio grazie al rispetto delle regole.

A maggior ragione proprio coloro che governano la societa' non dovrebbero mai far prevalere loro interessi privati rispetto a quelli della societa'.

Naturalmente questo ragionamento parte appunto dalla premessa che io mi sento di sinistra, nell'accezione che ho specificato prima. L'atteggiamento di destra invece credo sia quello di confidare nel naturale assestamento del gruppo tramite il comportamento individualista dei suoi membri. Cioe', che il tentativo degli individui di ottenere il bene individuale porti inevitabilmente all'associazione. Io non ci credo, perche' penso che mentre l'unione di due potenti che perseguano il proprio interesse possa portare vantaggio ad entrambi, l'unione di un potente con un debole porti vantaggio solo al potente, visto che il debole non ha la forza di imporre il proprio interesse sull'altro.
Per questo non credo che questa strategia possa funzionare, ma ha una sua dignita'.
Il modello di destra e' enormemente piu' facile da realizzare di quello di sinistra, infatti l'individuo che vuole perseguire il proprio interesse ha la vita piu' facile, e quindi piu' probabilita' di ottenere piu' potere. Per realizzare il modello di sinistra invece ci vuole uno Stato forte che si imponga sui poteri forti per proteggere i deboli.

Semplificando molto, penso che questo sia il motivo principale per cui mi considero di Sinistra.

Ho recentemente partecipato a tre discussioni online, totalmente scollegate l'una dall'altra.

In questa sul mio blog, si e' giunti a concludere che l'uomo e' essenzialmente egoista, quindi qualunque tentativo di organizzazione statale e' del tutto artificiosa, e quindi scorrelata dalla volonta' dei cittadini (il che, in una democrazia e' contraddittorio). Le ideologie sono proprie delle minoranze e quindi non c'e' modo per cui uno stato sia governato da una maggioranza, se non tramite l'imposizione da parte dei Poteri Forti.

In quest'altra, sul blog dell'amico Lupo, il tema e' l'intercettazione telefonica che ha rivelato l'offerta di aiuto, motivata esclusivamente da amicizia, del Ministro della Giustizia verso una Privata Cittadina. La conclusione e' che, poiche' non ci sara' mai la possibilita' che tutti i cittadini godano di uguali diritti, allora e' accettabile che il sistema si basi su privilegi di conoscenze altolocate.

Infine in questa si auspica che il futuro leader del PD (e quindi, con buone probabilita' anche il futuro candidato premier della Sinistra) non sia il candidato che propone i punti programmatici migliori, ma quello piu' popolare, anche se si tratta di una popolarita' pilotata dai poteri forti e quindi dai mezzi di comunicazione. Qualunque antagonista piu' valido ma non altrettanto mediaticamente forte, sarebbe quindi da scartare, perche' non sarebbe altro che la riconferma del fatto che la Sinistra gioca sempre a perdere.

L'aspetto demoralizzante in comune a tutte e tre le discussioni e' che si e' persa la speranza che il governo di uno Stato protegga i deboli.
I deboli saranno sempre una minoranza (magari una maggioranza numerica, ma sempre rappresentati da una minoranza).
I deboli non hanno amicizie altolocate, e quindi la giustizia per loro e' un po' meno uguale per tutti.
Se anche i deboli avessero un candidato che li rappresenta, quel candidato e' destinato a perdere perche', non essendo sostenuto dai poteri forti, anche vincendo alle Primarie non avrebbe alcuna chance alle Politiche.

E allora l'unica e' abbassare la gobba e stare pronti a ricevere il bastone.

mercoledì 6 novembre 2013

Le geniali politiche agricole europee

Un paio di mesi fa me ne sono andato per una breve vacanza tra Roero e Monferrato, in Piemonte.
Percorrendo strade di campagna, l'occhio s'e' fermato interrogativo su alcune piantagioni di mais, focalizzando in particolare alcuni cartelli piantati a bordo delle piantagioni stesse che indicavano la scritta "Pioneer" seguita da un codice, e la specifica "sperimentale".
Cavoli, sembra una roba OGM, mi son detto, un po' incredulo. Ma gli OGM non dovrebbero essere vietati in Europa? E ancora di piu' in Italia?
Questo e' quel che sapevo. C'era in effetti il dubbio che qualche esperimento OGM avvenisse anche da noi, ma pensavo che si trattasse di cosa illegale, fatta un po' all'italiana. Pertanto non sembrava questo il caso: se fosse stato illegale non avrebbero messo cartelli cosi' espliciti.
Bah, l'idea di denunciare questa scoperta all'autorita' e' stata respinta dalla conclusione che non si trattasse di OGM, ma di qualcos'altro.

Ieri alla trasmissione Esteri di Radio Popolare hanno dato la gravissima notizia (che non ho trovato altrove) che e' stato approvato dal consiglio europeo l'ingresso in Europa della seconda varieta' di mais transgenico della Pioneer. O bella! E io che non sapevo nemmeno della prima varieta'! Ma quand'e' stato che si sono aperti i cancelli agli OGM? E con che autorita' lo si e' fatto?

Oggi addirittura, sfogliando Internet, ho scoperto che esiste un pronunciamento delle autorita' europee che impongono all'Italia di dare liberta' di coltivazione del mais transgenico perche' le restrizioni particolari dei singoli Stati in materia non possono valere.

In altre parole i consumatori, gli agricoltori e gli ecologisti italiani, ma anche europei, sono nettamente contrari alla coltivazione di organismi geneticamente modificati e alla distribuzione di beni prodotti con quelle tecniche, eppure sono costretti a conviverci. Perche'?

Le "colpe" degli OGM sono molte. Secondo la mia personale classifica in testa c'e' sicuramente il danno alla biodiversita'. Ad esempio il mais la cui introduzione e' stata deliberata ieri, secondo la notizia di Radio Popolare ha due caratteristiche: e' resistente ad un particolare pesticida ed e' velenoso per un particolare insetto dannoso per il mais tradizionale.

La caratteristica sviluppata per essere resistente al pesticida indica chiaramente che si intende utilizzare quel pesticida nelle coltivazioni, il che evidentemente danneggia altre forme di vita animali o vegetali, dannose o non dannose alla coltivazione del mais. Ad esempio danneggia il mais tradizionale che, evidentemente, non e' resistente a quel pesticida (altrimenti a che scopo modificarlo geneticamente?). In altre parole nei campi dove viene coltivato il mais transgenico e nei campi limitrofi non e' possibile ne' lo sara' in futuro, per qualche anno, coltivare con profitto mais tradizionale o altre coltivazioni non resistenti a quel pesticida, con grave danno per gli agricoltori che non si sottometteranno all'egemonia dei produttori di mais transgenico. L'utillizzo di quel pesticida inoltre compromettera', nei luoghi in cui viene usato, anche variteta' animali e vegetali (compreso l'uomo?) che non centrano niente con quel mais.

La caratteristica invece di risultare velenoso per l'insetto dannoso al mais tradizionale potrebbe sembrare invece un vantaggio anche dal punto di vista dei coltivatori di mais tradizionale.
Ma naturalmente, come avviene sempre in natura per qualunque organismo vivente, quell'insetto "cattivo" costituisce anche un anello di una qualche catena alimentare. Quindi il danno fatto a quell'insetto si ripercuote su coloro che appartengono a quella catena.
Inoltre la progressiva sparizione di quell'insetto porterebbe un vantaggio competitivo agli insetti antagonisti che condividono la nicchia ecologica. Questo vantaggio altererebbe l'equilibrio di altre catene alimentari.

Un problema, in generale, dell'introduzione degli OGM nell'ambiente e' che possono sfavorire l'impollinazione degli organismi non non modificati.
La strategia (almeno cosi' era qualche anno fa, spero sia cosi' ancora adesso) e', gia' che si sta intervenendo sulla genetica, quella di produrre individui OGM sterili. Il motivo ufficiale e' che, in caso di manifesta dannosita', l'organismo introdotto si estingue alla prima generazione. Il motivo ufficioso invece e' che con organismi sterili non e' possibile la "scocciante" pratica dell'economia di sussistenza. E' inutile conservare le sementi del raccolto precedente, perche', essendo sterili, non potranno far germinare piante per il raccolto successivo.
La conseguenza di questa strategia e' che gli insetti impollinatori, ignari del problema, mischieranno pollini sterili e non sterili e li trasporteranno in fiori sterili e non sterili, dimezzando di fatto la probabilita' che i fiori non sterili vengano fecondati.

Chi e' a favore degli OGM sostiene che in fondo, anche nel normale corso della natura, qualunque evoluzione morfologica di una specie e' data da una casuale modifica genetica per fattori naturali. La tecnologia OGM punterebbe a "guidare" la modifica genetica su una strada non casuale ma mirata alla produzione di cibo per umani.
La piu' ovvia risposta a questa argomentazione e' che la Natura premia o punisce casuali modifiche genetiche nell'obiettivo implicito di favorire le speci singole e la biodiversita', non in quello di favorire l'uomo e il suo stomaco.
Esistono alcune razze bovine, ad esempio, che non sono in grado di riprodursi se non tramite inseminazione artificiale, poiche' la selezione che e' stata fatta per ottenere una maggiore produzione di carne ha modificato la morfologia al punto da rendere fisicamente impossibile l'atto riproduttivo naturale.
In natura queste razze bovine, chiaramente, si estinguerebbero nel giro di una sola generazione. Tuttavia hanno il vantaggio competitivo rispetto alle altre razze piu' "naturali" di essere protette artificialmente dall'uomo. Se l'economia imponesse una totale conversione degli allevamenti a queste razze, poiche' piu' produttive di carne, si avrebbe l'estinzione di tutte le razze naturali.
La modifica morfologica sui bovini che ho descritto non ha niente a che vedere con la tecnologia OGM, ma e' stata prodotta tramite accoppiamenti selettivi. E' comunque indicativa del fatto che quando si interviene artificialmente nella selezione genetica (con scopi che esulano dai normali processi naturali), le conseguenze sono disastrose.
Se poi ci sono dei vantaggi economici per una azienda particolare, il danno alla Natura, e, in definitiva, anche al resto dell'umanita', dovrebbe essere evidente.

lunedì 4 novembre 2013

Cancellieri

La notizia dell'intercettazione della Cancellieri, a botta calda, mi ha fatto sussultare.
Perche' non e' che mi piaceva tantissimo, la Cancellieri, ma mi pareva comunque una figura pulita, qualita' che giudico di primaria importanza, coi tempi che corrono.

La prima cosa che mi e' venuta in mente e' che forse non e' poi cosi' integerrima, visto che e' cosi' legata alla famiglia Ligresti (cosa di cui non sapevo nulla - che ignorante!).
Questo pero' puo' non voler dire niente. Scoprire che un mio amico e' un ladro non intaccherebbe affatto il mio rigore morale.

La seconda cosa che ho pensato e' che la pur lecita amicizia della Cancellieri con i Ligresti non dovrebbe affatto giustificare un atteggiamento di lei in loro difesa morale. Se scopro che il mio amico e' un ladro, non e' che cerco di giustificarlo perche' e' amico. Semmai il contrario: mi sentirei tradito da lui proprio perche' mio amico.
Pero' e' anche vero che se il mio amico finisse in carcere, ne soffrirei per empatia.

In successione ho pensato che se pure sia lecita l'empatia della Cancellieri nei confronti di Giulia Ligresti, be', questa empatia non giustifica un favoritismo. Nel paragone del mio amico ladro, la mia amicizia non potrebbe mai giustificarmi nell'atto di fornirgli la classica lima nella torta per tagliare le sbarre.
D'altra parte la giustizia Italiana non dovrebbe essere una mannaia. Ci sono circostanze in cui dovrebbe sollevare dal carcere. E il caso di Giulia Ligresti potrebbe rientrare in questa categoria.

Infine ho pensato che le condizioni in cui versava Giulia Ligresti non sono in fondo diverse da quelle di molti altri, e se e' giusto scarcerare lei, dovrebbe essere altrettanto giusto scarcerare loro. Non mi va bene che Giulia Ligresti sia favorita rispetto a loro semplicemente perche' amica della Cancellieri.
Ma pare che la Cancellieri abbia interceduto anche per una quarantina di altri. L'"umanita'" della Cancellieri, come dice lei stessa, dovrebbe essere libera di esprimersi non meno che in chiunque altro. Quindi niente condanna morale da parte mia nemmeno da questo punto di vista: salvare una persona da un'ingiustizia e' meglio che non salvarne neanche una. Salvarne 40 e' meglio che 39.

C'e' pero' il particolare che la Cancellieri e' ministro della Giustizia. Se non mi sta bene che faccia favoritismi ad una che e' sua amica, mi sta ancora meno bene che faccia favoritismi a quaranta persone che magari non sono nemmeno suoi amici.
Adesso, per vedersi rispettati i principi di umanita' della giustizia italiana occorre scrivere una letterina al ministro della giustizia tipo "Caro Babbo Natale, fammi uscire presto di prigione..."? Io credo che se c'e' una regola da applicare bisognerebbe applicarla non a uno, non a qualcuno, ma a tutti indiscriminatamente. Guarda caso, l'applicazione di quella regola credo competa proprio al ministro della Giustizia.
Se salvo dalla prigione quaranta persone, ma lascio al loro destino tutte le altre (tanto che cinquanta all'anno se ne suicidano!) allora, nella qualita' di Ministro della Giustizia, dovrei dare un giudizio morale non tanto per le quaranta che ho salvato, ma per tutte le altre per cui invece non ho mosso un dito.

giovedì 31 ottobre 2013

Voto segreto o palese?

Il voto palese ha senso se si suppone che i votanti potrebbero votare in modo diverso da quanto dichiarano. E perche' dovrebbero fare una cosa simile? Direi per interessi privati, che non si possono quindi dichiarare pubblicamente, o quanto meno non e' conveniente farlo.
Il voto segreto invece ha senso se si suppone che la dichiarazione pubblica del voto possa essere inquinata da qualche agente disturbatore esterno. Nella segretezza, in questo caso, e' possibile votare secondo coscienza superando quell'ostacolo che condiziona la dichiarazione pubblica.

In altre parole, e' opportuno richiedere il voto sia palese se si pensa che qualche votante possa essere corrotto dalla parte avversaria.
Il voto segreto invece bisogna richiederlo se c'e' la possibilita' che ci sia una minaccia esplicita sui votanti che li induca a votare in modo contrario alla propria coscienza (e quindi alla propria parte politica).

Ma se supponiamo che non ci sia alcun tentativo di corruzione ne' alcuna minaccia sulle teste dei votanti, allora, che il voto sia palese o segreto non dovrebbe cambiare nulla. O sbaglio?

Quindi mi chiedo perche' il PdL volesse a tutti i costi il voto segreto. Perche' voleva ammettere che qualcuno corrompesse i votanti avversari, oppure perche' pensava che i dirigenti del PD minacciassero i propri?
D'altro canto, perche' il PD ha voluto a tutti i costi il voto palese? Perche' presupponeva che i senatori del PD fossero corrompibili?
L'insistenza del PdL sul voto segreto non implica l'ammissione che Berlusconi sia un corruttore?
D'altra parte, l'insistenza del PD sul voto palese, non implica l'ammissione che i senatori del PD siano corrotti?

martedì 22 ottobre 2013

I have a theory

"I have a theory that you can make any sentence seem profund by writing the name of a dead philosopher at the end of it"
Plato

lunedì 14 ottobre 2013

Amnistia a chi?

Che senso ha amnistiare uno che deve scontare un anno ai servizi sociali o agli arresti domiciliari e soprattutto abbuonargli l'incandidabilita'? Che impatto potrebbe avere mai un simile provvedimento sul problema del sovraffollamento delle carceri?

L'Ideologia Unica del Nazionalpopolarismo

"Se avessimo messo un provvedimento del genere in programma, il nostro consenso sarebbe da prefisso telefonico" (cioe' comincia per zero, quindi una percentuale inferire all'1%).
Per questo - dice Grillo - non abbiamo messo quel punto in programma.

Come a dire: non mi importa se si tratta di una cosa giusta o sbagliata. Se non e' popolare, non la si fa, perche' se non e' popolare significa che il popolo non la vuole, e in una democrazia il popolo e' sovrano.

E' questo che discuto: il popolo non e' sovrano in modo diretto. E, a meno che non ci sia totale accordo tra i cittadini che lo compongono, trovo corretto che non lo sia. Trovo invece che sia un bene che il Parlamento sia sovrano, perche' la maggioranza, tipicamente non tende a fare le cose "giuste", perche' giuste. Ne' le cose convenienti per la Nazione. Al piu' fa le cose convenienti per chi compone la maggioranza stessa. Il popolo e' composto da singoli egoisti, che cercano di massimizzare la propria convenienza. Una maggioranza, quindi, e' un numero di persone tale a riuscire a massimizzare la convenienza dei singoli che la compongono. A dirla tutta, dubito sia in grado di capire quali siano le cose davvero convenienti. Per esempio: pagare le tasse e' sconveniente, quindi la gente non vuole pagarle. Pero' la gente vuole dei buoni servizi. Se un politico proponesse servizi ottimi a costo zero per tutti, la maggioranza lo sosterrebbe. Se un altro politico proponesse l'abolizione totale delle tasse per tutti, la stessa maggioranza sosterrebbe anche quest'altro. Vince quindi chi e' piu' convincente, non chi promette la cosa piu' conveniente, perche' la maggioranza non e' in grado di capire quale sia la cosa piu' conveniente

Siccome sia il miglioramento dei servizi, sia la riduzione delle tasse sono punti programmatici molto popolari, allora Grillo dovrebbe inserirli entrambi nel suo programma, se vuole allontanarsi dai prefissi telefonici. Poi naturalmente, bisogna anche trovare il modo per realizzare questi punti. Ma questo problema si porra' solo quando, una volta eletti, tocchera' governare.

Tra parentesi, credo che tra le due il taglio delle tasse sia piu' popolare del miglioramento dei servizi. Per il semplice fatto che le tasse le pagano (o almeno dovrebbero pagarle) tutti, mentre i servizi li usano solo quelli che ne hanno bisogno. Che funzionino bene gli ospedali e' un problema che si pongono solo i malati. I mezzi pubblici servono solo ai cittadini che non hanno l'automobile. La condizione della pubblica istruzione e' pannaggio solo dei ragazzi che non votano, e, al limite, dei genitori dei ragazzi che frequentano la scuola pubblica.

E l'immigrazione? Vengono qui a portar via il lavoro a noi dicevano i leghisti della prima ora, dice Grillo adesso. Quindi sono dei criminali, altro che depenalizzare l'immigrazione clandestina. Certo, la maggioranza degli elettori non e' un migrante, e se ne frega dei migranti. Per attirare i voti di quella maggioranza, bisogna quindi puntare alle loro pance, che' un partito politico non deve educare, ma interpretare il volere del popolo.
Anche il nazismo faceva cosi'. Gli ebrei sono una razza inferiore? Non importa se si tratta di una affermazione corretta oppure no. Importa che si tratti di una affermazione conveniente alla pancia di una maggioranza di persone.

Ieri ho sentito un commento molto interessante: Grillo punta ai voti dell'elettorato che non va a votare. Chi e' che non va a votare? Quelli che pensano che i partiti siano tutti uguali - e quindi Grillo dice che i partiti sono tutti uguali. Quelli che dicono che ci vuole un rinnovamento - e quindi lo dice anche Grillo. Quelli che si lamentano dei costi della politica - e quindi nel programma c'e' il taglio dei costi della politica. Ora la destra e la lega sembrano in crisi, quindi Grillo punta a raccoglierne i voti, cavalcandone i valori. Questo spiega gli avvenimenti di questi giorni.
Ma gli elettori che si astengono non lo fanno per le stesse ragioni. Non la pensano in modo uniforme. Quindi, per raccoglierne i voti, bisogna fare un collage, non importa quanto coerente, dei valori che rappresentano tutte queste teste, e farne un programma politico, che non servira' (come ci si aspetta da un programma politico) a delineare le cose che si cercheranno di realizzare, ma a definire una bandiera da innalzare il piu' in alto possibile nell'aula del Parlamento. Perche' non si cerchera' affatto di governare, a meno che non si raggiunga la maggioranza assoluta del parlamento.
Non importa quindi se non si ha la minima idea di come tagliare i costi della politica, combattere la corruzione dei politici, cambiare la legge elettorale, rinnovare le facce che non ci rappresentano piu'. Non importa. L'unica cosa che importa e' inquadrare tutti questi problemi e urlarli  a squarciagola. per ottenere voti, e quindi allontanarsi il piu' possibile dai prefissi telefonici.

Ma se anche Grillo rappresentasse le opinioni di una maggioranza dei cittadini, la Politica non e' un insieme di opinioni. La politica e' il governo del Paese. Nel rispetto di TUTTO il paese, non solo della maggioranza.

Bisognerebbe tornare alle ideologie. Con le ideologie io votavo per chi sosteneva cio che e' giusto, non necessariamente cio' che e' conveniente per me. Non cercavo il compromesso migliore in un programma politico articolato, perche' mi aspettavo che l'arte del compromesso competesse al politico, il quale avesse il mandato di governare nel modo migliore secondo la filosofia dell'ideologia.

giovedì 10 ottobre 2013

sei...


10/10/2007

giovedì 3 ottobre 2013

Governo piu' forte...

...e se il voto di ieri non fosse tutta una manovra concordata tra berlusconi e gli altri poteri trasversali per far fuori Renzi e con lui qualunque ambizione di far fuori la vecchia politica dei favori?!?

mercoledì 11 settembre 2013

Guerra politica o giudiziaria?

Naturalmente penso che Berlusconi debba essere dichiarato incandidabile. Non ci piove. Perché il rischio che venga eletto uno che e' stato dichiarato in cassazione colpevole di corruzione deve essere sventato.
Un pregiudicato non deve stare in Parlamento (come del resto Lui stesso disse anni fa). Quindi, fo' d'i bale, come si dice da me.

Tuttavia non riesco a fare a meno di essere un briciolo d'accordo con quel che dice Alfano, nell'accusa al PD di cercare di eliminare Berlusconi per via giudiziaria dove non si e' riuscito ad eliminare politicamente.

Io non so se gli elettori del PdL siano tutti cretini o tutti criminali. Quel che credo fermamente e' che non e' - o almeno non dovrebbe essere - compito dell'elettore decidere se il candidato sia onesto o disonesto. Dovrebbe invece giudicare dai programmi e dai proponimenti che quel candidato dichiara, fidandosi che, se il candidato venisse eletto, metta il suo impegno nella realizzazione di quei proponimenti.
In altre parole, di fronte a un candidato di sinistra e uno di destra, l'elettore di sinistra dovrebbe votare il candidato di sinistra, perché i programmi e i valori che quel candidato si prefigge di perseguire somigliano di più agli ideali che appartengono quell'elettore.
Io, non è che ho votato sinistra perché ritenevo Berlusconi disonesto. Ne' tanto meno Bersani onesto. Ho votato e voterò sinistra perché penso che i valori della sinistra siano quelli giusti su cui fondare la guida della Nazione.

No, non è l'elettore che deve valutare chi è onesto e chi no. E' la magistratura.
Che succederebbe, del resto, se tutti i candidati si puntassero il dito a vicenda definendosi reciprocamente ladri? Se l'elettore dovesse basare il proprio voto sull'onestà percepita, vincerebbero le elezioni i candidati che urlano di più, soffocando meglio le accuse degli avversari.

Ma non e' proprio questo che è accaduto per vent'anni? Che nella lotta all'accusa reciproca, l'elettore ha basato le sue scelte su chi pensava meno disonesto. E, in maggioranza relativa, Berlusconi, probabilmente perché aveva i megafoni giusti in cui infilare la propria autodifesa e l'accusa all'avversario.

Ma c'è anche un aspetto politico, in questa questione. L'incandidabilità di Berlusconi non dovrebbe nemmeno essere un tema, perché, a quest'ora, in un paese normale, la sinistra avrebbe dovuto vincere a man bassa. Che Berlusconi mente spudoratamente avrebbe dovuto essere già stato smascherato prima dell'intervento della magistratura. E dove Berlusconi non mente, la sinistra avrebbe dovuto avere vita facile nel dimostrare (se in effetti fosse stato così) che i suoi programmi sono rivolti al bene della Nazione, in contrapposizione a quelli della destra, rivolti al bene personale di Berlusconi e dei suoi tirapiedi.
Anzi, stando cosi' le cose, in un paese normale, il PdL avrebbe dovuto scegliersi un candidato onesto per rimpiazzare Berlusconi. Magari fascista, ma onesto.

Insomma, Berlusconi avrebbe dovuto essere battuto politicamente prima. Chiaro che poi, visto che così non è stato, è più che legittimo pretendere che venga battuto per via giudiziaria. Ma ciò non fa che dimostrare l'incapacità (per non sospettare collusione) della sinistra.

lunedì 9 settembre 2013

Ma quale retroattività?

Per i legali di Berlusconi, la legge Severino non e' applicabile al suo caso perche' e' incostituzionale applicare una legge retroattivamente.
Ma retroattivamente rispetto a che cosa? Al reato?
A parte il fatto che considerare la legge Severino retroattiva rispetto al reato significa ammettere il reato, non credo che sia incostituzionale applicare un provvedimento retroattivo ad un reato.
Se vado a rubare e poi mi danno un anno di galera, naturalmente la sentenza e' retroattiva, perche' giudica un reato che e' avvenuto prima. Sarebbe quindi incostituzionale, secondo i legali di Berlusconi, che una sentenza giudichi un reato gia' commesso prima?

No no, io credo che sia ragionevole pretendere che la legge Severino non sia retroattiva rispetto alla condanna, non al reato. Perche' e' alla condanna che si riferisce. Troverei ingiusto che uno venisse condannato, magari scontasse la pena, e dopo qualche anno gli venisse aggiunto un altro pezzo di pena, questo si'. Ma che la magistratura non possa applicare una pena perche' il reato e' stato commesso prima, be', questo mi pare francamente un po' bizzarro.

O forse non ho capito il senso?

mercoledì 4 settembre 2013

Smacchiamo Gargamella

Ora io dico, Renzi non e' che mi faccia impazzire. Anzi, mi piace proprio poco. Molte delle sue uscte mi trovano in totale disaccordo, ad esempio quella sui sindacati, tanto per citarne una.
Di gran lunga preferisco quel che dice Bersani.

Pero' Bersani non va bene. Ci ha provato, a smacchiare il giaguaro, e non ci e' riuscito. Ci sara' un perche'.
Il Partito Democratico se vuole rimanere saldo ai principi democratici, bisogna che si sottometta alla legge che governa chi vince alle elezioni, e le elezioni le vincono quelli che prendono piu' voti da parte degli elettori.
Il principio e' valido grossomodo anche per una legge elettorale degna dei peggiori porcili come la nostra. Hai voglia a dire che il Porcellum non garantisce la governabilita', ma in un paese normale, contro un criminale della risma di Berlusconi, anche Paperino avrebbe catalizzato almeno tre quarti degli elettori. In uno scenario del genere Bersani avrebbe dovuto vincere facile smacchiando non solo i giaguari ma anche le macchie di sugo sulla camicia.

E invece no. Bersani e' arrivato a stento alla maggioranza relativa. Gli elettori si sono inventati addirittura un comico rincoglionito pur di non votare Bersani. Ci sara' un perche'! E' forse colpa degli elettori?

Facciamo un esperimento: Prendiamo Bersani. Proviamo a immaginarci di cambiargli faccia, di mettergliene una, non dico da fotomodello, ma almeno un tipo con qualche carattere non del tutto decadente. Uno che non ti ispiri antipatia solo a guardarlo.
Dopo aver fatto questo, togliamogli dalla bocca quel maledetto sigaro. Fa molto Cuba anni 70, ma un personaggio pubblico non dovrebbe fumare, non tanto perche' fa male, ma perche' offre un'immagine irrispettosa nei confronti di chi lo ascolta. Spece quelli che hanno la brutta abitudine di non fumare.
Tanto quanto e' irrispettoso, per chi ascolta, parlargli senza guardarlo in faccia. Naturalmente non si puo' guardare davvero in faccia alla gente quando si parla dalla TV, ma almeno dargliene l'illusione, guardando la telecamera, quello si', credo sia un atto dovuto nei confronti dei telespettatori, che, incidentalmente, sono anche elettori.
Ebbene, cosi' trasformato gia' e' una persona diversa. Lavoriamo ora sul tono di voce. A me non piace quando uno si rivolge a me con un tono da maestrina che parla all'asino della classe. Primo perche' io credo proprio di non essere l'asino della classe. E anche l'asino della classe e' convinto di non essere tale, e direi che anche il suo voto conta. Secondo perche' lui, Bersani, non credo che possa arrogarsi il diritto di sentirsi investito di una autorita' che lo colloca in una posizione di superiorita' come appunto nel caso della maestrina. Sicuramente ne sa piu' di me di diritti del lavoro, di politica estera... di un sacco di cose che servono per fare il politico. Ma io sono mica un pirla. Di informatica, ad esempio, ne capisco piu' di lui, eppure non mi permetterei mai di farglielo pesare (e non sono nemmeno interessato suo voto - quanto invece lui e' interessato al mio).
Proviamo a togliere il tono da maestrina a Bersani e sostituirlo con quello di colui che si mette in gioco e ascolta come la pensi, non si limita ad impartire dettami escatologici. Insomma, con tutto il rispetto per Bersani, a me non verrebbe voglia di discutere con lui di politica davanti ad una birra, come faccio con i molto piu' interessanti amici miei.
Infine mettiamolo in situazioni piu' nazionalpopolari. Non essere ospite ad Amici non fa di te un candidato migliore di per se'. E parteciparvi non ti rende peggiore. Piuttosto e' quel che dici in quell'occasione che conta. Quella trasmissione e' popolare proprio perche' rispecchia una gran parte del popolo. Che vota. Rifiutare quel ruolo significa rifiutare quel voto. Secondo me, poi, Bersani non e' nemmeno stato invitato ad Amici, e questo la dice lunga su quale sia il bacino di consensi che Bersani non puo' conquistare.
Ah, e un'altra cosa. Un candidato di sinistra vince se ottiene i voti di qualcuno che di sinistra non e'. Io votero' per il PD, sia che ci sia Bersani, sia che ci sia Renzi. Non si deve convincere me, per vincere. Si deve convincere invece chi ha magari votato Berlusconi fino all'altro ieri e oggi comincia a capire che si tratta di un farabutto. Se ai delusi del PdL gli si dice "hai visto che eri proprio un cretino?", non e' che li si convince a votare per il PD. Piuttosto l'atteggiamento piu' umile, simpatico, e secondo me con un fondo di verita' innegabile, e' di chi dice "hai visto che sono stato proprio un cretino a non fartene accorgere prima?".

Insomma. Prendiamo Bersani con le idee di Bersani e mettiamolo nel corpo di Renzi. L'apparenza per me conta poco, ma sono sicuro che quel che ne uscirebbe riuscirebbe a vincere le elezioni.

A me Renzi non piace, ma tra i due non ho alcun dubbio, perche' vorrei un PD che, per una volta, vincesse e si assumesse la responsabilita' di governare.

giovedì 29 agosto 2013

I have a dream

Oggi sono felice di essere con voi in quella che nella storia sarà ricordata come la più grande manifestazione per la libertà nella storia del nostro paese.
Un secolo fa, un grande americano, che oggi getta su di noi la sua ombra simbolica, firmò il Proclama dell’emancipazione.
Si trattava di una legge epocale, che accese un grande faro di speranza per milioni di schiavi neri, marchiati dal fuoco di una bruciante ingiustizia.
Il proclama giunse come un’aurora di gioia, che metteva fine alla lunga notte della loro cattività.
Ma oggi, e sono passati cento anni, i neri non sono ancora liberi.
Sono passati cento anni, e la vita dei neri è ancora paralizzata dalle pastoie della segregazione e dalle catene della discriminazione.
Sono passati cento anni, e i neri vivono in un’isola solitaria di povertà, in mezzo a un immenso oceano di benessere materiale.
Sono passati cento anni, e i neri ancora languiscono negli angoli della società americana, si ritrovano esuli nella propria terra.
Quindi oggi siamo venuti qui per tratteggiare a tinte forti una situazione vergognosa.
In un certo senso, siamo venuti nella capitale del nostro paese per incassare un assegno.
Quando gli architetti della nostra repubblica hanno scritto le magnifiche parole della Costituzione e della Dichiarazione d’indipendenza, hanno firmato un “pagherò” di cui ciascun americano era destinato a ereditare la titolarità.
Il “pagherò” conteneva la promessa che a tutti gli uomini, sì, ai neri come ai bianchi, sarebbero stati garantiti questi diritti inalienabili: “vita, libertà e ricerca della felicità”.
Oggi appare evidente che per quanto riguarda i cittadini americani di colore, l’America ha mancato di onorare il suo impegno debitorio.
Invece di adempiere a questo sacro dovere, l’America ha dato al popolo nero un assegno a vuoto, un assegno che è tornato indietro, con la scritta “copertura insufficiente”.
Ma noi ci rifiutiamo di credere che la banca della giustizia sia in fallimento.
Ci rifiutiamo di credere che nei grandi caveau di opportunità di questo paese non vi siano fondi sufficienti.
E quindi siamo venuti a incassarlo, questo assegno, l’assegno che offre, a chi le richiede, la ricchezza della libertà e la garanzia della giustizia.
Siamo venuti in questo luogo consacrato anche per ricordare all’America l’infuocata urgenza dell’oggi.
Quest’ora non è fatta per abbandonarsi al lusso di prendersela calma o di assumere la droga tranquillante del gradualismo.
Adesso è il momento di tradurre in realtà le promesse della democrazia.
Adesso è il momento di risollevarci dalla valle buia e desolata della segregazione fino al sentiero soleggiato della giustizia razziale.
Adesso è il momento di sollevare la nostra nazione dalle sabbie mobili dell’ingiustizia razziale per collocarla sulla roccia compatta della fraternità.
Adesso è il momento di tradurre la giustizia in una realtà per tutti i figli di Dio.
Se la nazione non cogliesse l’urgenza del presente, le conseguenze sarebbero funeste.
L’afosa estate della legittima insoddisfazione dei negri non finirà finché non saremo entrati nel frizzante autunno della libertà e dell’uguaglianza.
Il 1963 non è una fine, è un principio.
Se la nazione tornerà all’ordinaria amministrazione come se niente fosse accaduto, chi sperava che i neri avessero solo bisogno di sfogarsi un pò e poi se ne sarebbero rimasti tranquilli rischia di avere una brutta sorpresa.
In America non ci sarà né riposo né pace finché i neri non vedranno garantiti i loro diritti di cittadinanza.
I turbini della rivolta continueranno a scuotere le fondamenta della nostra nazione finché non spunterà il giorno luminoso della giustizia.
Ma c’è qualcosa che devo dire al mio popolo, fermo su una soglia rischiosa, alle porte del palazzo della giustizia: durante il processo che ci porterà a ottenere il posto che ci spetta di diritto, non dobbiamo commettere torti.
Non cerchiamo di placare la sete di libertà bevendo alla coppa del rancore e dell’odio.
Dobbiamo sempre condurre la nostra lotta su un piano elevato di dignità e disciplina.
Non dobbiamo permettere che la nostra protesta creativa degeneri in violenza fisica.
Sempre, e ancora e ancora, dobbiamo innalzarci fino alle vette maestose in cui la forza fisica s’incontra con la forza dell’anima.
Il nuovo e meraviglioso clima di combattività di cui oggi è impregnata l’intera comunità nera non deve indurci a diffidare di tutti i bianchi, perché molti nostri fratelli bianchi, come attesta oggi la loro presenza qui, hanno capito che il loro destino è legato al nostro.
Hanno capito che la loro libertà si lega con un nodo inestricabile alla nostra.
Non possiamo camminare da soli.
E mentre camminiamo, dobbiamo impegnarci con un giuramento: di proseguire sempre avanti.
Non possiamo voltarci indietro.
C’è chi domanda ai seguaci dei diritti civili: “Quando sarete soddisfatti?”.
Non potremo mai essere soddisfatti, finché i neri continueranno a subire gli indescrivibili orrori della brutalità poliziesca.
Non potremo mai essere soddisfatti, finché non riusciremo a trovare alloggio nei motel delle autostrade e negli alberghi delle città, per dare riposo al nostro corpo affaticato dal viaggio.
Non potremo mai essere soddisfatti, finché tutta la facoltà di movimento dei neri resterà limitata alla possibilità di trasferirsi da un piccolo ghetto a uno più grande.
Non potremo mai essere soddisfatti, finché i nostri figli continueranno a essere spogliati dell’identità e derubati della dignità dai cartelli su cui sta scritto “Riservato ai bianchi”.
Non potremo mai essere soddisfatti, finché i neri del Mississippi non potranno votare e i neri di New York crederanno di non avere niente per cui votare.
No, no, non siamo soddisfatti e non saremo mai soddisfatti, finché la giustizia non scorrerà come l’acqua, e la rettitudine come un fiume in piena.
Io non dimentico che alcuni fra voi sono venuti qui dopo grandi prove e tribolazioni.
Alcuni di voi hanno lasciato da poco anguste celle di prigione.
Alcuni di voi sono venuti da zone dove ricercando la libertà sono stati colpiti dalle tempeste della persecuzione e travolti dai venti della brutalità poliziesca.
Siete i reduci della sofferenza creativa.
Continuate il vostro lavoro, nella fede che la sofferenza immeritata ha per frutto la redenzione.
Tornate nel Mississippi, tornate nell’Alabama, tornate nella Carolina del Sud, tornate in Georgia, tornate in Louisiana, tornate alle baraccopoli e ai ghetti delle nostre città del Nord, sapendo che in qualche modo questa situazione può cambiare e cambierà.
Non indugiamo nella valle della disperazione.
Oggi, amici miei, vi dico: anche se dobbiamo affrontare le difficoltà di oggi e di domani, io continuo ad avere un sogno.
E' un sogno che ha radici profonde nel sogno americano.
Ho un sogno, che un giorno questa nazione sorgerà e vivrà il significato vero del suo credo: noi riteniamo queste verità evidenti di per sé, che tutti gli uomini sono creati uguali.
Ho un sogno, che un giorno sulle rosse montagne della Georgia i figli degli ex schiavi e i figli degli ex padroni di schiavi potranno sedersi insieme alla tavola della fraternità.
Ho un sogno, che un giorno perfino lo stato del Mississippi, dove si patisce il caldo afoso dell’ingiustizia, il caldo afoso dell’oppressione, si trasformerà in un’oasi di libertà e di giustizia.
Ho un sogno, che i miei quattro bambini un giorno vivranno in una nazione in cui non saranno giudicati per il colore della pelle, ma per l’essenza della loro personalità.
Oggi ho un sogno.
Ho un sogno, che un giorno, laggiù nell’Alabama, dove i razzisti sono più che mai accaniti, dove il governatore non parla d’altro che di potere di compromesso interlocutorio e di annullamento delle leggi federali, un giorno, proprio là nell’Alabama, i bambini neri e le bambine nere potranno prendere per mano bambini bianchi e bambine bianche, come fratelli e sorelle.
Oggi ho un sogno.
Ho un sogno, che un giorno ogni valle sarà innalzata, ogni monte e ogni collina saranno abbassati, i luoghi scoscesi diventeranno piani, e i luoghi tortuosi diventeranno diritti, e la gloria del Signore sarà rivelata, e tutte le creature la vedranno insieme.
Questa è la nostra speranza.
Questa è la fede che porterò con me tornando nel Sud.
Con questa fede potremo cavare dalla montagna della disperazione una pietra di speranza.
Con questa fede potremo trasformare le stridenti discordanze della nostra nazione in una bellissima sinfonia di fraternità.
Con questa fede potremo lavorare insieme, pregare insieme, lottare insieme, andare in prigione insieme, schierarci insieme per la libertà, sapendo che un giorno saremo liberi.
Quel giorno verrà, quel giorno verrà quando tutti i figli di Dio potranno cantare con un significato nuovo: “Patria mia, è di te, dolce terra di libertà, è di te che io canto. Terra dove sono morti i miei padri, terra dell’orgoglio dei Pellegrini, da ogni vetta riecheggi libertà”.
E se l’America vuol essere una grande nazione, bisogna che questo diventi vero.
E dunque, che la libertà riecheggi dalle straordinarie colline del New Hampshire.
Che la libertà riecheggi dalle possenti montagne di New York.
Che la libertà riecheggi dagli elevati Allegheny della Pennsylvania.
Che la libertà riecheggi dalle innevate Montagne Rocciose del Colorado.
Che la libertà riecheggi dai pendii sinuosi della California.
Ma non soltanto.
Che la libertà riecheggi dalla Stone Mountain della Georgia.
Che la libertà riecheggi dalla Lookout Mountain del Tennessee.
Che la libertà riecheggi da ogni collina e da ogni formicaio del Mississippi, da ogni vetta, che riecheggi la libertà.
E quando questo avverrà, quando faremo riecheggiare la libertà, quando la lasceremo riecheggiare da ogni villaggio e da ogni paese, da ogni stato e da ogni città, saremo riusciti ad avvicinare quel giorno in cui tutti i figli di Dio, neri e bianchi, ebrei e gentili, protestanti e cattolici, potranno prendersi per mano e cantare le parole dell’antico inno: “Liberi finalmente, liberi finalmente. Grazie a Dio Onnipotente, siamo liberi finalmente”.

giovedì 22 agosto 2013

Terrorismo mediatico...

Mah, io non capisco.
Si vota l'inagibilita' politica di Berlusconi? Cade il governo? Capisco che sia drammatico, ma se cade il governo, se ne fa un altro, magari ancora di coalizione con il PdL.
Il PdL non ci sta? Pazienza, lo faremo con il M5S, e il PdL e' fregato.
Il M5S non ci sta? Pazienza, dovremo andare di nuovo alle urne, e il PdL e' fregato.
Napolitano non ci sta? Pazienza, eleggeremo Prodi. E il PdL e' fregato.

In ogni caso, il PdL e' fregato, quindi, di che dovremmo preoccuparci?

A meno che si vota per l'agibilita' di Berlusconi. A questo punto il governo cadra', perche' Berlusconi vorra' rifare le elezioni, e il PD e' fregato.

Su, non dico onesta', che e' una cosa seria, ma almeno un po' di intelligenza. Tirate fuori le palle!

mercoledì 21 agosto 2013

Voto segreto?!?

Ah, non avevo capito che si trattasse di voto segreto...
Ah, ma se e' cosi', allora Berlusconi si salva!
Accidenti.

giovedì 8 agosto 2013

Ma perche'?

Iva Zanicchi deve dei soldi all'ex colf?
A parte la notizia in se', mi chiedevo, rispettosamente, ma perche' un parlamentare europeo ha diritto all'assistenza di una collaboratrice in conto spese all'UE?

mercoledì 7 agosto 2013

Renzi? Letta? Bersani?

Quanto mi piacerebbe Boldrini, candidata premier!

martedì 6 agosto 2013

Fenomenologia di Berlusconi

Dicono che e' finita l'era di Berlusconi, ma finche' non lo vedo dietro le sbarre o un paio di metri sottoterra io non ci credo. Siccome ritengo impossibile la prima, aspetto la seconda con impazienza. Di tranquilla e dolce morte naturale, s'intende.

La cosa stupefacente e' che la gente l'abbia votato per vent'anni, quando il sospetto era gia' palese. E piu' stupefacente e' che ci siano ancora molti che credono in lui, dopo che e' stato condannato definitivamente.
Sicuramente puo' esserci il sospetto che siano i giudici a sbagliare, ma io non penso che i fedeli credano davvero nella sua innocenza. Piuttosto ritengo che in qualche modo lo assolvano. Insomma, per loro, sbagliato non e' il giudizio, ma la pena, qualunque essa sia, perche' frodare il fisco, in fondo in fondo, non e' un vero crimine.
C'e' da chiedersi, come fa Maurice, quali siano i valori politici di costoro. Occorrerebbe prendere atto che sono tutti corrotti, o almeno corrotti "wanna-be" (cioe' persone che non hanno commesso il crimine, perche' non ne hanno avuta occasione, ma che lo commetterebbero volentieri se mai l'avessero)?!?
Un po' come il collega A, con un contratto di lavoro, come il mio, tassato alla fonte. Non evade le tasse, perche' non puo' farlo. Ma non ritiene giusto doverle pagare. Qualche tempo fa il Genio si lamentava perche' la moglie non ha avuto, secondo lui, adeguate cure sanitarie da parte dell'ASL.

L'altro giorno ho acquistato la legna per l'inverno, presso un tizio di cui potete trovare i riferimenti nella sezione "Evasori fiscali", qui a destra. Dovrebbe essere sufficiente per un inverno e mezzo, forse due. 480 euro.
- E la ricevuta?
- La ricevuta non ce l'ho
Il simpatico ometto dice che se fosse "costretto" a fare la ricevuta (come se fosse una pratica opzionale), dovrebbe tenere un prezzo molto piu' alto.
Naturalmente la mia argomentazione e' stata che non gli sarebbe convenuto, perche' in tal modo io mi sarei rivolto alla concorrenza. Anzi, non fare la ricevuta fiscale, oltre che frodare il fisco, e' concorrenza sleale nei confronti dei concorrenti che, allo stesso prezzo, pagano le tasse come qualunque cittadino onesto. Ma lui e' piu' furbo della concorrenza onesta!
Naturalmente ho anche argomentato che lui, con il suo bel camioncino, puo' andare in lungo e in largo per la Lombardia a distribuire legna per stufe, camini e forni di pizzerie, facendo dei bei soldini, grazie al fatto che c'e' qualcuno che costruisce e mantiene in ordine le strade, con i soldi di noi cittadini onesti. In altre parole, che lo "sconto" dell'IVA sulla legna (il prezzo e' stato stabilito sottintendendo ovviamente l'IVA gia' compresa), alla fine lo pago in tasse per manutenere le strade su cui il suo bel camioncino poggia il culo. E in servizi dell'ASL per la moglie del mio collega A.
Naturalmente, infine, ho minacciato (e manterro' certamente la parola!!!) che di certo non mi rivolgero' mai piu' a lui, quando mi finira' la legna.
Non c'e' stato niente da fare, la ricevuta non sono riuscito a scucirgliela.

Certo con un po' piu' di palle si sarebbe dovuto insistere. Chiamare la Finanza. Almeno gli si sarebbe dovuto far portare via la legna gia' acquistata, scaricata e sistemata per benino nel box, perdendo un'altra mezza giornata, e rimettendomi a cercare un altro ometto piu' onesto.
Io no. Me la sono tenuta. Un giorno riusciro' ad accantonare la rabbia della consapevolezza di essere colluso con un reato del genere.

Berlusconi e' stato condannato per frode fiscale. Certamente ha rubato a noi cittadini infinitamente di piu' di quell'ometto che mi ha venduto la legna (che non e' poco: in poche ore ha messo in tasca 480 euro senza pagare l'IVA... dunque... al 21% si tratta grossomodo di 100 euro - se lavora tutto il giorno cosi', quello ruba migliaia di euro alla settimana al popolo italiano). Si', Berlusconi e' peggio perche' ha rubato di piu'. Ma la colpa di un furto e' da considerarsi direttamente proporzionale al valore del bottino? Non credo.
Certo sono disposto a passare sopra all'affamato che ruba una mela per vivere, ma non credo proprio che le motivazioni dell'ometto somiglino in aclun modo a quelle di un affamato.

Con che ipocrisia stiamo qui ad additare Berlusconi per frode fiscale quando... andiamo... tutto il mondo e' paese....?!?

Il problema, secondo me, non sta in Berlusconi (anche se confermo l'augurio che mi sono fatto nel primo paragrafo), ma in una certa cultura che, nostro malgrado, ci appartiene. Berlusconi e' il sintomo, non la patologia. Certo, la sua consapevolezza di essere il fortunato effetto degli eventi gli ha fornito buon gioco nell'alimentare la causa del male. Ma il male in noi ha avuto origine.

Ci chiediamo come puo' certa gente di destra ancora credere in lui. Certo, e' stupefacente. Ma il problema e' che ad oggi non c'e' una alternativa attraente.
Pagare le tasse non dovrebbe essere una medicina da mandar giu'. Dovrebbe invece essere un modo per retribuire il servizio dello Stato ai cittadini, cioe' a noi (e anche, e soprattutto, a quelli tra noi che stanno peggio, e che quindi avrebbero piu' difficolta' a pagarselo da se').
Io credo nell'onesta' della gente, anche di quelli che votano Berlusconi. Credo che nessuno di noi e di loro uscirebbe da un negozio senza pagare il bene acquistato, e non solo per paura delle conseguenze, ma anche perche' rispetta il lavoro degli altri, e quindi il valore di quel bene.
Pagare le tasse sembra diverso. Nessuno di loro (e forse anche di noi) pensa davvero che pagare le tasse ripaghi qualcuno per fornirci un servizio. In questi anni non si e' reso attraente la funzione dello Stato. Il popolo non si identifica nello Stato. Questo e' il problema.

E di questo problema, credo, la causa non e' da ricercare nella politica di destra, ma anche in quella di sinistra. Ancor piu' di sinistra, considerato che i valori dello Stato dovrebbero appartenere piu' a quella parte, lasciando il liberismo alla destra.
Io mi sento un po' colpevole. E non solo perche' mi sono reso complice dell'ometto della legna, che e' pure un gran bastardo, ma anche perche' quell'ometto, cosi' come in scala maggiore di bastardaggine anche Berlusconi, non e' che un prodotto di questa societa', a cui appartengo anch'io, e i cui valori anch'io contribuisco a formare.

martedì 30 luglio 2013

Il governo cadra' (?)

Certamente i giochi politici sono piu' complicati di come io riusciro' mai a immaginarmeli e a prevederli.

Sta di fatto che tutti noi piu' o meno di sinistra (e dico "piu' o meno" perche' la definizione di "sinistra" mi sfugge sempre piu') vorremmo che venga confermata la sentenza dei primi due gradi. Sarebbe giusto. Sarebbe una rivincita per i venti anni di criminalita' al potere che abbiamo dovuto subire.
Non e' tanto l'orgoglio della sinistra, perche' non si tratta di ideali di sinistra contro quelli di destra (almeno io la vedo cosi'...). Si tratta invece di uno che si e' indebitamente impossessato di quella parte politica, contrapponendosi alla sinistra. Trasformando la scena politica da ideologica (termine che dovrebbe secondo me essere rivalutato) a una contrapposizione tra Berlusconismo e Antiberlusconismo.

Insomma, piu' che una vittoria della sinistra, mi piacerebbe che venisse in qualche modo ripristinato lo stato di legalita' che si e' cominciato a perdere gia' ben prima che il Grande Farabutto mettesse il suo piede sporco in politica (che poi proprio di politica non si tratta, ma di business anche quello).
Tant'e' vero che, se Lui fosse anche sbattuto in galera a pane e acqua, la cosa che mi rovinerebbe la festa, sarebbe che il popolo della Sinistra (cui appartengo) leggerebbe questa cosa come una vittoria. Se fossi di destra credo che vorrei ancora di piu' vedere Berlusconi dietro le sbarre. Quel Berlusconi che ha offeso e umiliato l'Italia, e ancor di piu' la Destra italiana.

E' che, dicono i giornali, Berlusconi, se condannato definitivamente, farebbe cadere il governo, anche se oggi nega questa intenzione.

A me pare un po' strano. Se Berlusconi fosse condannato, sarebbe una perdita di consensi per la destra, o no? Se la destra togliesse l'appoggio al governo Letta, il PD dovra' trovare un alleato in Grillo, se ci riuscira', formando una nuova maggioranza. E se non ci riuscira' ci saranno elezioni anticipate, che dai sondaggi sembrerebbero ad oggi essere favorevoli solo al PD, e sicuramente sfavorevoli al PdL, con un Leader interdetto ai pubblici uffici. In entrambi i casi mi pare che le cose non si mettano troppo bene per il PdL, e quindi neanche per gli affari di Berlusconi. Quindi, perche' mai il PdL dovrebbe far cadere Letta?

D'altra parte, se Berlusconi venisse ripulito dal fango che gli hanno indebitamente gettato addosso tutti 'sti comunisti, sarebbe solo un vantaggio mediatico per la destra. All'elettorato di destra, 'sta grande coalizione inciucio, piace poco almeno quanto a noi. Sapendo di avere i sondaggi dalla sua parte, perche' mai Berlusconi dovrebbe sostenere un governo guidato dai Comunisti, a quel punto solo un intralcio ai suoi piani criminali?

Io dico che nel dubbio bisognerebbe fare la cosa giusta. Cioe' condannare Berlusconi.

martedì 16 luglio 2013

Quanto...


Quanto mi piace, questa donna...

giovedì 11 luglio 2013

Processo troppo breve?

La prescrizione si basa su un principio che condivido. Non e' giusto che una persona venga perseguita indefinitamente a causa della lentezza della giustizia.

Il rapporto tra giustizia e politica, poi, e' molto delicato perche' impone che uno dei Tre Poteri  prevalga su un altro. Per la verita' anche i meccanismi di immunita' possono essere considerati un'ingerenza di un Potere su un altro. E' difficile definire esattamente i limiti del potere giudiziario se l'imputato e' un uomo politico. Ritengo in ogni caso che la regola della prescrizione debba valere anche in questi casi.

Pero', dire che la prescrizione stabilisce che un imputato debba essere giudicato entro un certo termine dovrebbe equivalere a dire che ha il diritto di essere giudicato PRIMA, non che puo' passarla liscia.

Ora, io non riesco a capire come si possa considerare una ingiustizia nei confronti di Berlusconi la decisione di affrettare i tempi in modo che il processo venga celebrato prima della prescrizione. Proprio non riesco a capirlo.

Ieri sera ho sentito in tv Lupi dire che il fatto che la cassazione sia stata fissata prima dello scadere della prescrizione e' un atto persecutorio nei confronti di Berlusconi. Ma come? Avere un processo breve non dovrebbe essere un diritto dell'imputato? Come puo' essere considerato ingiustizia il rispetto di quel diritto?

Naturalmente Berlusconi ha interesse a essere prescritto (anche se in realta' mi sembra un'altra battuta teatrale - il presidente della Cassazione Santacroce non era forse amico di merende di Dell'Utri?). Capisco anche che i suoi magnaccia lo difendano, visto che senza di Lui non sono nessuno e, se condannato, dovrebbero andare a casa, magari a lavorare.
Quello che non capisco e' come facciano gli elettori a berla. Se io fossi un sostenitore di Berlusconi (dio me ne scampi), vorrei che venisse dimostrato che e' innocente. E per farlo, bisogna processarlo!

Vorremmo forse i processi lunghi e la prescrizione breve? Vorremmo quindi l'impunita' per tutti? Che noi si faccia tutti il cazzo che si vuole senza il dovere di sottoporci alle leggi? Ma allora perche' non abolire del tutto la magistratura? E, data l'inutilita' delle leggi senza qualcuno che le faccia rispettare, perche' non abolire anche il Parlamento, che detiene il potere legislativo?

giovedì 27 giugno 2013

...al Qurinale?

...un signore che ha come amico il fondatore di Forza Italia, Marcello Dell'Utri, condannato in secondo grado a sette anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa, il quale definì eroe Vittorio Mangano il mafioso condannato in primo grado all'ergastolo per duplice omicidio, assunto ad Arcore con la qualifica di stalliere. Un signore ex iscritto alla P2 con la tessera 1816, con un numero impressionante di procedimenti giudiziari, condannato in secondo grado a quattro anni di reclusione e all'interdizione dai pubblici uffici per cinque anni per frode fiscale. Condannato in primo grado a sette anni di carcere e interdizione perpetua dai pubblici uffici per concussione e prostituzione minorile. Indagato con l'accusa di aver corrotto nel 2006, con tre milioni di euro, il senatore Sergio De Gregorio per il suo passaggio nel Pdl. Questo signore che altrove sarebbe in fuga da tempo verso Paesi senza l'estradizione è stato "invitato a colloquio e ricevuto" dal presidente della Repubblica Napolitano... (dal blog di Beppe Grillo).

A me Beppe Grillo, come e' noto ai lettori di questo blog, non piace per niente.
Pero' 'ste cose qui le avevo pensate anch'io!
E cose simili anche in merito all'incontro con Letta...

martedì 25 giugno 2013

Idem

Ecco, nel casino mediatico di ieri, quella delle dimissioni di Idem e' la notizia che piu' mi ha toccato.
Peccato, era una delle pochissime cose che mi piacevano del governo Letta.

giovedì 13 giugno 2013

Ancora sull'IVA

Io la questione dell'IVA proprio non riesco a capirla.
Se qualcuno che sta leggendo la capisce, per favore che me la spieghi.

Se un prodotto, al lordo dell'IVA costa 100, ad oggi, con l'aliquota del 21% lo pago 121.
Se aumentassimo di un punto l'IVA, lo pagherei 122. Insomma, pagherei in piu' l'1% del suo costo al lordo dell'IVA.
Che e' meno dell'1% del suo prezzo al consumo.
Ho fatto i conti.
Equivale a meno dello 0.83%.
Difficile dire quanto mi costa 'sto zero virgola ottantatre' percento, perche' ovviamente dipende da quanto spendo in totale.
Pero' possiamo semplificare dicendo che, se aumentassimo l'IVA di un punto, sarebbe come se il potere d'acquisto del nostro stipendio si riducesse dello 0.83%.
Consideriamo un mese di trenta giorni, e facciamo finta di prendere 3000 euro netti al mese (magari!!!).
3000 euro netti al mese sono 100 euro al giorno. Dopo l'eventuale aumento d'IVA la perdita di potere d'acquisto equivarrebbe a 83 centesimi al giorno.
Meno del costo di un caffe', anche considerandone l'aumento dello 0.83% (per altro, ormai da tempo ho rinunciato a ben 2 dei 3 caffe' al giorno per motivi di salute).
In altre parole, quel che ci costa l'aumento di un punto d'IVA e' l'equivalente di un caffe' al giorno.
Naturalmente, a chi non arriva a pigliare tremila euro al mese, costa anche meno.

Ma e' davvero questo il problema centrale dell'economia italiana?

martedì 11 giugno 2013

Marino


Questa è proprio una bella vittoria.

martedì 30 aprile 2013

Ah, meno male!


Certo coi tempi che corrono non si sputa su niente.
Ma a me sembra che ci si stia impegnando per lustrare i vetri delle finestre di una casa pericolante che rischia di crollare.

L'IMU, quella per la prima casa (che poi nel mio caso e' anche l'unica, e di chi ne ha piu' di una francamente mi importa poco), non so a voi, ma a me, l'anno scorso, mi e' costata poco piu' di 60 euro.
In un anno.
Io mi lamento per il mio stipendio, eh, ma ho tredici mensilita', e l'IMU mi e' costata 4 euro e 60 centesim per ogni stipendio. Davvero non mi pare una gran cosa.
Ne', tanto meno, mi pare un gran vantaggio ora che si pensa di abolirla (o di ridurla).

E l'IVA? Fortuna che non si aumenta di un punto l'IVA, dal 21 al 22%. Ci risparmiamo l'1% dei nostri acquisti. E' difficile valutare quanto risparmio, perche' i miei acquisti mensili sono variabili. Pero' e' come se il mio stipendio riducesse il potere di acquisto dell'1%. Se prendessi 1500 euro al mese, ad esempio, e' come se il mio stipendio si riducesse a 1485 euro. Sembra un prezzo civetta da supermercato, di quelli che uno dice "neanche 10 euro" e poi, aguzzando la vista, si rende conto che per arrivare a 10 euro manca solo un centesimo.
Per dire, supponiamo di dover acquistare un'utilitaria che costa 10000 euro. Ecco, aumentando dell'1% l'IVA, dovremmo spendere 100 euro in piu'. Io credo che me lo potrei permettere.
Verrebbe da dire che no, sto facendo un conto sbagliato, perche' la mia utilitaria aumenta il prezzo al concessionario dell'1%, ma anche le parti che sono servite a costruirla sono aumentate dell'1%, quindi in realta' il prezzo dell'auto aumenta molto di piu'. No, perche' l'IVA non e' una tassa cumulativa. La paga solo l'acquirente finale, gli altri scarti vengono recuperati nelle fasi intermedie.
E inoltre, il prezzo di un bene di consumo come l'automobile dipende molto di piu' dalle leggi del mercato che dai costi effettivi. Se la gente non potesse permettersi un'auto di 10100 euro, i concessionari, e di conseguenza i produttori di automobili sarebbero costretti, per una banale legge della domanda e dell'offerta, ad abbassare i prezzi.
Male che vada, comunque, l'aumento di un punto d'IVA corrisponde all'aumento dei prezzi al consumo di un punto. Un chilo di pane costa 3 euro? Be', dopo l'aumento costerebbe 3 centesimi in piu'. C'e' chi non si china nemmeno a raccoglierli quando gli cadono di tasca, 3 centesimi!

Meno male quindi che il governo Letta che ha deciso di sospendere l'IMU e a bloccare l'aumento dell'IVA. Peccato che pero' ora si deve fare una manovra di 7-8 miliardi per recuperarne le mancate entrate e finanziare (quella si' che e' una cosa seria!) le casse integrazioni, i contratti precari.

lunedì 22 aprile 2013

Strategie


Secondo me nell'elezione del Presidente della Repubblica ci possono essere due tipi di strategie:
1) votare il miglior candidato (naturalmente il giudizio per la scelta del migliore e' a totale discrezione di chi vota, che e' li' per questo)
2) votare un candidato che non sia necessariamente il migliore, ma che rappresenti la figura che piu' ha probabilita' di perseguire le funzioni istituzionali proprie del Presidente della Repubblica (naturalmente anche questo a totale discrezione di chi vota).
Poi ci sono molte altre strategie possibili, ma se il fine e' il bene dell'Italia nel rispetto della Costituzione e della Democrazia, mi pare che queste due siano le uniche ragionevoli.
Che un po' riassumono il senso della Politica. Cioe':
1) Rispettare certi Valori (etici) che sono propri dei Senatori e dei Deputati in Parlamento, e quindi espressione della Nazione
2) "Sporcarsi le mani", cioe' cercare una mediazione tra le diverse posizioni, espressioni differenti dei Valori della Nazione.

A seconda dei casi, a mio parere, e' da percorrere l'una o l'altra strada. Ad esempio, nel caso attuale, mi pare sia indispensabile trovare una alleanza, visto che la guida della Nazione, che e' lo scopo della Politica, ha bisogno di una maggioranza assoluta per governare, che nessuna delle coalizioni ha.

Tra parentesi, la divisione in tre del Parlamento non credo sia l'effetto di una legge elettorale sbagliata. Si', la legge e' sbagliata, ma il problema e' un altro.
Se l'elettorato e' equamente diviso in tre, credo sia giusto che il Parlamento sia diviso in tre, ma per ovviare all'inconveniente non si puo' certo limitare la liberta' di scelta dell'elettore ne' impedire che la volonta' dell'elettore venga rappresentata.
Se il detersivo Whitex lava bene i bianchi, il Blax i neri e il Colorex i colorati, visto che mediamente si devono lavare in egual misura capi bianchi, neri e colorati, i tre detersivi godranno tutti di un'ampia diffusione. Ma se il detersivo Colorex cambiasse formula e riuscisse a lavare i neri altrettanto bene del Blax, allora il Colorex avrebbe la partita vinta sbaragliando il Whitex, oltre che il Blax.
In altre parole, se un quarto dell'elettorato ha votato Beppe Grillo, il problema non e' da ricercare in Beppe Grillo, ma nel PD o nel PdL che non hanno saputo impersonare i valori degli elettori che sono confluiti nel M5S.
E questo ragionamento, secondo me, deve far pensare ancora di piu' per il fatto che, sostanzialmente, cio' che Beppe Grillo predica e' il rifiuto delle logiche di Partito che portano solo corruzione e malgoverno. Predica bene e razzola male? Credo di si', infatti io non ho votato M5S, ma cio' non toglie che quel che predica sia vero.
Chiusa parentesi.

Dicevo, prima della divagazione, che si puo' votare il candidato migliore oppure il candidato che impersonifica l'accordo migliore.

Si e' invece preferito non seguire ne' una ne' l'altra via, fino alla disfatta totale.
Marini, per quanto poco possa piacere, avrebbe significato l'alleanza col PdL, ma si e' giocata la sua carta solo per bruciarlo.
Rodota' avrebbe significato l'alleanza con il M5S. E invece no, dopo essersi sputtanato per quasi due mesi cercando di leccare il culo a Grillo, adesso che l'accordo e' li' bell'e pronto, il PD lo rifiuta, mostrando disprezzo anche alla buonissima scelta che Rodota' avrebbe impersonificato.
C'erano anche altri candidati di tutto rispetto. Bonino, ad esempio, era la scelta che preferivo, subito dopo Rodota'. Ma non avrebbe risolto il problema di essere gradita ad almeno due delle tre parti.
Quello che non capisco proprio e' Prodi. Prodi non avrebbe aperto ne' a PdL ne' a M5S. Eppure e' stato il cavallo su cui si e' corsa l'estrema gara del PD. E si e' perso. Per un centinaio di traditori, ma che diavolo si voleva ottenere? Niente governo con la destra, niente con il M5S, e quindi?!?
La scelta e' stata quella estrema: convincere Napolitano tirandolo per la giacchetta, dimostrando palesemente che la Politica non e' in grado di governare.

Ma la cosa palese e' che il PD non ha votato per il bene della Nazione, ma per salvare il culo a Berlusconi.

Davvero non so se riusciro' a votare PD, al prossimo giro.
Non so proprio se riusciro' a votare.

lunedì 8 aprile 2013

Perche' Ambrosoli ha perso alla Regione Lombardia


Maroni e' governatore della Regione, eletto il mese scorso. Perdente Ambrosoli del PD.
Ormai sembra essere passato un secolo, e non e' piu' cronaca, quindi non so se ha senso scriverne un post adesso.
Secondo me, pero', la vicenda riflette un po' la situazione politica nazionale del centrosinistra. In questo senso sarebbe ancora d'attualita'.

Nel 2010 (mica poi cosi' indietro nel tempo), Formigoni vinse il suo ultimo mandato alla Regione.
Allora (sembra passato un secolo) esisteva gia' il Movimento 5 Stelle, che in quelle elezioni presentava un suo candidato. Gli altri erano un impresentabile di Forza Nuova, l'autorevole Pezzotta per l'UdC e il buon Agnoletto per Rifondazione. Buoni o cattivi, hanno rivevuto talmente pochi voti da poter essere trascurati in questo ragionamento. La vera partita si giocava tra il PdL/Lega e il PD.
Certo Formigoni giocava in casa, con la Lombardia roccaforte sia di Bossi, sia di Berlusconi. Ma io credo che per il PD, presentare Penati (dico: PENATI!) non sembrava gia' allora una strategia veramente... come dire... vincente.
L'unica giustificazione che si poteva dare e' che, data l'impossibilita' di vincere, si sia deciso di non sprecare una pallottola. Che le elezioni non siano le Olimpiadi, dove l'importante e' partecipare. Qui bisogna vincere, e partecipare senza alcuna chance di ottenere questo risultato, e' solo fatica sprecata.
...E poi c'e' il cittadino, che ha a disposizione un voto. Non due ne' zero. Uno. E deve decidere se buttare nel cesso questa opportunita' oppure utilizzarla in qualche modo.
Be', io avevo deciso di andare a votare, e ovviamente non potevo che votare Penati.
Cioe', ci rendiamo conto? Io, nella mia vita, di cazzate ne ho fatte tante. Ad un certo punto della mia esistenza ho anche votato Craxi (in seguito alle vicende di Sigonella). Ma allora ero ingenuamente ignaro del fatto che stavo votando un criminale. Nel 2010 invece ho votato un criminale consapevolmente.
E che alternative avevo? Potevo non votare, ma sarebbe stato un ulteriore punto a favore di Formigoni.
Sono stato costretto a votare Penati dal PD. E non e' una questione solo mia. Tutti gli elettori di sinistra sono stati costretti a votare Penati. Una bella punizione per gli elettori del PD impartita proprio dal PD. Allora non ci sono state nemmeno le primarie, per dare una parvenza di democrazia alla scelta del candidato.

Poi sono passati quasi tre anni, e il centrodestra era un po' in difficolta', visto che la giunta di Formigoni e' stata decimata dalla scure della giustizia. C'era poi il Movimento 5 Stelle, ma non ha fatto grandi danni in Lombardia. Il PD invece presentava Ambrosoli, un candidato a mio parere molto buono. Per la verita' alle primarie ho votato per un altro, ma in quel frangente, una volta tanto, ho votato per il migliore, e non per il meno peggiore.
Alle regionali speravo proprio che vincesse il centrosinistra, ma e' andata male. Di nuovo.

Io credo che il problema sia che la gente di centrosinistra non si fidi piu' del PD. Fino al 2012 la Lombardia e' stata gettata alle ortiche dagli organi dirigenti del centrosinistra, perche' tanto non valeva la pena sbattersi. Cioe' dico, la Lombardia, non una regione minore (con tutto il rispetto per le altre regioni, la Lombardia e' la piu' strategica e popolosa). Diciamo che una storia di totale disinteresse del centrosinistra per i cittadini Lombardi, era davvero difficile riconoscere un cambiamento alle regionali del 2013.

Notizia piacevole di oggi e' che Ignazio Marino ha vinto le primarie per la corsa a sindaco di Roma. E le primarie hanno avuto un buon successo di partecipazione. Sono solo primarie, d'accordo, ma la cosa mi piace.
Nel 2009 Marino si presento' per le primarie del PD. Gli avversari erano, allora, Bersani (quello che ha sbaragliato tutti i pronostici favorevoli alle ultime Politiche) e Franceschini (quello che adesso propone un'alleanza, forse inevitabile, con Berlusconi, per uscire dall'empasse). Forse, se avesse vinto (e sarebbe stata una competizione equa solo se i dinosauri del partito l'avessero concesso), magari oggi non ci saremmo trovati in queste condizioni. Allo stesso modo, se alle regionali del 2010 il PD avesse candidato qualcuno un po' piu' decente, magari si sarebbe perso comunque, ma adesso ci troveremmo in condizioni diverse.

Naturalmente dei voti di centrodestra sono responsabili gli elettori di centrodestra, e del buon risultato di quella coalizione la responsabilita' va a Berlusconi, e lo stesso vale per il Movimento 5 Stelle e Grillo.
Ma pretendere che gli altri si facciano da parte perche' noi siamo diversi mi pare un'utopia. In democrazia, credo, vince chi prende piu' voti (anche se questo principio puo' essere messo in discussione da una legge elettorale storta). Per vincere non bisogna solo essere migliori, ma bisogna anche convincerne gli elettori. Per giunta non gli elettori di centrosinistra che, in quanto tali, gia' votano il centrosinistra. Bisogna convincere gli altri.
E non credo che questa opera di convincimento sia cosi' facile come fare le primarie. Tanto meno credo che si possa convincere delle nostre qualita' evidenziando i difetti degli avversari.

martedì 26 febbraio 2013

Nausea


Ieri sera sono andato a dormire senza cena con la nausea.
Stamattina sono riuscito a mandar giu' solo il caffe'.
Se vado avanti cosi' risolvo una volta per tutti il problema del sovrappeso.

Una cosa, a chi ha votato il Movimento 5 Stelle, la voglio proprio dire, perche' secondo me non ha capito bene a che cosa serve andare a votare.
Il voto non serve per comunicare qualcosa ai partiti (o a chi li rappresenta). Il voto serve per scegliere da chi farsi governare. Non e' che si puo' non scegliere nessuno, perche' significa non riuscire ad essere governati. Non si puo' dire "non mi piace nessuno" a prescindere. Queste sono le proposte, belle o brutte che siano.

Se qualcuno avesse avuto qualche dubbio sul fatto che il Movimento 5 Stelle non puo' governare davvero (cioe' prendere parte di una maggioranza che si assume l'onere di governare), avrebbe potuto ascoltare meglio quello che dicevano gli esponenti del Movimento. Cioe' che loro non si sarebbero mai prestati ad allearsi con i Partiti tradizionali (al massimo si sarebbero abbassati a dare il loro appoggio di volta in volta ai provvedimenti che gli piacevano, ma non e' cosi' che si governa un paese).
E infatti dalle prime dichiarazioni di Grillo loro non si presteranno a nessun inciucio.
Speriamo che decidano di ritornare su questa affermazione, per il bene dell'Italia, anche se evidentemente questo e' esattamente cio' che gli elettori di M5S non vogliono.

E del resto l'ha anche ribadito, Grillo.
Faranno un inciucio PD-PDL che durera' dai sei mesi a un anno, ma alla lunga non riusciranno a governare.
Si e' pero' scordato di dire che se non ci fossero stati PD e PDL, un governo l'avrebbero dovuto fare loro. Sarebbero stati in grado di governare? No. Quindi, com'e' possibile criticare PD e PDL di non esserne capaci?

E poi voglio dire qualcosa ai geni del PD e della coalizione del centrosinistra in generale.
Qualche giorno fa ho sentito una dichiarazione di un esponente del PD (poteva essere Letta? Boh! Non ricordo) che diceva che non riesce a capire Grillo. Capisce pero' chi lo vota. Nel senso che capisce chi si disaffeziona alla politica per come la politica e' fatta.
Quel che dicono i grillini, ed in questo io sono totalmente d'accordo con loro, e' che la politica e' diventata ormai altro dalla democrazia. Che chi ci governa non ha piu' idea di che cosa dovrebbe governare. Cioe' la gente.
Da questo deriva la disaffezione della gente dalla politica (e anche l'affezione della gente al M5S).
E che chi ci governa in realta' sta facendo il proprio interesse, e non il nostro, come dovrebbe. Che sta aggrappato alla poltrona non perche' pensa che il suo posto su quella poltrona sia un bene per il paese, ma che sia un bene per se'.
Per questo dicono che i Politici devono essere rottamati.
Bene, il PD dice che capisce chi vota M5S ma non capisce Grillo. Nel senso che capisce le motivazioni di chi vuole rottamare i politici, ma non e' d'accordo sul fatto che Grillo sia in grado di proporre qualcosa che riesca a governare il paese sulla base di questo principio.
Evidentemente hanno ritenuto che questa comprensione nella gente potesse essere trascurata. Si sono fidati di qualche sondaggio sbagliato? Boh!
Insomma, hai sentito la voce del popolo, l'hai condivisa, ma non hai fatto niente per fartene portavoce, semplicemente perche' pensavi che quella voce fosse abbastanza debole da non fare troppo danno. Un calcio in culo a chi pensavi fosse troppo debole. Praticamente l'esatto contrario di cio' che dovrebbe fare un politico.
C'e' del dolo.
O totale incompetenza.

EDIT
Ecco qui. Sono totalmente d'accordo con Gramellini.

venerdì 22 febbraio 2013

Intenzioni di voto


Si possono fare tutte le critiche che si vuole, a Bersani, ma io proprio non riesco a capire cosa si propongano di fare coloro che non vogliono votare PD (o altri simboli della coalizione del centrosinistra).

I casi possibili (spero di non ometterne alcuno) sono i seguenti:
1) votare la coalizione di centrodestra
2) votare Giannino (credo che sia ancora candidato alla presidenza del consiglio, anche se si e’ dimesso dal Partito)
3) votare Ingroia
4) votare il Movimento 5 Stelle
5) votare Monti
6) non votare o annullare la scheda per protesta
7) non votare perche' non si trova una opzione soddisfacente
8) rivoluzione armata.

Ora, escluderei la 8, anche se la ritengo forse la vera via, perche’ non credo che in molti siano disposti a perseguirla (io di certo no, che’ sono un codardo).
Personalmente escluderei anche la 2. Non mi pare serio nemmeno discuterla.
La 7 non e’ mica sbagliata del tutto, credo. Cioe’, anch’io sono davvero deluso da tutti quanti. E, di principio, non mi andrebbe di votare qualcuno che mi delude. Pero’ se non si vota per nessuno non e' che finisce che non vince nessuno. Qualcuno vincera' comunque, e con l'astensione si sprecherebbe solo la possibilita’ di contribuire a sceglierlo.
La 6 mi pare una gran cazzata, perche’ gli astenuti non contano nella scelta del vincitore, e le schede nulle non le legge nessuno. Protestare cosi’ e’ come insultare qualcuno al telefono senza prima prendere la linea.
Credo che tutti i lettori di questo blog siano d’accordo che la 1 e’ improponibile, perche’ se dubitiamo dell'onesta' delle liste di centrosinistra, quelle del centrodestra sono sicuramente peggio.
Personalmente ne’ la 3 ne’ la 4 mi paiono scelte ragionevoli. Indipendentemente da quel che si pensa di Ingroia e di Grillo, credo che chiunque sara' d'accordo che nessuno dei due ha i numeri per vincere, e quindi gli eventuali eletti non avranno voce in capitolo, se non salendo sul carro dei vincitori, e quindi alleandosi a loro volta con il centrodestra o il centrosinistra, e credo che evitare questo sia proprio il significato della loro candidatura e la motivazione di chi li sostiene.
Personalmente non condivido la scelta 5, ma credo che sia l'unica, di quelle elencate, che abbia un senso. Cioe’, dando per scontato che vincera' Bersani, si tratta di stabilire se riuscira' ad avere il sostegno della maggioranza assoluta sia in Camera sia in Senato, tramite i partiti della coalizione. Se non ci riuscira', bisognera' trovare un'alleanza con qualcun altro di abbastanza forte perche’ insieme ce l’abbiano. E questo qualcuno non puo’ essere che Monti (escludendo per ovvie ragioni Berlusconi). Votare Monti in questo contesto significa rafforzare la probabilita' che dalle urne esca un governo di alleanza tra Bersani e Monti (escludendo il rischio di una alleanza tra Berlusconi e Monti).

Quindi il problema si riduce a una scelta tra due opzioni:
A) votare Bersani
B) votare Monti.

Non so come la vedete voi, ma io non ho nemmeno bisogno di pensarci un secondo.

mercoledì 20 febbraio 2013

L'eReader: un diverso modo di leggere


Il Kobo in standby
Stufo di spendere soldi in libri (gli eBook costano meno), e di sprecare spazio in casa, ho deciso di convertirmi alla lettura elettronica.

Per la scelta mi sono affidato anche ai preziosi consigli del blog-amico Lupo, e alla fine ho optato per un Kobo Glo, prodotto dalla canadese Kobo e distribuito in Italia da Mondadori.

Kobo produce quattro modelli di eReader. Uno, il Kobo Arc, l'ho scartato subito perche' e' piu' propriamente un tablet, con tutti i vantaggi e gli svantaggi di quel tipo di dispositivo.
Ho scartato subito anche il Kobo Mini, che, come fa intuire il nome, ha un formato piu' piccolo (schermo da 5 pollici anziche' 6). Per uno che ci vede un po' cosi' cosi' come me questo e' senza dubbio uno svantaggio.

Tra gli altri due (Kobo Touch e Kobo Glo), il Kobo Glo si differenzia principalmente per la risoluzione (1024x768 invece che 800x600), che migliora notevolmente la definizione, e quindi la leggibilita' dei caratteri, e per il dispositivo di illuminazione, definito dalla casa "ComfortLight", che il Touch non ha.

Il Kobo Glo, come gli altri modelli, e' in vendita online, sul sito inMondadori.it, o nelle librerie Mondadori. A dir la verita', pero', nelle librerie (almeno le due della mia zona) non l'ho trovato.
I colori disponibili sono "Nero notte", "Argento stellare", "Blu luna", "Rosa tramonto". Si tratta del colore del dorso: nella parte anteriore e sui lati e' nero, nell'abbinamento al dorso nero-notte, o bianco, con tutti gli altri colori. A me piaceva l'idea del rosa, ma a "scatola chiusa" poteva essere una scelta un po' azzardata (per questo mi sarebbe piaciuto vederlo prima in libreria). Ho optato quindi per un piu' conformista argento stellare.


Ottima definizione dello schermo
(sfocatura dovuta alla scarsa
qualita' della foto)
La parte posteriore ha delle scanalature romboidali che ricordano la trapunta della nonna. E' arrotondata ai bordi, di modo che i lati sono piu' snelli dell'effettivo spessore totale, dando l'idea di essere piu' sottile dei 10mm di ingombro. Sul retro non c'e' niente, a parte il logo Kobo nel bel mezzo, stampato in bianco. La forma a trapunta morbidosa da' una sensazione gradevole al tatto.
Nella parte frontale c'e' lo schermo sensibile al tocco, da 6 pollici di diagonale. Intorno allo schermo c'e' una cornice di circa 1 cm, un po' di piu' sul lato inferiore, dove appare, di nuovo, il logo Kobo.
A parte quelli del touch screen, i comandi sono tutti sui lati. Sul lato superiore c'e' un interruttore per accendere e spegnere la luce e uno slider da strisciare lateralmente (soluzione saggia per prevenire attivazioni accidentali), che serve per accendere e spegnere il dispositivo, oppure per metterlo in standby o per riattivarlo. C'e' inoltre un piccolissimo indicatore a led che lampeggia in colore bianco o verde quando si sta per accendere.
Sul lato sinistro c'e' lo slot per una micro-SD. Non l'ho provato, ma mi pare molto utile come alternativa per comunicare col mondo esterno e per espandere lo spazio di memorizzazione degli ebook.
Sul lato inferiore c'e' invece una porta mini-USB, che serve sia per la ricarica della batteria, sia per lo scambio dei dati con un PC.

In dotazione col Kobo, a parte un po' di pubblicita', un foglio con i codici per scaricare gratuitamente i libri in promozione con la Mondadori e un'inutile manuale d'istruzioni, c'e' il cavo mini-USB/USB, con cui si puo' connettere il dispositivo al PC (per ricaricare la batteria o trasferire i dati) o ad un alimentatore (non in dotazione).
A parte due bustine di plastica, una per il Kobo e l'altra per il connettore, e una pellicola per proteggere lo schermo, l'imballaggio e' totalmente di carta e cartone.

Installazione

Appena disimballato, sullo schermo c'e' l'icona di un e-reader che sorride, con una freccia che indica lo slider per accenderlo.
A priva vista pensavo fosse stampato sulla plastichina di protezione, sia perche' mi immaginavo che a dispositivo spento lo schermo non fosse attivo, sia perche', alla vista, cio' che compare sullo schermo somiglia davvero a qualcosa di scritto ad inchiostro.
Installarlo e' banale. Viene immediatamente rilevata la rete WiFi di casa e viene richiesta la relativa password per accedervi, dopodiche' si collega e si installa automaticamente l'eventuale aggiornamento del software, e viene richiesta la login e la password per la connessione al Kobo store. Solo a questo punto ho fatto un po' di confusione: le credenziali d'accesso a Kobo Store non sono le stesse sottoscritte per il sito sito inMondadori. Ci si puo' registrare direttamente dal Kobo, senza l'uso di un PC.
A questo punto ci si connette al Kobo store che, in Italia, equivale alla libreria elettronica Mondadori.

Connettivita' e compatibilita'

Non mi era ben chiaro come scaricare i libri in omaggio dal Kobo, quindi l'ho fatto da PC.
Collegandosi col PC al sito www.kobobooks.com e' possibile scaricare il software Kobo desktop, che consente di leggere i propri eBook e di interfacciarsi con lo store. Da qui si puo' acquistare gli eBook, pagando con carta di credito oppure, come nel mio caso, con i codici promozionali di Mondadori.
Kobo Desktop e' mortalmente lento, quindi non molto utilizzabile, anche in considerazione del fatto che tutte le operazioni disponibili in questo software possono essere fatte direttamente dal Kobo, anche senza PC.
Bella invece l'idea che i libri acquistati sono in effetti presenti online. Connettendo un Kobo, oppure un PC, uno SmartPhone, un iPhone, un tablet... e' possibile, tramite i relativi software, sincronizzare su questi dispositivi la biblioteca dei libri acquistati.
Ovviamente sul kobo i libri vengono scaricati nella memoria interna, quindi e' possibile leggere tenendo il kobo disconnesso dalla rete (e questa e' la condizione normale, per risparmiare carica della batteria). Pero' e' possibile sincronizzarlo in qualunque momento, a patto di avere una rete wifi a disposizione.

Se da un lato l'interfaccia con la libreria Mondadori e' davvero comoda e immediata, la cosa che non mi piace e' che non esiste modo (o almeno io non l'ho trovato) per interfacciare il Kobo altrettanto comodamente con altre librerie.
Sono riuscito a installare un eBook in formato Epub semplicemente "trascinandolo" nel Kobo. Quando si connette il Kobo all'USB del PC, infatti, sul PC appare come se fosse un USB drive. E' quindi possibile trasferire ePub come file all'interno di cartelle.
Tutte queste operazioni, pero', e' possibile farle solo se si connette il Kobo al PC con la USB: tramite la wi-fi si riesce ad interfacciarsi solo con la libreria Mondadori.
Ho provato ad utilizzare anche il free software Calibre, che consente anche di modificare, da PC, il formato degli eBook, i metadati, i font, le copertine ecc... Come per il Kobo Desktop puo' essere utilizzato per sincronizzare il contenuto del lettore con quello del PC, ma il conecetto non cambia: per installare un eBook non-Mondadori sul Kobo occorre un PC.

Ho inoltre incontrato delle difficolta' di interpretazioni del formato, cui non sono ancora riuscito a venire a capo.
Come esempio ho installato, tramite Calibre una copia gratuita dei Promessi Sposi in formato ePub, che ho scaricato (legalmente) dalla Rete. I numeri di pagina non corrispondono al numero delle pagine dall'inizio del libro. Il numero di volte che si cambia pagina per arrivare ad un determinato punto del libro dovrebbe essere dipendente dalla dimensione del font con cui si visualizza sul Kobo. Piu' e' grande il carattere, meno parole ci stanno in una pagina, e quindi piu' pagine bisogna girare per arrivare a quel punto. Mi aspetto che ogni volta che giro pagina aumenti di uno il contatore delle pagine, e invece non e' cosi'. Sembra che gli ePub (o almeno alcuni di essi) contengano anche l'informazione del formato della pagina, che non puo' essere identico per tutti, visto che e' possibile modificare il font.
Inoltre, la lettura dei Promessi Sposi in alcuni punti, si interrompe improvvisamente ad una determinata riga, per proseguire alla pagina successiva.
Questo difetto non si nota se si visualizza l'ePub con un qualunque visualizzatore su PC, il che mi fa pensare che esistono diversi standard nel formato ePub, ed alcuni di questi non siano perfettamente compatibili col Kobo. Indaghero' meglio su questo fatto.
Per adesso, leggevo sulla rete, e' in preparazione un plug-in per Calibre che serve per convertire il formato ePub in K-EPub (un ePub modificato per il Kobo), e questo dovrebbe risolvere il problema.

Lettura

Non ho avuto occasione di confrontare il mio Kobo con altri e-reader, ma posso dire che la lettura e' molto confortevole. Molto meglio di quanto mi aspettassi. E' come leggere su pagine di carta scritte ad inchiostro. La tecnologia con cui e' realizzato lo schermo si chiama, appunto E-Ink. In realta' credo che questo tipo di schermo soffra di un tempo di refresh relativamente lungo, ma un eReader non dovrebbe essere usato per visualizzare filmati o animazioni, quindi questo limite non dovrebbe essere un problema.
Lo schermo e' in grado di visualizzare 256 sfumature di grigio, ma niente colori. Per i libri illustrati e per i fumetti cio' potrebbe essere un limite. Le immagini delle copertine risultano comunque di ottima qualita', e il bianco-e-nero da' una sensazione un po' vintage.

Il Kobo Glo, rispetto ai fratelli minori, ha in piu' anche la luce di lettura. A differenza dei normali tablet, pero', non si tratta di retro-illuminazione, ma di un sistema che rifrange la luce che proviene dai bordi, in modo che lo schermo risulti illuminato dal davanti. Agli occhi arriva dunque luce indiretta. Ho provato a leggere di notte per qualche ora senza stancarmi per niente la vista.
L'effetto visivo non e' esteticamente bellissimo (la luce e' bluastra e fredda), ma e' funzionale. E' possibile regolare l'intensita', ma se e' troppo forte sembra diminuire il contrasto tra i caratteri e il bianco del fondo. Io pero' trovo che sia sufficiente lasciare la regolazione al minimo. Di notte fa abbastanza luce per leggere, anzi, addirittura un po' troppa. Di giorno e' molto piu' gradevole leggere con la luce spenta (e per altro in questo modo si consuma notevolmente di meno).

Impostazioni e comandi

Ultimamente la mia vista e' calata un po', quindi, finche' non mi faccio prescrivere un altro paio d'occhiali, non ho una buona visione da vicino. Nessun problema: i caratteri del Kobo possono essere regolati in modo puntuale e preciso: il font, la dimensione, lo spessore, la nitidezza, l'interlinea.

L'impaginazione puo' essere allineata a sinistra oppure giustificata. Io utilizzo quella giustificata, che' la trovo piu' naturale da leggere (forse perche' abituato ai libri cartacei).
Con questa modalita' pero' ho riscontrato un gravissimo problema: quando, alla fine della riga, l'ultima parola non ci sta completamente, per andare a capo sbaglia a sillabare. Riporto ad esempio alcuni casi in cui la sillabazione e' scorretta:
tangenz-iale, novant-atre, ostentaz-ione, nascond-erlo, organzizzaz-ioni, collaboraz-ione, proseg-uirono, vertig-inosa, inter-essano, silenz-iosa, sconos-ciuti, perfez-ione, preserv-ativo, attent-issima, possib-ilita', ponderaz-ione, faticos-amente, person-alita', incid-ente, perquis-izione, spirit- uale, carregg-iata, commerc-iale, individ-uali, problem-atica, consider-evole, attend-ibile.
Naturalmente i punti in cui e' necessario spezzare le parole per andare a capo dipendono dal tipo di font utilizzato, dalla sua grandezza, dalla dimensione dei margini, ma e' evidente che ci sia qualcosa che non va. C'e' di sicuro un algoritmo che decide come sillabare, infatti i casi in cui la sillabazione avviene correttamente sono molto piu' numerosi, ma evidentemente questo algoritmo presenta qualche problemuccio.

Esempio di lettura con il Kobo.
Nell'angolo in alto a sinistra c'e' il simbolo di un
segnalibro che ho inserito in quella pagina.
Si puo' notare, nella stessa pagina, due casi di
parole con desinenza simile sillabate in
modo diverso, uno corretto e uno no.
(foto inclinata per evitare il riflesso del flash)
(Cliccare per ingrandire)

Durante la lettura, il touchscreen e' diviso idealmente in tre aree. Toccando quella a sinistra si volta alla pagina precedente, quella a destra alla pagina successiva e quella centrale consente di visualizzare il menu'.
Agendo sulle impostazioni, l'area centrale puo' essere ridotta alla sola porzione inferiore dello schermo, espandendo di conseguenza al centro la porzione di destra oppure quella di sinistra. Queste possibilita' sono comode perche' danno migliore accesso al pollice a seconda che si tenga il lettore con la mano destra o con la sinistra.
Ho trovato per caso, inoltre, un metodo non documentato per girare le pagine: Strisciando il dito verso sinistra si gira alla pagina successiva, verso destra alla precedente, qualunque sia il punto in cui si tocca lo schermo. Penso che questo metodo sia piu' immediato, perche' mima esattamente il gesto per girare le pagine di un libro cartaceo, e nel contempo rende piu' facile comandare il cambio pagina sia in avanti sia indietro, sia con la destra sia con la sinistra.

Nella riga superiore dello schermo compare il titolo del libro, in quella inferiore il titolo del capitolo e il numero di pagina rispetto all'inizio del capitolo.
Naturalmente, poiche' la dimensione dei caratteri puo' essere modificata (mentre quella delle pagine evidentemente no), il numero di pagine che compongono il libro e i capitoli e' variabile. Non ha quindi molto senso dire "sto leggendo la pagina 123", perche' quel numero non e' un riferimento fisso nel libro ne' nel capitolo. Leggendo un e-book in effetti, questa e' la cosa che mi risulta piu' strana di tutte: non si ha un immediato riscontro di quanto sia stato letto e di quanto manchi alla fine. Si', ci sono le statistiche, ma non danno lo stesso feeling.
Come detto sopra, alcuni ePub contengono le informazioni sui numeri di pagina, ma evidentemente, poiche' anche con questi e' possibile impostare gli attributi dell'impaginazione, tali numeri non corrispondono alle pagine visualizzate.
In effetti non esiste alcuna ragione per cui un libro venga diviso in pagine, se non legato appunto alla stampa fisica sulle pagine di carta. A rigore si potrebbe immaginare addirittura di scorrere il testo verso l'alto di una unica pagina virtuale enorme, un po' come avviene nei siti web, ma temo che con questa soluzione la lettura sarebbe piuttosto scomoda.
Per gli algoritmi dell'eReader sarebbe invece possibile riportare il numero di pagina relativo all'impostazione di lettura correntemente selezionata, come frazione del numero di pagine totali nel libro (qualcosa tipo "stai leggendo la pagina 123 di 456"). Questo pero' comporterebbe la formattazione istantanea di tutte le pagine dall'inizio del libro (per conoscere il numero di pagine attuali, che e' variabile) e di tutte quelle successive fino alla fine (per conoscere il numero di pagine totali, che e' pure variabile). Temo che questi calcoli comporterebbero un eccessivo dispendio di tempo che non giustificherebbe l'informazione poco significativa.
Il Kobo quindi fornisce il numero di pagina dall'inizio del capitolo rispetto al numero di pagine totali del capitolo. Il che significa che si limita a riformattare istantaneamente tutte le pagine del capitolo.

Toccando l'apposita area i menu' sostituiscono le righe inferiore e superiore.
Il menu' superiore mostra un'icona "home", toccando la quale viene visualizzata la schermata iniziale che riproduce le copertine degli ultimi ebook utilizzati. Gli eBook possono essere organizzati in scaffali definibili dall'utente (per esempio diversi scaffali per diverse categorie di libri).
Nel menu' superiore vi e' inoltre l'indicatore della potenza di ricezione wi-fi, del livello di carica della batteria e un bottone per visualizzare un sottomenu'. In questo sottomenu' c'e' il bottone per attivare/disattivare la wi-fi, un link per un inutile manuale d'istruzioni e un bottone per visualizzare le impostazioni.
Le funzioni di utilizzo piu' frequente sono richiamabili anche dal menu' principale inferiore, per fortuna, perche' l'organizzazione del menu' superiore non e' delle piu' riuscite. Per esempio, a nessuno verrebbe da cercare il gioco "Sudoku", gli scacchi, l'app per il disegno a mano libera o il browser web tra le impostazioni. Il browser web e' di difficile utilizzo anche per le operazioni piu' banali, come leggere la posta.

Nella parte inferiore del menu' principale c'e' un bottone per visualizzare le statistiche di lettura, uno per impostare le opzioni di visualizzazione (font, dimensioni, impaginazione...), uno per visualizzare l'elenco dei segnalibri, il sommario, le annotazioni, il dizionario. Il menu' e' contestuale: se si apre un'immagine o un documento PDF la configurazione dei bottoni si adegua di conseguenza, mostrando le opzioni relative allo specifico formato. Quando la luce e' accesa e' presente anche un'icona per la regolazione dell'intensita' luminosa.

Una possibilita' che ho trovato molto comoda e' la ricerca automatica nel dizionario: premendo e tenendo premuto per un po' il dito sopra ad una parola, ne viene automaticamente visualizzata la voce del dizionario (Devoto Oli). E' anche possibile ricercare su un dizionario multilingua specificato oppure evidenziare la parola o la frase selezionata, o associarne una nota.

Per mettere un segnalibro basta toccare lo schermo nell'angolo in alto a destra. Viene visualizzata come un'orecchia alla pagina. Non occorre tuttavia utilizzare questo metodo quando si interrompe la lettura: il Kobo si memorizza per ogni libro il punto in cui si e' abbandonata la lettura nella precedente sessione.

Il dispositivo si connette anche a Facebook, il che consente di condividere alcune informazioni. Non ho pero' utilizzato questa opportunita', visto che non ho un account su Facebook.

C'e' una inutile quanto irritante funzionalita' denominata "reading life". A seconda delle statistiche compare automaticamente un suggerimento, tipo per esempio "beviti un bel caffe' che e' ora di colazione". Non ho ancora trovato come fare a disabilitare questa opzione.

Lo slider sul bordo superiore del Kobo consente, se strisciato velocemente, di metterlo in standby e di riattivarlo. Se invece trattenuto per qualche secondo si spegne o si riaccende. Quando e' in standby lo schermo e' bianco e compare il nome e il logo di Mondadori in nero. Quando e' spento lo schermo e' nero e il logo e il nome in bianco.
In alternativa e' possibile settare il dispositivo in modo che, nello stato di spento o di stand-by visualizzi la copertina dell'ultimo libro aperto.
Spulciando su Internet ho trovato anche il modo di eliminare il logo Mondadori, sostituendolo al default di fabbrica (un'icona che rappresenta un kobo addormentato).
La riaccensione dopo uno spegnimento impiega qualche secondo in piu', rispetto la riattivazione dallo stato di standby, per il resto l'effetto e' identico, quindi non ho capito quale sia il vantaggio di spegnerlo, se non per resettarlo dopo un eventuale malfunzionamento (mi e' capitata una sola volta che una schermata si sovrapponesse alla precedente, e tutto si e' aggiustato spegnendo e riaccendendo).
E' possibile mettere il dispositivo in stato di standby avvicinando un piccolo magnete al bordo inferiore destro dello schermo. Allontanando poi il magnete, il dispositivo torna in modalita' di lettura. Questo accorgimento consente ad una eventuale custodia di gestire l'accensione e lo spegnimento aprendone e chiudendone la copertina, senza dover intervenire sullo slider.
Ho constatato che una custodia sia indispensabile per proteggerlo se si pensa di portarselo in giro. La custodia originale e' piuttosto costosa, ma se ne trovano facilmente in commercio (su Amazon, per esempio) di piu' belle a pochi euro.

Conclusioni

Nel complesso giudico l'acquisto ottimo. Ecco qui un elenco di pregi e difetti, filtrati dal mio gusto personale:

PRO:
- qualita' di visualizzazione estremamente confortevole di giorno
- illuminazione confortevole quando occorre, anche se mi trovo meglio con la luce solare. Trovo che anche l'intensita' minima sia troppo luminosa. A tal proposito ho trovato un hack che consente di ridurla ulteriormente, ma non l'ho ancora provato.
- durata della carica della batteria incredibilmente lunga, a patto che non si usi molto la luce e la wi-fi

CONTRO:
- sbaglia a sillabare (!!!)
- i messaggi di interfaccia (le voci dei menu', il testo delle note e dei dizionari, il testo del sommario...) sono difficilmente leggibili, perche' scritti con un font piccolo e non configurabile.
- la logica dei menu' e' un po' contorta
- la batteria non e' sostituibile, quindi suppongo che quando sara' esaurita bisognera' buttare via tutto. Speriamo che cio' avvenga il piu' in la' possibile.

I contro sono quasi tutti difetti del software. Spero quindi che vengano risolti con futuri aggiornamenti.
Il sistema operativo (anche se questa informazione non compare da nessuna parte) e' Android, il cui kernel Linux e' una garanzia di qualita' software.