Il Senter de' Todeschi è così chiamato perché è stato tracciato dagli austriaci e dai tedeschi durante la prima guerra mondiale.
Parcheggiata l'auto a Pejo Terme, abbiamo preso gli impianti di risalita per raggiungere il rifugio Doss de' Cembri.
Il primo tratto di questi impianti è al sicuro in cabinovia.
Il secondo tratto invece, da paura per uno come me che soffre di vertigini, in seggiovia. Per quanto non esistano restrizioni nel trasporto di cani, questo tratto è praticabile con il migliore amico, solo se è di dimensioni tali da riuscire a tenerlo stretto in grembo.
Ecco, diciamo che per me è stata una esperienza particolarmente "istruttiva", tra Mr. Bentley un po' agitato sulle ginocchia che comprensibilmente non si sentiva molto sicuro e il salto nel vuoto che, ne ero certo, si sarebbe verificato da un momento all'altro per eventi accidentali.
All'arrivo, incredibilmente incolumi, vicino al rifugio, il benvenuto ce l'ha dato un gregge di capre la cui espressione non particolarmente intelligente è stata presa come un affronto da Mr. Bentley, che ha tentato invano di scacciarle abbaiando.
Si comincia salendo su un'ampia mulattiera per qualche decina di metri, costeggiando il torrente, fino ad un guado, in prossimità di una chiusa. Il sentiero vero e proprio comincia al di là del guado.
Il percorso è pianeggiante, senza particolari difficoltà, ma è molto scenico perché a tratti si vede tutta la val di Pejo dal versante meridionale dei Crozzi Taviela.
Ad un certo punto si attraversa il torrente Taviela su di un ponticello un po' instabile costituito da funi di metallo su cui è sistemata una passerella di assi di legno. L'unico punto in cui bisogna fare un po' attenzione è un tratto che si supera poggiando i piedi su un tronco di legno affrancato ad una roccia inclinata, reggendosi con le mani su una corda metallica sistemata un po' sopra.
Poco dopo quel punto c'e' un bivio con un sentiero che consente di tornare a Pejo Terme a piedi. Noi abbiamo deciso di tornare sui nostri passi, fermandoci poi al ponticello per farci uno spuntino con pane, formaggio e frutta che ci eravamo portati nello zaino.
Il tratto che abbiamo percorso è solo una prima parte del sentiero, che prosegue a lungo, dopo il bivio. L'altitudine varia i 2300 e i 2500 metri e ci abbiamo impiegato circa cinque ore, tra l'andata e il ritorno. Carta Kompass n. 648.
Ecco la traccia GPS dell'escursione.
Il punto A indica il rifugio Doss di Cembri, B è il ponticello sul torrente. Da A a C è il tratto di seggiovia, da C a D quello in cabinovia.
Il punto A indica il rifugio Doss di Cembri, B è il ponticello sul torrente. Da A a C è il tratto di seggiovia, da C a D quello in cabinovia.
8 commenti:
Complimenti per aver accettato di "scire dal bosco" e per aver affrontato persino la seggiovia. Spero che la vista di cui hai goduto ti abbia ricompensato!
Non sono mai stata da quelle parti. I miei genitori invece ci vanno già da un paio di anni e mi dicono che ci sono posti molto belli.
Ben tornato!
:-) non e' che non esco mai dal bosco, e il mio problema con il vuoto sotto i piedi non e' cosi' insuperabile. Semplicemente il bosco mi piace di piu', perche' sa di vita. La desolazione delle rocce invece, pur affascinante, mi mette tristezza.
Ma e' solo una sensazione. Durante l'escursione sul sentiero dei Tedeschi ho visto anche un ermellino saltellare qua e la un po' incuriosito e un po' spaventato da quel branco eterogeneo di umani e canidi (Maddie e Mr. Bentley percepivano - d'olfatto? - la sua presenza ma non riusciano ad individuarlo con la vista).
Peccato che R. non era attrezzata con adeguato teleobiettivo per fotografarlo.
Bellissimo giro... come invidio voi camminatori. Giulia
Ma come? Eri a due passi e non ti sei rivelato?
Sai che ci ho pensato, a venire? Solo che quel giorno eravamo esausti... e poi non c'e' stata piu' occasione.
Questo weekend saremo di nuovo in quell'area. Se riusciamo veniamo a cena da te!
Bello, questo post mi fa venire una voglia di montagna !!!!
L’emozione di raggiungere una vetta è la massima gratificazione possibile per un alpinista il coronamento dei suoi obiettivi lo scopo del suo esistere.
Il limite fisico della cima di una montagna rappresenta il completamento di un progetto fatto di sacrificio, impegno e volontà che mobilitando energie sia fisiche che mentali.
Ad ogni scalata si maturano delle esperienze. Probabilmente i momenti difficili sono quelli più preziosi: si riesce ad imparare qualcosa su se stessi e sul proprio modo di agire ed esistere.
Si vivono i propri limiti caratteriali soprattutto, fisici e tecnici.
Per un alpinista questi momenti di difficoltà e di resa sono il vero terreno di lavoro, come nella vita
Le mie più belle esperienze montane sono nelle Alpi e la zona che mi intriga andare è la zona dell'anterselva
Hasta
marco
www.chefmarco.splinder.com
Non so perchè,ma queste foto mi hanno rammentato con un sorriso la mia gita a Plitvice in Croazia...
sarà perchè quando la Natura incontaminata chiama la mia anima risponde?!
Se ti va, fatti un giro dalle mie parti...
Aicha
Posta un commento