martedì 26 febbraio 2008

La Giubiana di Canzo


La Giubiana di Canzo
Canzo è un piccolo paesino in provincia di Como, sulla strada montana che congiunge Bellagio con Erba.
Qui, ogni anno, all'ultimo giovedì di gennaio, viene bruciata la Giubiana.

Il rito del rogo della Giubiana, altrove chiamata Giubia o Giöbia, è una tradizione che si perpetua ogni anno in parecchie località della Lombardia settentrionale. Il nome deriva da Iovis (Giove), che dà anche il nome al giorno di giovedì, giorno sacro al dio pagano.
La Giubiana è una donna... spesso una brutta e cattiva vecchia strega, altrove una bella ragazza. In ogni caso è lei la colpevole dei mali dell'anno passato, e la sua morte sul rogo rappresenta un buon auspicio per l'anno che sta iniziando.

Sembrerebbe un rito cruento, sciovinista, che rievoca i tempi dell'Inquisizione, ed indubbiamente trae origini proprio da quegli episodi, ma tradizione è tradizione, ed in quanto tale va rispettata.

In particolare a Canzo la celebrazione è molto curata e partecipata dai cittadini. Si tratta di una specie di rappresentazione teatrale per le vie del centro, in cui la Giubiana, legata ad un carro trainato da un asino, viene portata prima in processione fino alla piazza del mercato, dove avviene il processo, e poi, una volta giudicata (il processo non dovrebbe lasciare spazio ad un finale a sorpresa diverso da una sentenza di colpevolezza), si va tutti al prato "delle Stelline", dove è già pronta una pira sulla quale viene issato e dato alle fiamme il fantoccio della strega.


Pumpier in bicicleta
La Giubiana di Canzo è rappresentata interamente nel dialetto di questa zona (simile al Meneghino milanese, ma con influenze più rurali). Per effetto della globalizzazione, il dialetto lombardo sta lentamente ma inesorabilmente sparendo dalle nostre terre, ed è insolito sentirlo parlare perfettamente, in questa occasione, anche dai bambini. Onore al merito dell'organizzazione per tenere in vita questa tradizione, nella quale sprofondano le nostre radici.

La rappresentazione comprende un vasto numero di figuranti, ognuno con un suo preciso ruolo, e coinvolge gran parte della cittadinanza.
Ecco i personaggi, in ordine di apparizione nel corteo:
- i pumpier in bicicleta (i pompieri in bicicletta), si occupano di assicurare il corretto svolgimento del processo e dell'esecuzione della sentenza, con particolare attenzione ai pericoli del fuoco, elemento sempre presente, dal corteo, al processo fino al rogo finale. Anche le biciclette attrezzate sono d'epoca e c'è pure un carretto con una pompa-idrante a mano.

Cilostar
- i cilostar (i candelieri), portano maschere nere e tonache rosse e tengono grossi candelabri accesi, per illuminare il corteo (e poi il processo) e vincere l'oblio del buio.
- il pastur ca suna 'l cornu e l'alpée ca 'l porta i corni dal bech (il pastore che suona il corno e il montanaro che porta le corna del capro)
- i buschirö (i boscaioli), con i loro attrezzi d'epoca,
- 'l carett di paisan (il carro dei paesani), trainato da un asino, che trasporta la Giubiana custodita dal boia, in tonaca nera, con il viso coperto da un cappuccio nero.
- al train, un carro pieno di fascine di legna, simbolo dell'economia montana invernale
- al Barbanera cui pianètt dala furtüna il "Barbanera", che distribuisce la fortuna con le sue carte,
- i bagai, bei e brut bun e gram (i ragazzini, belli, brutti, buoni e cattivi). Quelli belli e buoni hanno il volto colorato di bianco e suonano le campane, quelli brutti e cattivi hanno volto nero e suonano i toll e cuerc, le latte e i coperchi,

Cilostar, Pastur, Alpée, Regiuu
- i Regiuu vestiti cul capèl e 'l tabar (gli anziani, vestiti con il cappello e il mantello). La società lombarda era organizzata in famiglie allargate: nella stessa corte vivevano tutti i componenti di tre-quattro generazioni. I membri più anziani erano rispettati e a loro si faceva riferimento per la risoluzione di controversie o per le decisioni importanti.
- L'aucat di caus pers (l'avvocato delle cause perse), difensore della Giubiana per il processo, dimostrerà palesemente di ricoprire questo ruolo solo per venale attaccamento al denaro,
- i testimoni dal prucèss e la cumar dala Contrada (i testimoni del processo e la comare della Contrada) parleranno durante il processo, chi a favore, chi contro la Giubiana.
- i stria picitt ca fan strimì cun la magìa ... e i diauj dala bela vus (gli spaventa-bambini che spaventano con la magia... e i diavoli dalla bella voce) che cantano l’ode alla Giubiana,
- l'urzu (l'orso), simbolo della forza istintiva che deve essere domata,
- al casciadur ca duma e fa balà l'urzu (il cacciatore che addomestica e fa ballare l'orso),
- l'om Selvadigh (l'uomo Selvatico), antichissimo simbolo della cultura alpina, è colui che vive in armonia con il bosco e che conosce i segreti della natura, arriva dal silenzio delle selve,

Giubiana e Boia
- l'Anguana, misteriosa fata benefica, simbolo d'acqua come elemento vitale femminile.

Il ritmo dei tamburi sottolinea costantemente le fasi salienti della rappresentazione; la banda segue il corteo suonando una grottesca marcia funebre.
La gente spontaneamente segue il corteo fino alla piazza ed ascolta il processo.

Il processo consiste nell'elencazione, da parte dei testimoni, di tutte le cose negative che sono avvenute nell'anno appena concluso, ovviamente per colpa della Giubiana. Accanto ai temi tipici della vita agricola, legati alle condizioni meteorologiche e agli altri eventi naturali, si accompagnano fatti di cronaca. La Giubiana del 2008, infatti, era colpevole della guerra in Iraq, e di tutta la povera gente che ne sta morendo, del buco nell'ozono, del riscaldamento globale, della crisi economica, dell'emergenza rifiuti in Campania...
Ovviamente la Giubiana di Canzo non ha la pretesa di trovare un vero colpevole per queste cose negative, ma ci fa pensare a quanto sarebbe bello se si potesse riuscire a vincerle semplicemente bruciando un fantoccio di paglia.
Risolvere i mali del mondo è tutta un'altra cosa, ma semplicemente nominarli in un rito comune ci può aiutare quanto meno a riconoscerli, il che non è poi così scontato...

Grazie a Rubber Slippers In Italy per le foto e il video.
Informazioni sul portale del Comune di Canzo.

lunedì 11 febbraio 2008

Il clone nel piatto

Il clone nel piatto

Guglielmo Ragozzino

Nell'aprile del 2007 la Commissione europea ha chiesto all'Agenzia europea per la sicurezza alimentare, Efsa, un parere sulla possibilità di mettere in commercio latte e carne provenienti da animali clonati, per esempio maiali e mucche. La risposta - una sostanziale via libera - è arrivata in questi giorni e la Coldiretti, l'importante associazione di agricoltori, l'ha fatta conoscere a un pubblico di non specialisti, mettendo subito in chiaro la propria contrarietà e preoccupazione.
In sostanza l'Efsa si limita ad assicurare che le qualità nutrizionali non sono diverse da quelle dei prodotti di animali ottenuti nel modo tradizionale. Si riserva però di svolgere una consultazione pubblica da concludere il 25 febbraio per arrivare a fine maggio alla risposta definitiva. A questo punto la Commissione metterà insieme questo parere e quello del Gruppo europeo sull'etica, e deciderà. Anche Coldiretti ha fatto una sua consultazione, non scientifica, ma pratica, online; e il risultato è stato che il 55% delle risposte è un no categorico, il 36% ha richiesto almeno l'etichettatura della derrata alimentare che ne indichi l'origine clonata; mentre l'8% si è detto favorevole e l'1% non si è espresso. Rimane la convinzione che l'Efsa non sappia liberarsi dal fascino della Fda (Food and Drug Administration) americana che spinge ormai sulla liberalizzazione degli animali clonati.
I motivi che portano anche una parte dell'agroindustria europea a seguire la pista della clonazione è la convinzione di realizzare così animali deformati, nel senso di essere dedicati alla produzione di maggiori prosciutti, più latte, ecc. Questo però non tiene conto di almeno tre guasti.
Il primo è l'eliminazione di ogni biodiversità. Quest'ultima non è una mania dell'ambientalismo tropicale, ma è il tentativo di avere, anche ai nostri climi, organismi meno recettivi di malattie.
Le discendenti della pecora Dolly non potranno mai liberarsi delle malattie presenti nell'organismo dell'ava (se così si dice). Dall'assenza di biodiversità discende la minore difesa immunitaria, per cui le bovine sono spesso soggette a epidemie. Infine la genetica dà spesso risultati opposti a quelli sperati da chi ne fa uso per «migliorare le razze»; ed è causa di una vita produttiva scarsissima, tanto che perfino una parte dell'agricoltura americana si muove ormai in controtendenza e riafferma l'utilità di incrociare animali di caratteristiche diverse per ottenere animali più sani e in definitiva più carne e più latte. Gli esperti di allevamenti che abbiamo consultato ci hanno spiegato che piuttosto che buttare i soldi sulla scienza della clonazione, sarebbe meglio investire sulla struttura abitativa degli animali. In un tempo di cambiamenti climatici, una genetica troppo raffinata sarebbe un ulteriore guasto. Tanto più se la genetica è connessa a sistemi di allevamento crudeli, in luoghi dissennati. Le bovine hanno ormai una vita dimezzata. Invece delle 7/8 lattazioni di un tempo ormai ne hanno 3 o 4. Le bovine clonate avrebbero insieme tutti questi difetti.

da Il Manifesto del 12 gennaio 2008

C'e' un gran parlare, in questi giorni, riguardo alla notizia della commercializzazione a scopo alimentare in America della carne e del latte provenienti da bovini e suini clonati.
Anche se si tratta di un procedimento diverso, la questione ha secondo me molti aspetti in comune con quella degli organismi geneticamente modificati. Nel caso della clonazione, infatti non c'e' alcun intervento di modifica genetica artificiale. Non c'e' nessuno scenziato che vada a cambiare artificialmente la sequenza del DNA, e quindi le caratteristiche fisiche (e organolettiche) degli organismi prodotti rimangono identiche a quelle degli organismi produttori. Viene invece sostituito il meccanismo riproduttivo che ha generato il nuovo organismo, ovviamente allo scopo di ottenere una qualita' migliore dal punto di vista commerciale. L'idea e': selezioniamo il bovino (o suino) commercialmente perfetto e poi replichiamolo sempre identico a se stesso, e quindi altrettanto valido commercialmente. Il patrimonio genetico dell'organismo risultato della clonazione e' infatti identico a quello dell'organismo sorgente.
Nel caso degli OGM, invece, viene modificata la sequenza del DNA sostituendo alcuni geni con altri pescati da catene di DNA di altri organismi completamente diversi. Lo scopo e' sensibilmente diverso dal caso della clonazione, perche' in questo caso si tende alla produzione di organismi nuovi, che contengono caratteristiche che non potrebbero essere generate in modo naturale. Ricordo ad esempio la presentazione alcuni anni fa di un fiore nella cui sequenza genetica era stato inserito il gene della bioluminescenza estratto dal DNA di un crostaceo. Il nuovo organismo era un fiore i cui petali emanavano luce propria di notte. L'idea, in questo caso e': creiamo un organismo che contenga tutte le caratteristiche che ci interessano a scapito di caratteristiche inutili. Organismi cosi' ottenuti hanno il vantaggio commerciale di poter creare nuove nicchie da riempire di business. Nel caso particolare del fiore bioluminescente si pensava di coltivarlo lungo i bordi delle autostrade con ovvi vantaggi dal punto di vista della sicurezza stradale (l'idea non e' niente male, anche se devo dire che, pensandoci appena qualche minuto, mi vengono in mente interi poemi epici di soluzioni alternative con lo stesso effetto decisamente meno costosi - ad esempio, l'utilizzo di quelle lampade che accumulano energia solare di giorno per poi restituire una flebile luce di notte).

Pur evitando di affrontare implicazioni morali legate all'intervento umano nel processo di creazione di una nuova vita, rimangono aperte alcune questioni riguardo alla commercializzazione degli animali (o vegetali) clonati o geneticamente modificati.

Le prime domande che hanno riempito i media europei in seguito alla notizia della commercializzazione in America della carne e latte clonati, sono quelle che riguardano piu' da vicino i consumatori, attenti innanzitutto alla salute e alla qualita' del prodotto. La carne clonata e' sana? E' buona?
Per quanto ne so non c'e' motivo per dubitare che la carne (o il latte) di un animale clonato abbia proprieta' diverse dalla carne o dal latte dell'animale sorgente della clonazione. Quella carne (quel latte) ha le stesse caratteristiche, e quindi se l'una e' buona, l'altra e' pure buona. Se l'una e' sana, lo e' anche l'altra.
Per gli OGM e' diverso, perche' le caratteristiche degli organismi prodotti non solo sono diverse da quelle degli organismi da cui si e' partiti, ma lo sono anche in modo non predicibile, visto che la modifica genetica puo' (ed in genere e' cosi') creare organismi che non si sono mai prodotti, ne' si produrranno mai, in modo naturale. Una domanda da porsi puo' essere ad esempio se, ed in che modo, una persona allergica alle fragole possa o meno mangiare un pollo il cui DNA e' stato mischiato con quello di una fragola. La risposta a questa domanda dipende dalla determinazione della reazione degli anticorpi di quella persona alle cellule del pollo alla fragola. Poiche' non si ha esperienza di questo tipo di cellule, la reazione non puo' essere predetta.
Per quanto riguarda il sapore, e' evidente che il motivo per cui si scomoda la tecnologia OGM per scopi alimentari e' di produrre organismi che abbiano un sapore diverso da quelli su cui si applica la tecnologia.

Valutando il problema da un altro punto di vista, un'altra questione aperta e' quella ecologica, ben puntualizzata dall'articolo che ho citato. Il mondo, con le sue catene alimentari, si basa sulla biodiversita', cioe' proprio sul fatto che l'incrocio riproduttivo di due individui genera un organismo in parte diverso da entrambi. Le differenze che sopravvivono sono quelle piu' favorevoli in termini di adattamento all'ambiente, poiche' gli individui mutati hanno piu' probabilita' di sopravvivere e quindi di accoppiarsi, perpetrando la mutazione alle generazioni successive. Questo meccanismo ha allungato i colli alle giraffe in modo che potessero cibarsi delle fronde piu' alte degli alberi, ha trasformato in pinne gli arti dei cetacei, ha diviso gli animali in erbivori, che si cibano di vegetali, e in carnivori, che si cibano di erbivori. Ma ha anche diviso gli esseri viventi in animali, che traggono nutrimento dai vegetali e in vegetali che traggono nutrimento da animali.
Se abbiamo scoperto il bovino (o il suino) commercialmente perfetto, finira' che l'agricoltura produrra' sempre quel bovino (o suino), intere fattorie piene di copie di un solo organismo sempre ed ovunque uguale a se stesso, riproducendo caratteristiche sempre uguali, e peraltro neanche necessariamente le migliori sotto il punto di vista dell'adattamento all'ambiente, ma solo dal punto di vista commerciale. Questi organismi ruberanno quote di esistenza a tutti gli altri bovini, che progressivamente spariranno dal mondo animale, compromettendo tutte le catene alimentari in cui sono coinvolti.
Forse questo processo non compromette necessariamente la vita sulla terra, certo contribuira' nella semplificazione del patrimonio genetico. A noi forse non servono animali che producono carne o latte commestibile di qualita' inferiore e a prezzi superiori, ma sicuramente al mondo serve eccome, altrimenti l'evoluzione naturale ci avrebbe gia' pensato da sola a fare "pulizia etnica". La biodiversita' e' un meccanismo di conservazione delle speci e della vita in generale. Se un individuo e' sensibile ad un virus, ad esempio, puo' darsi che un altro individuo simile, della stessa specie, non lo sia. Mutazioni genetiche naturali del virus tenderanno ad attaccare organismi con un patrimonio genetico diverso. Gli organismi delle speci attaccate tenderanno a generare mutazioni naturali resistenti a quel virus. Se il patrimonio genetico di un insieme di animali e' sempre immutabile ed identico a se stesso, un virus in grado di uccidere un individuo e' in grado di uccidere tutti gli individui dell'insieme. La clonazione e' quindi l'antitesi dell'evoluzione naturale, su cui si basa il funzionamento del mondo.
Per quanto riguarda gli OGM, invece, il discorso e' un po' diverso. Se l'evoluzione naturale tende a selezionare le caratteristiche genetiche di una specie in modo che gli individui siano piu' competitivi degli antagonisti, la modifica genetica artificiale tende a selezionare le specie in modo che gli individui siano piu' competitivi solo dal punto di vista commerciale valutato sulle tasche di chi deposita il brevetto. Questi nuovi organismi, pur essendo potenzialmente meno forti degli organismi naturali si insedierebbero nello stesso ambiente, e di conseguenza anche quelli naturali alla lunga si adatterebbero ai nuovi arrivati. Se si producesse una varieta' di grano OGM resistente al 90% di un certo tipo di parassita, e si coltivasse solo quella varieta', succederebbe che il 90% di parassiti morirebbe, lasciando spazio alla libera riproduzione del rimanente 10%. L'unico risultato che si otterrebbe e' di rendere i parassiti del grano piu' forti. Se invece la varieta' di grano rilasciata resistesse alla totalita' di parassiti, tali parassiti si estinguerebbero, o quanto meno sparirebbero parzialmente, compromettendo le catene alimentari a cui appartengono.

C'e' poi una conseguenza sociale. Chiaramente chi detiene la tecnologia per la produzione degli OGM e dei cloni, la applica per ottenere del denaro, a tutto discapito di chi applica tecnologie di allevamento animale o di coltivazione vegetale tradizionali. Il controllo puo' essere ottenuto producendo cloni o OGM sterili. Se ad esempio un contadino coltiva grano OGM sterile, non sara' in grado di utilizzare parte dei chicchi di grano raccolto per seminare le pianticelle dell'anno successivo, ma dovra' ricomprarli di nuovo dallo stesso produttore di grano OGM. Questo mandera' in frantumi gli equilibri sociali derivanti dall'economia di sussistenza dei Paesi poveri. Oltre tutto le coltivazioni tradizionali traggono beneficio dagli insetti impollinatori che, non rispettando i confini dei campi coltivati, portano il polline da una coltivazione all'altra. Se un coltivatore utilizza semenze OGM, le sue pianticelle, sterili, non potranno fornire polline buono per fertilizzare le pianticelle dei coltivatori vicini, che vedranno compromesso anche il loro raccolto.

C'e' infine un aspetto culturale del problema. Un pollo OGM al sapore di fragola e' buono o non e' buono? La risposta puo' essere diversa a seconda di chi risponde, ma io penso che abbia un senso l'interpretazione del gusto sotto un'ottica culturale. Infatti come lo si mangia, il pollo alla fragola? In una macedonia di frutta oppure arrosto con le patatine? Siccome non c'e' una storia di tradizione legata al pollo alla fragola, non esiste nemmeno una ricetta popolare che produca un piatto popolare che consenta di catalogare il sapore secondo canoni riconoscibili. In altre parole il sapore di un alimento e' un fatto culturale, e quindi non e' possibile decidere se il pollo alla fragola abbia un valore culinariamente positivo o negativo. Si tratta solo di fare tentativi e valutare la risposta del consumatore, ma il tentativo stesso snatura la tradizione gastronomica, fatta non solo di buone materie prime, ma anche di Storia. Penso che un pollo arrosto tradizionale, fumante con le patatine fritte sara' sempre piu' buono, perche' cosi' lo faceva mia madre e prima di lei sua madre a risalire fino alla preistoria. Oppure mi piace anche una ciotola di buone fragole fresche con zucchero e limone. Per quanto buono possa essere, lascerei il pollo alla fragola a McDonalds, dove il problema non e' fare del buon cibo, ma venderlo bene.
Aggiungerei inoltre che la varieta' gastronomica di una tradizione e' data dall'accostamento dei vari alimenti disponibili. Se eliminassimo dal mercato gli alimenti "minori", cioe' quelli che rendono meno dal punto di vista commerciale, dovremmo rinunciare alla possibilita' di realizzare la quasi totalita' delle ricette popolari. La varieta' della qualita' degli alimenti disponibili sul mercato da' la varieta' dei gusti in cui si misura una tradizione culinaria. Avere pochi ingredienti, anche se perfetti, nei negozi, significa perdere la varieta' in cucina.

lunedì 4 febbraio 2008

Dove andare?


Vista della Costa Smeralda, Sardegna
Capita che chiunque io incontri nell'universo del blog, che non provenga dall'Italia o che non la conosca molto bene, mi chieda suggerimenti su dove andare, se si viene per turismo
Il che, per me, è una domanda difficile, primo perché io non sono un turista, e quindi vedo questo paese con occhi differenti. Ho tutto il tempo e quindi non devo necessariamente scegliere il meglio da subito, come avviene per i turisti (a meno che siano così ricchi da poter stare qui per un sacco di tempo). Inoltre, poiché sono un italiano in Italia, ho molte più possibilità di apprezzarla nel profondo, perché non ho le stesse barriere linguistiche e culturali.

Autunno in Monferrato, Piemonte
foto di Mario Spalla
Un turista americano in Italia finirebbe probabilmente per mangiare in un costoso ristorante turistico in centro città, con il menù tradotto in Inglese (dove "Prosciutto di Parma D.O.P." è "ham"), che, senza dubbio, può servire buon cibo. Ma l'Italia è anche fatta dalla piccola enoteca ricavata da un buco nel muro, in un paesino mai sentito, dove servono buon vino con un piatto di salumi e formaggi locali, dove il gestore si intrattiene a fare qualche parola (un buon esempio è Il Covo).

In secondo luogo la risposta ad una tale domanda dipende strettamente da cosa interessi. Per fare qualche esempio, se si cerca l'arte, suggerirei Firenze e Roma. Chi vuole il divertimento notturno spendendo tempo (e denaro) nelle discoteche, dovrebbe andare nella Riviera Romagnola. Chi è interessato a belle abbronzature, spiagge sabbiose vicino a uno splendido mare, deve assolutamente andare in Sardegna.

Il centro di Greve in Chianti, Toscana
Ma potreste essere anche interessati agli sport sciistici e ai paesaggi montani. In questi casi suggerirei le Alpi...
Per quanto riguarda il cibo... uhm... Penso che dovunque si vada si possa trovare degli eccellenti McDonald's.
Ahaha... ehm... scherzavo!

Perciò, visto che non riesco ad essere oggettivo, proverò a rispondere secondo i miei gusti.

Come primo suggerimento direi che, potendo scegliere, non è una idea bellissima viaggiare in agosto. Un problema è che può fare davvero molto caldo. Specialmente nel sud, il termometro può facilmente raggiungere i 40 gradi Celsius (104 Fahrenheit). Sono stato a Palermo con 50°C (112°F) ed è stato terribile. Questo problema è ovviamente meno sentito nel nord e in montagna, dove le temperature sono molto più sopportabili.

Serra San Quirico, Marche
da www.comune.serrasanquirico.an.it
Oltre al caldo, comunque, il problema di Agosto è che gli Italiani hanno la cattiva abitudine di prendersi le vacanze in questo mese tutti assieme. Questo significa che le tipiche mete turistiche sono sovraffollate, mentre quelle non tipiche sono vuote. Personalmente non mi piace la folla, quindi preferisco, almeno in questo mese, le destinazioni insolite (ce ne sono di carine). Inoltre, i luoghi affollati sono anche costosi (per una ovvia legge di domanda e offerta), mentre nelle mete insolite, visto che non c'è molta gente, anche i negozi tendono a chiudere per ferie. Infine, in agosto, visto che grandi mandrie umane si spostano, se si viaggia in macchina si può trovare molto traffico, specialmente sulle arterie tra nord e sud.

Se non c'è altra scelta che agosto, suggerirei il nord, più fresco e meglio servito. Ma il miglior periodo per visitare l'Italia, secondo me, è la primavera, fino alla metà di luglio. Infatti l'inverno lo scarterei perché è freddo e i giorni sono più corti, l'autunno può dare invece bellissimi colori, ma a volte può essere davvero molto piovoso.

Non mi piacciono i programmi serrati che non mi consentano di apprezzare davvero un posto perchè non c'è tempo. Al contrario, penso che l'Italia migliore che si possa apprezzare sia quella che non è visibile in superficie. Conoscere gente, cenare in piccole trattorie informali, acquistare nelle botteghe artigiane, imparare i costumi locali... Impossibile fare in questo modo se si sta solo un paio di giorni.
Il che significa che se si vuole davvero sperimentare la cultura italiana, bisogna rimanerci secoli, perché le culture locali sono così varie che sono davvero diverse regione per regione, o addirittura paese per paese. Quindi, meglio scegliere una o due aree e esplorarle fino in fondo. Giusto per fare un esempio gastronomico, il piatto tipico del Piemonte è la bagna caoda.

Assisi, Umbria
È una specie di grande terrina con una salsa fatta di olio d'oliva, aglio e acciughe, da mangiarsi bollente con verdura cruda.
Nella vicina regione Lombardia, la gente quasi non sa nemmeno cosa sia la bagna caoda. Viceversa, il tipico piatto di questa regione è la casseula, carne di maiale stufata con cavolo. Nessuno la conosce in Piemonte. Inoltre non riusirete a trovare la casseula o la bagna caoda né in Piemonte né in Lombardia se andate ad un ristorante turistico.

Orvieto, Umbria
Si possono trovare questi piatti solo nelle vecchie trattorie rurali, e solo in inverno.

Quindi, programmando di stare... diciamo... un mese in Italia, sceglierei non più di due posti, e affitterei una macchina per visitare i villaggi tipici nei dintorni.

La parte d'Italia che preferisco è il centro. Nel centro, eviterei la Toscana, perché è sempre piena di gente straniera, turisti e residenti, specialmente dal Regno Unito e dagli Stati Uniti. Non ho niente di razzista contro gli inglesi e gli americani, ma di sicuro se si vuole sperimentare l'autentica Italia, la loro presenza invadente è un grosso limite. Ricordo, ad esempio, passeggiando in centro a Greve in Chianti (un paesino nella famosa area del vino), dove uno può pensare che lì c'è la più autentica ed incontaminata cultura italiana, la più diffusa lingua che ho sentito parlare era l'inglese.
Le mie regioni preferite sono infatti l'Umbria, le Marche e l'Abruzzo, considerate meno come meta per quei "colonizzatori". Ecco perché quelle regioni sono meno costose anche se il territorio è molto simile a quello della Toscana (spero che questo non venga considerato un suggerimento per americani e inglesi di colonizzare anche queste terre!).

Vista delle Dolomiti, Trentino Alto Adige
da www.dolomitinetwork.com

Saint Rhemy en Bosses, Valle d'Aosta
da www.regione.vda.it
Preferisco queste regioni per il cibo, per i paesaggi fatti di dolci colline, per i vini (anche se la Toscana è ancora la regione migliore, sotto questo punto di vista) per i piccoli villaggi medioevali, per la cortesia e l'ospitalità delle persone, e in generale per la cultura strettamente radicata nel territorio. Il Parco Enogastronomico della Marca Centrale è un buon esempio di ricerca delle nostre radici nel territorio, attraverso il cibo e la conservazione della nostra cultura

Una delle attività che preferisco è l'escursionismo in montagna. A questo riguardo suggerisco la primavera sulle Alpi. I sentieri sono ben tenuti e più o meno tutti hanno almeno un rifugio sul punto più alto, il che rende la passeggiata più interessante per il cibo e il riposo che può essere apprezzato dopo la faticosa salita.

Vista dal Monte Tesoro, Lombardia
da Rubber Slippers in Italy
Le Dolomiti, in Alto Adige, sono una delle più belle viste che io abbia mai apprezzato nella mia vita, e la varietà dei paesaggi montani in Valle d'Aosta vale qualche giorno di escursionismo. Anche l'area (Lago di Como) dove vivo è apprezzabile per l'escursionismo, e offre anche viste struggenti del lago.


Colosseo, Roma
A parte i miei gusti, penso che la cosa più importante, che manca ovunque nel mondo occidentale e invece abbiamo in Italia, è la Stora, madre della nostra cultura e dei nostri costumi. È un dato di fatto che la maggior parte delle culture europee (e, per estensione anche quelle del sud e nord America) si siano in qualche modo originate in questo Paese, e quindi, ogni turista straniero che viene in Italia può trovare almeno una pietruzza della sua Storia.

Se fossi un turista, quindi, non mi perderei una visita a Roma per i suoi monumenti, gli edifici e le rovine che hanno disegnato tutte le culture occidentali degli ultimi tre millenni, anche se oggigiorno è una città così affollata ed incasinata che può risultare davvero stressante.

Una buona guida per i ristoranti italiani è Osterie d'Italia, Slow Food.
Un buon aiuto per scegliere sentieri di escursionismo in Lombardia è Diska's Photos e PassoLento

(clickare le foto per ingrandirle)